Brexodus – Chi rimane, chi parte, come cambia Londra dopo l’accordo

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Brexit

Tanti casi concreti di chi già subisce e si prevede che soffrirà per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea

L’accordo per l’uscita dal mercato unico europeo alla vigilia di Natale, con frontiere chiuse per Covid e code di tir alla frontiera, ha scatenato il panico Oltremanica. Che fossero le merci la vittima sacrificale della Brexit? Rischio rientrato, a Londra si continuerà a cenare con prosecco italiano e formaggi francesi e a comprare auto tedesche.

Seppure Sebastiano Amenta di Groumm ha visto respingersi un bancale di agrumi spedito da Siracusa il 31 dicembre. «l’agenzia inglese che si occupa della logistica non aveva le carte pronte, dopo cinque giorni di attesa in magazzino a Milano, mi hanno rispedito tutto in Sicilia. Erano diretti in Scozia, meno male che non sono deperibili. Vorrà dire che mangeranno agrumi mediorientali a gennaio».

Gli effetti della Brexit subito visibili

I settori che vivranno più le trasformazioni, ora che la Brexit è cosa fatta, sono medicina e ricerca, servizi finanziari e legali. Già se ne vedono gli effetti: il primo ministro Boris Johnson ha potuto celebrare il lancio di ben due vaccini anti Covid, uno dei quali Astrazeneca sviluppato tra Oxford e Pomezia ancora al vaglio delle autorità continentali. Ora l’azzardo suggerito dal Servizio Sanitario Nazionale (NHS) è quello dell’opzione cocktail, miscelarne due diversi, estendendo da 4 a 12 settimane la distanza tra le dosi. Una follia secondo alcuni esperti.

Soprattutto per la finanza

Una deregulation thatcheriana che è da sempre motore dei settori trainanti dell’economia britannica, la finanza della City sopravvissuta al credit crunch, crolla e lascia macerie. C’è chi dopo 18 anni di carriera in una grande banca d’affari europea, all’ipotesi del trasferimento da Londra a Milano si era premunito comprando casa. Invece nel 2019, a sorpresa, il licenziamento, senza buona uscita, e la fatica anche psicologica di cercare lavoro con due figli piccoli in casa. Dopo mesi, un impiego in piccola società di intermediazione immobiliare ma, nulla sarà come prima, non hanno ancora ricevuto l’autorizzazione Consob per comprare obbligazioni italiane. C’è un codice di condotta, un operatore a Londra deve essere riconosciuto e regolarizzato. Ci vorranno almeno 3 mesi, di mancati investimenti e guadagni. L’ipotesi rientro in Italia per il momento è in standby.

Migliaia sono i bankers rientrati nei Paesi di provenienza incoraggiati dalle grandi banche. Goldman Sachs ha fatto girare tra i suoi clienti un documento riservato sui costi di Brexit. Per il momento non sposta nulla. Un po’ di personale lo ha inviato negli uffici europei. Ha duplicato le funzioni, ad esempio il trading ora si fa anche da Parigi.

Ma anche per gli avvocati e i funzionari europei

La prima conseguenza della Brexit nel mondo della professione forense si è avvertita in Irlanda. Un flusso lento ma inesorabile di avvocati si è trasferito, passando dai 50 pre-Brexit ai 1.817 nel 2019. Spesso non si trattava di un trasferimento dell’attività ma di una semplice registrazione all’albo degli avvocati irlandesi al fine di poter operare nell’Unione. BrexitMa il 12 novembre la Law Society of Ireland, l’albo degli avvocati, ha imposto la presenza fisica in Irlanda per ottenere il certificato di pratica legale. Mandando a monte i piani di 4.000 avvocati inglesi che ora non potranno lavorare con le aziende europee.

Una corsa disperata simile a quella dei funzionari britannici nel farsi riconoscere un passaporto francese o belga per poter lavorare nelle istituzioni comunitarie. Pochi e vaghi gli accordi sulla sicurezza con Europol.

Altri imprevisti…soprattutto per i fautori del Leave

Per Giovanna Fiorentino, romana, avvocato penalista a Londra da 22 anni al danno economico si aggiunge la beffa per il sistema giudiziario britannico: “Si è vero, avrò meno lavoro, ma non è questo mi preoccupa. Quanto la certezza del diritto, cardine di questo Paese. Quando una procura emetteva il mandato di arresto europeo, qualsiasi operatore delle forze dell’ordine qui poteva veficare a terminale, anche dalle pattuglie, generalità degli europei nel database Interpol, e intercettare ricercati e pregiudicati. Si finiva nelle maglie della legge anche per una multa per eccesso di velocità e partivano le procedure per il rimpatrio. Con la fine del Mutual Cooperation non accade più, i processi saranno più lunghi, senza la Corte Internazionale di Giustizia di Lussemburgo anche più complicati.

