L’intervista alla direttrice della sede romana Caterina Antonaci
Dopo alcuni rinvii causati dalla pandemia finalmente si è potuta inaugurare la nuova sede della galleria Richard Saltoun, seconda dopo quella di Londra, a Roma negli spazi di via Margutta. Famosa in tutto il Mondo per essere stata la residenza di molti artisti e personaggi noti.
La galleria
La Richard Saltoun Gallery nasce a Londra nel 2012 dall’idea del suo omonimo fondatore nel Mayfair.
Sin dalla sua fondazione si è sempre distinta per il sostegno agli artisti sottorappresentati, soprattutto al femminile come Renate Bertlmann che ha rappresentato l’Austria alla Biennale di Venezia nel 2019.
Non mancano anche lavori di artisti maschili come Ulay, famoso per aver collaborato, tra gli altri, con Polaroids e con Marina Abramovic.
Fin dalla sua fondazione ha sempre avuto un legame molto forte con l’Italia. Dalla partecipazione a numerose fiere nel Belpaese alla collaborazione con artisti italiani come Silvia Giambrone e Estates.
Per questo la seconda sede non poteva che trovarsi qui, la scelta della Capitale è deputata al suo fascino, ricca di storia e di cultura.
Bertina Lopes
Per questa occasione la prima mostra è dedicata alla pittrice Bertina Lopes. Nata a Maputo, Mozambico, nel 1924 da padre portoghese e madre mozambicana, da giovane si trasferisce a Lisbona per continuare gli studi in campo artistico ed entra in contatto con l’arte d’avanguardia e modernista che avranno una forte influenza sulla sua produzione artistica.
Dopo una parentesi mozambicana connotata da un forte senso di nazionalismo culturale si trasferisce a Roma nel 1964.
Qui da una nuova chiave interpretativa dei soggetti delle favole africane dei suoi dipinti. Diventati simbolo della nostalgia per il Paese natale e desiderio di indipendenza.
Premiata a livello internazionale ha esposto in contesti di prestigio come al FAO Global Headquarters, all’Istituto Italiano di Cultura Jeddah in Arabia Saudita, al Museo Nazionale di Arte moderna di Baghdad, alla Biennale di Venezia e al Museo de Fundacao Clouste Gilbenkian di Lisbona.
Con la sua arte ha sempre cercato di promuovere il suo Paese natale cercando di colmare il divario tra l’arte africana e quella europea. Diventando per questo una delle artiste più note a livello internazionale.
Per il suo impegno politico contro ogni forma di violenza e sopruso la sua arte è diventata il simbolo di critica sociale e attivismo.
L’intervista
Eurocomunicazione ha intervistato la direttrice della sede romana Caterina Antonaci la quale ci ha raccontato che la mostra è dedicata a Bertina Lopes in occasione dell’anniversario della scomparsa dell’artista, un modo per rendere omaggio ai settant’anni di carriera, presentando al pubblico una delle più grandi selezioni di dipinti e sculture.
Nelle sue opere traspare il suo attivismo come forma di denuncia delle contraddizioni della società contemporanea. Pennellate, segni, i colori, tutti indicano la forza espressiva e il carattere della Lopes.
L’idea alla base è quella di far conoscere le opere della Lopez che, nonostante abbia avuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale, come la 65esima edizione della Biennale di Venezia curata da Okwui Enwezor che l’ha fortemente voluta in rappresentanza del Mozambico, non è riconosciuta come meriterebbe.
Fondamentale per la realizzazione di questa mostra è stata la collaborazione dell’Archivio Bertina Lopes con la Galleria.
La sede romana promette di mantenere lo spirito e la filosofia della sede londinese, focalizzandosi su temi e movimenti come l’arte concettuale e performativa a partire dagli anni 60 e il femminismo. dando risalto a artisti poco riconosciuti, un luogo di sperimentazione.
Gianfranco Cannarozzo
Foto © Sole24Ore, Eurocomunicazione
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