Ciò che va compreso di questi uomini e donne, oramai alla canna del gas, è che devono essere tirati fuori dalle posizioni statiche nelle quali sono stati posti
Necessita una nuova fase di confronto tra la politica e quei settori del commercio e del turismo per superare le linee di crisi che stiamo vivendo. Queste rappresentano delle categorie non subalterne ad un corretto processo evolutivo del nostro Paese, rappresentano una grande forza imprenditoriale e popolare. Hanno capacità da vendere, volontà e valori essenziali per il nostro tessuto sociale e civile che devono essere tenute nella dovuta considerazione, rese partecipative in questo particolare momento. Un comparto sottovalutato, tenuto troppo ai margini dagli impegni sia di alcuni partiti che di Governo. Quasi ad essere, erroneamente, considerati una componente secondaria dello sviluppo economico dell’Italia.
Serve una politica attenta ai cambiamenti sociali
Qualsiasi iniziativa politica di rilancio, per uno sviluppo realistico complessivo, non può non tener conto di questo comparto lavorativo. A livello politico sembra non esserci stato, almeno per il passato, un chiaro programma per questa massa di piccoli imprenditori abbandonati a sé stessi. Arrivati ad un punto di non ritorno, come quello a cui stiamo assistendo, quali spettatori inermi. Serve una politica credibile, condotta alla sostanza dei problemi e non ferma alla loro superficie, rivolta ai cambiamenti sociali in atto.
Questa pandemia ha creato delle vere e proprie diseguaglianze sociali, per tale motivo occorre una politica capace di trovare soluzioni, senza scaricare questi nuovi squilibri su posizioni già di per sé squilibrate.
Interventi costruttivi, no elemosine
L’azione politica deve inesorabilmente tendere all’annullamento delle attuali tensioni che si sono venute a creare e delle stesse condizioni di inferiorità che ne sono scaturite per queste categorie. Per il passato nulla di più errato è stato compiuto nell’enunciazione di facili promesse poi divenute, soprattutto in questi giorni, seri problemi. Essi richiederanno fatica, impegno e veri sostegni con incentivi che non abbiano le sembianze, come per il passato, di inutili elemosine da parte di chi è al Governo, ma che abbiano le caratteristiche certe di una strategia di interventi per far sì che le saracinesche e le porte delle varie attività rimangano aperte.
Piccoli e medi imprenditori devono essere risollevati dal fermo
La diretta conseguenza della precedente azione governativa ha di fatto, come dato inconfutabile, portato ad una sorte di “depressione” generalizzata delle varie economie locali. Tutti quei piccoli imprenditori, se posti nelle condizioni di poter operare, rappresenterebbero una cinghia di trasmissione per l’economia. Averlo ignorato finora ha contribuito a compiere un danno, per queste attività e per l’occupazione in sé.
Un danno estremamente grave che deve essere per forza di cose corretto, prima che sia troppo tardi. Ciò che va compreso di questi uomini e donne, piccoli e medi imprenditori sfiancati, oramai alla canna del gas, è che devono essere tirati fuori dalle posizioni statiche nelle quali sono stati posti. Senza voler cadere nell’esagerazione, in passato per troppo tempo, alla stessa stregua della polvere, il problema è stato posto sotto il tappeto.
No al mero assistenzialismo, si ad iniziative di sostegno per la produttività
Oggi la politica tutta è chiamata a risolverlo, ma vi deve essere una seria volontà, tangibile al settore per essere considerata credibile. Bisogna dare non un segno, ma operare concretamente con delle azioni di coraggio e decisione sulle categorie dei piccoli imprenditori o delle partite Iva, che rappresentano una platea molto ampia, articolando un sistema adeguato non di carità, ma di sovvenzioni confacenti per consentire una ripartenza delle loro attività, permettendogli di ritornare sul mercato. Passare da quella che è stata un’impostazione assistenzialistica a una strategia per una nuova produttività dei vari settori.
La politica ha il dovere di evitare traumi sociali
Attività come queste, che ripartono, significa una sola cosa, occupazione. Nel percorrere questo cammino bisogna fare attenzione, è una strada che una volta intrapresa non la si può abbandonare. Semmai percorrerla fino al termine, approntando quei strumenti idonei per evitare dei traumi sociali come quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi.
Il momento culminante per un concreto avvio di una politica che vada in questa direzione si avrà solo quando ciascuno di questi piccoli imprenditori sentirà che le forze politiche sono finalmente, nei fatti, al loro fianco. Per sconfiggere, insieme, la paura di questa maledetta pandemia del Covid-19, del pregiudizio e dell’ignoranza verso questi lavoratori.
Alessandro Cicero
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