La riduzione della spesa e i rincari dell’energia, potrebbero avere ripercussioni sugli acquisti di Natale
Una fiammata inflazionistica in questi ultimi mesi dell’anno, sta riducendo in maniera significativa i consumi delle famiglie. È quanto riporta una attenta analisi dell’Ufficio studi di Confcommercio – Imprese per l’Italia. Nella fondata ipotesi di un aumento medio dei prezzi del 3%, vi sarebbe un rallentamento sugli acquisti di Natale. E, secondo le stime, si perderebbero circa 2,7 miliardi di euro, ma si potrebbe arrivare fino a 5,3 miliardi nell’ipotesi di un’inflazione al 4%.
Riduzione del potere d’acquisto
Per le famiglie ciò si traduce, in tre quarti di casi, in un’immediata riduzione del potere d’acquisto del reddito disponibile. Il resto seguirebbe con l’erosione della ricchezza detenuta in forma liquida. Su questa riduzione dei consumi pesa anche l’aumento delle spese obbligate, conseguenti il rincaro dei prezzi dell’energia che si sta trasferendo sulle bollette di gas e luce.
C’è da considerare che questa inflazione, che le famiglie non si attendevano, riduce il potere di acquisto dei redditi e degli asset detenuti. Le perdite per un’inflazione dal 2 al 3% o nella peggiore delle ipotesi dal 2 al 4%, vanno lette come un effetto di reddito reale negativo. A cui si aggiunge anche la perdita di potere d’acquisto della ricchezza finanziaria liquida, che ogni famiglia detiene.
La ricchezza liquida cresciuta durante il lockdown
Tra il 2019 e il 2021, la mancanza di opportunità di acquisto, nonché la limitazione della mobilità per milioni di persone, hanno accresciuto la liquidità in casa. A ciò si aggiunge che molti hanno fatto “scorte monetarie” a scopo precauzionale.
L’incremento dei prezzi e gli acquisti di Natale
Secondo l’Ufficio studi di Confcommercio, è piuttosto probabile un superamento del 3% tendenziale dei prezzi nel quarto trimestre 2021. La qual cosa potrebbe determinare la riduzione per gli acquisti natalizi, periodo estremamente importante per tutti i commercianti. L’Ufficio Studi ipotizza anche una crescita nella quota di spesa destinata alle spese obbligate, a motivo dell’incremento dei prezzi dell’energia, che già si sta riflettendo sulle bollette. Ciò nonostante, i sostegni stanziati dal Governo per neutralizzare, in parte, gli effetti di tali aumenti sui bilanci delle famiglie, specialmente quelle più fragili sotto il profilo dei redditi da lavoro.
Le prospettive per l’anno 2022
Le conseguenze più rilevanti per l’anno 2022, in termini di crescita economica, potrebbero essere negativamente influenzate da una minore domanda reale di consumo da parte delle famiglie.
Il commento del presidente Sangalli
«Inflazione e aumento delle spese obbligate potrebbero ridurre i consumi nei prossimi mesi, con il rischio di allentare la crescita del Paese. Occorre, dunque, utilizzare, presto e bene, le risorse del Pnrr e iniziare a ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese, a partire dal costo del lavoro. Solo così si possono rilanciare investimenti e consumi». Questo il commento del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli riguardo le stime degli effetti dell’inflazione nell’ultimo trimestre di questo anno elaborate dall’Ufficio Studi.
Giancarlo Cocco
Foto © Investireoggi, Confcommercio