Chi ci guadagna? Un mio cliente rumeno, ex tossico, fermato a Londra per una rapina commessa nel suo Paese nel 2018 è stato rilasciato per vizio legale. Non ci sarà alcuno modo di rintracciarlo ora e rimpatriarlo, proprio l’opposto di quello che volevano i ferventi sostenitori della Brexit, liberarsi degli europei indesiderati. Tanti ricercati avranno tutto l’interesse a rimanere qui invece che tornare in patria».

Il caso che avevamo già trattato

Se i professionisti avranno vita dura, è per i giovani che diventa impossibile quell’esperienza formativa a Londra che è stato un rito di passaggio per tanti. Igor Iacopini, una laurea in economia nel cassetto, dieci anni fa ha aperto Rossodisera, una trattoria marchigiana nella zona dei teatri di Covent Garden: «Reclutavo nelle scuole alberghiere marchigiane, ci tenevo che i nostril prodotti doc venissero cucinati e serviti dai ragazzi che li conoscevano. Arrivavano nella cosmopoli entusiasti anche se lo stipendio di partenza era basso, circa 15mila sterline, ora mi impongono un salario minimo di 25.600 euro, una buona conoscenza dell’inglese, riconosciuta da un esame (B1) e il pagamento di un visto da 610 sterline, oltre al contributo (£624) per il servizio sanitario. Il costo del lavoro raddoppia, dovrò rivedere i prezzi, chi ci perde è la mia clientela abituale, tanti europei ma anche inglesi che adorano la nostra cucina».

La moglie è manager in un dei club più prestigiosi di Londra, membership annuali garantite, ma totale mancanza di eventi, sono già partiti i primi licenziamenti. non era mai accaduto nei 130 anni di storia. Igor sta considerando di tornare: «Quest’estate, approfittando del lockdown londinese, abbiamo aperto un agriturismo a Ponzano di Fermo. Se Londra non torna quella che era, abbiamo un piano B, il Covid ci ha fatto perdere l’80% del fatturato quest’anno, i costi sono ingestibili».

Incognità nelle università del Regno Unito

È nel mondo dell’università la vera incognita. Gli studenti italiani che frequentano le università britanniche sono attualmente 14mila, un decimo del totale degli studenti europei. Un corso universitario di tre anni arriverà a costare 100mila escluso vitto e alloggio. Da settembre 2021 si perdono i vantaggi che hanno gli studenti inglesi (in Scozia non si applicano), di poter pagare le tasse con un prestito d’onore. Gli universitari continentali saranno in competizione con studenti, soprattutto asiatici, che ambiscono all’ammissione a Oxford, Cambridge e nelle università londinesi più prestigiose.

BrexitAndrea Biondi, professore di diritto europeo al King’s College di Londra, sente un clima di chiusura culturale: «il mio corso è obbligatorio per tutti gli studenti di legge, delle 300 matricole almeno il 40% erano europei, scesi drasticamente negli ultimi anni». È la preparazione universitaria che lo preoccupa: «potrebbe scemare l’attenzione per il diritto comunitario, sempre meno dottorandi scelgono questa materia e il Regno Unito perde i fondi europei, vedo una ricaduta nella ricerca oltre che nella qualità degli studenti. Nel 2013 il Labour mi candidò al Parlamento europeo. C’era un’altra idea di Europa che è stata spazzatava via dal populismo. A pagare saranno soprattutto le università periferiche, a chi interesserà andare a studiare a Nottingham?».

L’uscita dal programma Erasmus

La Gran Bretagna esce dal programma di scambio Erasmus, gli studenti europei non potranno più optare per un periodo di studio o uno stage nel Regno Unito. Benedetta Del Regno si era innamorata di Londra quando studentessa diciasettenne del liceo classico di Salerno ha goduto di tre settimane di full immersion con il Progetto PON, giornalismo e media, lezioni e visite, anche la celebre sede storica della BBC. Durante il corso di laurea a Roma, l’Erasmus ha preferito farlo in Olanda ma, non appena laureata, si è gettata alla ricerca di un esperienza lavorativa per tornare a Londra. La Luiss da ottobre ha ritirato tutte le opportunità del programma Erasmus + nel Regno Unito, ora andrà a Bruxelles a fare pratica legale.

Il supporto strisciante che cresceva

Gaia Servadio, giornalista e scrittrice, acuta conoscitrice dell’Inghilterra profonda racconta: «già prima del referendum, dalla mia casa di campagna nell’Oxfordshire avevo notato il supporto strisciante per Brexit, dal contadino all’aristocratico, ne parlai pure al presidente Napolitano in visita». Cita Isaiah Berlin, «sono un popolo privo di immaginazione, non hanno compreso cosa sta succedendo nel mondo, hanno reagito alla globalizzazione con la reazione, senza interpretare il futuro. Non voglio essere una Sibilla, ma temo una crisi economica seguita da disordini sociali se non si invertirà la rotta».

 

Marco Colombo

Foto © The Conversation, Daily express, Law society, Youtvrs, Ukaelblog, Wikipedia

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