AUKUS, l’accordo tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti

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L’intesa per la stabilità nel Pacifico, dalla significativa portata geopolitica, provoca diverse reazioni dalla Cina, Francia e Unione europea

Da metà settembre, Australia, Regno Unito e Stati Uniti hanno sottoscritto un accordo trilaterale denominato AUKUS (dalle sigle dei tre Paesi firmatari). L’intesa, sancita da una conferenza stampa congiunta dei tre leader nazionali, mira a rafforzare il sistema di difesa comune nelle acque del Pacifico.

Condivisione di valori e tecnologie

L’alleanza, spiega il Governo britannico dal proprio sito ufficiale, rinforza gli obiettivi di garanzia della sicurezza dei cittadini attraverso la condivisione delle tecnologie a disposizione. AUKUS avrà dunque lo scopo di favorire l’integrazione delle più avanzate tecniche di difesa, delle basi industriali e delle filiere di distribuzione.

«Regno Unito, Australia e Stati Uniti sono alleati naturali», ha affermato il premier britannico Boris Johnson. «Possiamo essere separati geograficamente, ma i nostri valori e interessi sono condivisi».

Expertise britannica

AUKUSIn senso pratico, la prima iniziativa targata AUKUS riguarda la collaborazione per rafforzare la marina australiana con sottomarini a propulsione nucleare. Il fine è quello di promuovere la stabilità nell’area dell’IndoPacifico, al centro dell’attenzione di molte potenze. Sono già oltre sessant’anni che il Regno Unito realizza sottomarini nucleari, in seguito all’accordo metterà la propria expertise al servizio degli alleati aussie.

Le forniture verso l’Australia, che non ha una propria industria in materia, costituiranno un volume di affari stimato in circa 56 miliardi di euro. E non è detto che le cifre non vadano a crescere nel tempo.

Patto anti-Cina?

Pesanti critiche arrivano dalla Cina, che parla di una «Guerra Fredda fuori tempo massimo», contraria ai principi internazionali di non proliferazione. È probabile che la presenza AUKUS nel Pacifico punti a fungere da deterrente in particolare contro la flotta cinese, la più imponente nella zona.

Non a caso Taiwan e Giappone, al centro di varie dispute con la Cina nel mar Cinese Meridionale, valutano positivamente l’ingresso britannico nella Regione. «È estremamente importante per il Giappone lavorare a stretto contatto con questi tre Paesi», aggiunge il ministro nipponico per le Riforme Taro Kono.

Ma non è da escludere anche un avvertimento nei confronti della Russia, altro Paese che investe molto nella tecnologia militare.

Reazioni europee e futuro della NATO

L’AUKUS sembra dunque essere un accordo di impatto sulle relazioni internazionali. Per questo dall’Unione europea arriva una reazione sorpresa, attraverso il portavoce del Servizio per l’azione esterna Peter Stano. «L’Ue non era stata informata, siamo in contatto con i partner per saperne di più», la dichiarazione di Stano.

Da Bruxelles si teme che il ridisegnarsi delle alleanze possa svuotare ulteriormente di contenuto la NATO. Non è da poco tempo, almeno dall’amministrazione Trump, che gli Stati Uniti si stanno dimostrando sempre più disinteressati nei confronti del Patto Atlantico.

È vero che le due coalizioni non sono comparabili, ma la sensazione è che, dalla Brexit, gli Usa guardino più al Regno Unito che all’Ue.

La Francia

Particolarmente piccata, in seno all’Ue, è la risposta della Francia. Il Paese transalpino ha infatti visto sfumare 36 miliardi di commissioni dall’Australia per la fornitura di 12 sottomarini nucleari. Parigi ha stigmatizzato il comportamento di Stati Uniti e della stessa Australia, definendolo «una pugnalata alle spalle».

Freddo invece l’atteggiamento verso il Regno Unito: il ministro degli Esteri JeanYves Le Drian ha definito i britannici «ultima ruota del carro» AUKUS. Dalla parte opposta, Johnson riduce la portata degli attriti, rinnovando l’amicizia e «l’immensa importanza» dei rapporti fra i due Paesi. Il momento storico non è però oggettivamente dei migliori, se si considerano anche le dispute sulle licenze di pesca e sulle forniture di energia.

Global Britain

AUKUSGià dagli esiti del referendum sulla Brexit del 2016 si è iniziato a definire l’ambizioso disegno di una “Global Britain”. La concezione dei brexiteer è quella di un Regno Unito sempre più in grado di giocare un ruolo centrale nelle relazioni internazionali. E AUKUS sembra muoversi concretamente in questa direzione.

Nei piani di Londra, AUKUS farà da stimolo per l’industria, la ricerca e la strategia. L’approccio chiamato Integrated Operating Concept (IOpC) punta ad inserire il Regno Unito in un ambiente caratterizzato da una costante competizione e relazioni geopolitiche complesse. L’IOpC individua due fasi chiave, coinvolgimento degli alleati e confronto con i rivali.

Incognite future

Ecco perché, per convincere gli alleati della validità della propria visione, Londra dovrà necessariamente rafforzare la propria presenza nell’area indopacifica.

Ovviamente è ancora presto per capire quale sarà la reale portata di AUKUS, se i piani britannici sono oggettivi e realistici oppure enfatizzati. Serviranno insomma maggiori riscontri per dimostrare come il patto non sia solo un esercizio stilistico di diplomazia.

 

Raisa  Ambros

Foto © Breaking Defense, Foreign Policy, gov.uk, ft.com

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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