Da circa dieci anni, il rapporto tra la folta comunità all’estero e il Governo ha portato a numerose iniziative di sviluppo economico e rafforzamento identitario. L’intervista a Nadejda Zubco
Con il termine Diaspora, adottato ufficialmente dal Governo moldavo nel 2016, si intendono «cittadini della Repubblica di Moldova, temporaneamente o permanentemente residenti fuori dal Paese. Persone originarie dalla Repubblica di Moldova e discendenti, così come le comunità da loro formate».
Si tratta di oltre un milione di persone, di cui quasi la metà nell’Unione europea (46,8%). Le principali mete, secondo il rapporto Diaspora for Development, sono Russia (circa 294mila); Italia (poco meno di 190mila); Romania (177mila); Ucraina (oltre 150mila); Stati Uniti (meno di 50mila). Inoltre, il flusso delle rimesse annuali si avvicina ai 2 milioni di dollari, pari al 15,6% del Pil nazionale.
Premesse per l’istituzionalizzazione dei rapporti
Circa dieci anni fa, le comunità della Diaspora hanno avanzato al Governo moldavo la richiesta di un ponte che rinsaldasse i rapporti col Paese d’origine. «Questo approccio è stato proposto in uno dei Congressi della Diaspora», ricorda Nadejda Zubco, direttrice dell’ufficio per le relazioni con la Diaspora (BRD).
Dal confronto con le esperienze vissute dalle diaspore di altri Paesi, si è arrivati alla concezione di certi tipi di meccanismi relazionali. «Si è discusso della creazione di un ente governativo specifico», racconta la Zubco, così a fine 2012 è stato istituito l’Ufficio che ora lei presiede.
Inquadramento legislativo
Nel 2016, dalle consultazioni tra Governo e comunità all’estero, è lanciata la Strategia nazionale per la Diaspora. Contestualmente, si è cercato di rafforzarne gli effetti con un Piano d’Azione, con quattro obiettivi primari:
- sviluppare una cornice legislativa
- assicurare diritti e costruire un rapporto di fiducia
- riconoscere, inquadrare e mobilitare il capitale umano della Diaspora
- coinvolgere la Diaspora per lo sviluppo di un’economia sostenibile
Evoluzione delle relazioni
Nel corso degli anni, il programma governativo ha puntato a rafforzare le relazioni con le varie comunità, a livello centrale e locale. Sono stati messi a punto meccanismi per facilitare gli investimenti dall’estero, riconoscendo diplomi e certificati e agevolando l’accesso ai servizi online.
Oltre all’aspetto economico, però, si guarda a quello identitario. Sono aumentate le iniziative culturali, tradizionali, di promozione dell’immagine moldava, anche per recuperare (e rafforzare) le radici delle nuove generazioni.
Il lavoro del BRD
Il BRD si è subito «concentrato su un approccio integrato per politiche inclusive su migrazioni e Diaspora, oltre che sulla formazione del personale ministeriale». Nel 2017 il sistema è esteso anche a livello locale e dal 2019, grazie a sovvenzioni e finanziamenti, c’è un’importante crescita.
Programmi economici
Sono vari i programmi economici che puntano allo sviluppo grazie alla collaborazione con le comunità all’estero, integrando i differenti know how.
DAR 1+3 mobilita la cooperazione tra Diaspora, Governo e autorità locali, donatori e partner privati, per lo sviluppo in tema di ambiente, infrastrutture, energia, cultura.
Diaspora Engagement Hub (DEH), è un programma di sovvenzioni operativo in cinque macroaree: società civile, giustizia, economia, società, sviluppo agricolo e ambientale. «Mira a trasferire le conoscenze dalla Diaspora alla Moldova», servendosi di sottoprogrammi come Innovative Diaspora, Diaspora Returns e Diaspora Youth Grants.
PARE 1+1, infine, è il programma nazionale per attirare le rimesse nel circuito economico interno.
Cultura e identità
DOR, Ritorno alle Origini della Diaspora, è invece il programma governativo finalizzato al rafforzamento dell’identità. «Si organizzano viaggi per i ragazzi di 12 – 17 anni, che così conosceranno coetanei, tradizioni, pagine della Storia e del patrimonio culturale moldavo».
«Rimane uno dei migliori per impatto sociale», commenta Nadejda Zubco, «ma penso siano tutti interessanti, a seconda del tema e della modalità di attuazione». In particolare, «i programmi economici hanno l’obiettivo di essere realizzati qui, nel nostro Paese. Gli eventi culturali, invece, sono principalmente destinati oltre confine».
Giornate della Diaspora
Annualmente si tengono le Giornate della Diaspora, per «creare una piattaforma di dialogo con il Governo». Dal 2017 «sono particolare incentrate su eventi culturali». Il Congresso è invece biennale, al termine del quale si presenta una risoluzione vincolante inoltrata al Governo centrale.
Meccanismi di collaborazione
«Tutte le informazioni sono pubblicate sul nostro sito e sui social, la newsletter aggiorna sulle attività del Governo, dell’Ufficio di presidenza e delle associazioni». Da pochi mesi, il BRD ha firmato un accordo con l’Università Nicolae Testemitanu di Medicina. Su questa base è stata creata la rete DiaMed.Md, una piattaforma aperta a tutti i moldavi all’estero impegnati nella ricerca, didattica, attività clinica.
Un’altra nuova modalità di partecipazione è la piattaforma governativa eMoldovaTa, «luogo di incontro e comunicazione aperto a cittadinanza, associazionismo e imprenditoria».
Impatto della pandemia
«La pandemia ha mobilitato la Diaspora», afferma Nadejda Zubco. «I nostri connazionali hanno iniziato a essere più attivi, a impegnarsi a livello nazionale». Al tempo stesso però c’è stato un serio impatto economico, con la perdita di molti posti di lavoro. «Ciò ha spinto alcuni membri della Diaspora a tornare a casa, individuando delle possibilità di reinserimento».
Lo Stato, seguendo gli studi dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ha offerto alcune soluzioni per il sostegno economico. Si tratta di AIPA (Agenzia per l’Intervento e i Pagamenti per l’Agricoltura) e ODIMM, Organizzazione per lo Sviluppo di Piccole e Medie Imprese.
«Le analisi più approfondite avvengono a fine anno, per valutare i risultati allo stato attuale possiamo fare riferimento con soddisfazione alle risorse messe in campo».
Raisa Ambros
Foto © BRD