Allerta per la gestione dei fondi europei per la ripresa e occhio puntato all’emergenza Coronavirus
Corruzione, Italia al 52esimo posto nella classifica di Transparency International. Un dato che lascia dell’amaro in bocca quello pubblicato dall’Organizzazione che vede il Belpaese, per la prima volta dopo circa sette anni di trend positivo (2012-2019), scendere di un punto la classifica annuale. Un rallentamento del trend positivo dunque che, comunque, ci posiziona al 20esimo posto tra i 27 Paesi membri dell’Unione europea.
L’Organizzazione e funzionamento
Fondata nel 1993 dal direttore di una sezione della Banca Mondiale con lo scopo di analizzare attraverso determinati dati il livello di corruzione di 180 Paesi.
I parametri utilizzati sono: adeguatezza normativa, corruzione governativa e mazzette, strumenti di analisi e sondaggi provenienti dagli ambienti imprenditoriali. Alla fine viene attribuito un punteggio da una scala da 100 a 0: dove 0 indica un alto livello di corruzione.
Italia, passi avanti
In una nota, la sezione italiana dell’Organizzazione fa sapere che per «quanto concerne la lotta alla corruzione, l’Italia ha compiuto dei notevoli e significativi passi avanti, introducendo il diritto di accesso agli atti rendendo di fatto la Pubblica amministrazione più trasparente, ha reso trasparenti i finanziamenti alla politica e inasprito alcune pene previste per alcuni reati»
Non bisogna dimenticarsi, però, che l’emergenza Coronavirus potrebbe porre i Paesi davanti a degli ostacoli o comunque arrecare danni ai progressi conseguiti nel caso in cui venisse a mancare l’attenzione verso il fenomeno della corruzione, venendo meno ai presidi di trasparenza.
Rimane alta la preoccupazione per la gestione dei Fondi stanziati dall’Europa per la ripresa economica.
#Datibenecomune
Nervo scoperto quello della trasparenza in tempi di pandemia, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei dati sanitari. Per questo, con questo hashtag #datibenecomune, la comunità di attivisti e giornalisti ha lanciato una campagna sostenuta da un gran numero di organizzazioni e sostenitori.
«I cittadini chiedono delle risposte mirate, che vadano oltre il semplice lockdown. Elaborarle richiede dati pubblici, disaggregati, continuamente aggiornati, ben documentati e facilmente accessibili a ricercatori, decisori, media e cittadini. Il nuovo sistema di classificazione del territorio nazionale in tre aree di rischio rappresenta, un’opportunità, in quanto comporta un sofisticato sistema di monitoraggio nazionale e quindi genererà, o almeno dovrebbe, dati di qualità». Questo quanto sostenuto dalla comunità.
Fondazione Einaudi e governo
Un esempio di quanto detto sopra è quello rappresentato dal contrasto tra Fondazione Einaudi e Governo nell’ambito della visione delle relazioni tecniche su cui si baserebbero i Dpcm.
Sembra che anche Wired abbia più volte denunciato dei casi in cui i comuni o i ministeri abbiano taciuto difronte alle richieste dei cittadini. Anche fuori dal contesto attuale.
CPI Europa
Tutto europeo il “podio” CPI di Transparency che vede ai primi posti la Danimarca, seguita da Finlandia e Svezia. Da notare però che il punteggio medio europeo non è altissimo, circa 64/100.
Gianfranco Cannarozzo
Foto© faroonline.it, transparency.it, lexdigital.it