No all’indipendenza, la Nuova Caledonia resta francese

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Chiamato alle urne il 4 ottobre 2020 per un secondo referendum, l’arcipelago conferma di voler rimanere alla madrepatria

Quasi 181.000 elettori dell’arcipelago francese, colonizzato nel 1853, sono stati chiamati alle urne per dire se volevano o meno “che la Nuova Caledonia aderisse alla piena sovranità e diventasse indipendente”. Questo referendum, come il primo, fa parte di un processo di decolonizzazione iniziato nel 1988 con gli Accordi di Matignon, firmati dopo diversi anni di guerra quasi-civile tra i Kanak, il popolo originario, e Caldoches, di origine europea, che è culminato con la presa di ostaggi e l’assalto alla grotta di Ouvéa nel maggio 1988 (25 morti).

Gli accordi, consolidati nel 1998 dall’Accordo di Nouméa, hanno stabilito un riequilibrio economico e geografico a favore dei Kanak e una condivisione del potere politico, anche se le disuguaglianze sociali rimangono significative. La Nuova Caledonia, arcipelago strategico di 270.000 abitanti nel Pacifico del Sud, ha scelto ancora una volta di rimanere francese, nonostante un progresso nel voto per l’indipendenza, in questo secondo referendum sull’autodeterminazione segnato da una mobilitazione senza precedenti. Il voto è stato caratterizzato da un’affluenza alle urne storica dell’85,64%. La consultazione si è svolta senza barriere e maschere, poiché l’arcipelago è libero da Covid-19, grazie a una drastica riduzione dei voli internazionali e alla quarantena obbligatoria per tutti gli arrivi.

Il no all’indipendenza si è ottenuto con il 53,26% dei voti, ma ha perso più di tre punti rispetto al primo referendum del 4 novembre 2018, dove il pro Francia aveva vinto con il 56,7% dei voti. Questi risultati confermano gli indipentisti, e danno loro la speranza di una vittoria in un terzo referendum, che, secondo l’accordo di Noumea, può essere tenuto entro il 2022.

In un discorso solenne dal Palazzo dell’Eliseo, il presidente francese, Emmanuel Macron ha detto di aver accolto il risultato “con un profondo senso di gratitudine” e di umiltà”. «Il futuro è anche la preparazione (…) dell’uscita dall’accordo di Noumea, che avverrà entro il 2022. A lungo termine, le disposizioni transitorie sancite dalla Costituzione dovranno cedere il passo a disposizioni permanenti, se la scelta di rimanere nella Repubblica sarà confermata, o essere ritirate se la Nuova Caledonia sceglierà l’indipendenza», ha  dichiarato il presidente francese, sottolineando che vi sono «due anni davanti a noi per discutere e immaginare il futuro e non solo quello istituzionale».

 

Rossella Vezzosi

Foto © Orange, Afp, Tv5 Monde

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