“Lorenzo Lotto. Incontri Immaginati”: un percorso di bellezza

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Con Lorenzo Lotto, uomo moderno e inquieto, si chiudono a Brescia le iniziative culturali della Pinacoteca Tosio Martinengo nell’anno della Capitale della Cultura

 

Con “Lorenzo Lotto. Incontri immaginati” chiude in bellezza a Brescia un anno denso di proposte che ha visto la Pinacoteca Tosio Martinengo in prima fila nell’anno di Bergamo Brescia Capitali italiane della Cultura 2023. Non è la solita mostra temporanea, in cui si trovano i quadri di un artista importante esposti in uno spazio riservato della Pinacoteca. Stavolta la curatrice del museo bresciano Roberta D’Adda, insieme a Nicola Turati, hanno immaginato un percorso che si innesta del cuore stesso della Pinacoteca. E dialoga con i quadri già presenti, raccontandoci una storia nuova.

Moretto_PaladelleGrazieCome ha dichiarato il direttore della Fondazione Brescia Musei Stefano Karadjov «abbiamo invitato un ospite speciale in Pinacoteca, Lorenzo Lotto». Il grande artista veneziano, nato nel 1480 e scomparso nel 1557, nel dicembre 1528 scrive una lettera al pittore Alessandro Bonvicino detto Moretto (nella foto, la Pala delle Grazie, 1530-1535, di Moretto, Pinacoteca Tosio Martinengo), più giovane di lui, chiedendogli di collaborare alla stesura di alcuni disegni per le tarsie del coro di Santa Maria Maggiore a Bergamo, al quale stava lavorando. Questo ritrovamento è stato un’illuminazione per i curatori della mostra. Oltre a Moretto, è possibile che anche Romanino e Savoldo, altri artisti del Rinascimento bresciano, fossero in contatto con Lotto?

O che quanto meno conoscessero la sua opera? Non è facile dare una risposta certa in assenza di documenti. Ma Brescia, Bergamo e Venezia appartenevano all’epoca allo stesso stato: la Serenissima. E non è così improbabile che ipotizzare gli artisti che lavoravano nella stessa area si conoscessero. Con “Lorenzo Lotto. Incontri immaginati” si affida la risposta a questo interrogativo direttamente alle opere d’arte.

lorenzo lottoOvviamente a Brescia, terra d’origine di Moretto, Romanino e Savoldo, non mancano le loro opere presso la Pinacoteca Tosio Martinengo. E c’è anche una splendida Adorazione dei pastori, 1530, di Lotto, appartenente alla collezione del museo bresciano (nella foto a destra). A quest’ultima si aggiungono per questa mostra tre opere provenienti da Jesi, Siena e Loreto. I quattro quadri firmati di Lotto sono strategicamente collocati in mezzo a opere dei tre artisti bresciani, consentendo di evidenziare alcuni elementi comuni.

Questa sorta di muto dialogo, che di solito evidenziano gli storici dell’arte nei loro studi, qui è facile da capire per il visitatore. In un’epoca in cui a Venezia fa da padrone la pittura di Tiziano, Lotto e i tre bresciani sono accomunati da una sensibilità comune, che si traduce in un realismo, in un ruolo fondamentale della luce, in una dimensione molto umana dei personaggi anche se si tratta di pittura religiosa.

Moretto_CenainEmmaus

Un esempio? Nella Adorazione dei pastori di Lotto, il Bambino Gesù compie un gesto  poco sacrale: accarezza il muso della pecorella che gli portano i due pastori, raffigurati con la fisionomia dei committenti del quadro. Come si fa a dirlo? Dalle loro camicie e abiti raffinati.

Moretto_CenainEmmaus«L’evento sacro è calato in una dimensione quotidiana e intima», dice Turati. E il visitatore si sente partecipe, quasi invitato a entrare nella scena che il quadro rappresenta. Vicino all’Adorazione dei pastori di Lorenzo Lotto c’è il quadro Cena in Emmaus, 1527, di Alessandro Bonvicino detto il Moretto (nella foto sopra). Anche qui la figura femminile riccamente abbigliata è probabilmente la committente (nella foto a destra, dettaglio del quadro), e l’atmosfera, seppure con le dovute differenze, mostra delle similarità, per esempio nei gesti e nelle posture molto naturali dei personaggi che affiancano Cristo, ma anche della ragazza.

lorenzo lottoPoiché i quadri di Lorenzo Lotto della mostra sono strategicamente collocati all’interno del percorso di visita della Pinacoteca Tosio Martinengo, la mostra si traduce in un’occasione per scoprirla. C’è tempo fino al 7 aprile prossimo, quando poi le tre opere di Lorenzo Lotto torneranno ai musei d’origine. La pubblicazione che accompagna l’esposizione ci racconta anche la vita di Lotto.

Roberta D’Adda ha definito l’artista veneziano «un uomo moderno, con una vita attraversata da inquietudini». Un uomo morto quasi cieco, in povertà, presso il santuario mariano di Loreto. Un artista che temeva il male e la morte, come si può vedere nel quadro I santi Rocco, Cristoforo e Sebastiano, 1533-35. Qui Lotto appone su un foglio in basso la sua firma (nella foto sopra, il dettaglio), sovrastata da un occhio simbolo divino, ma con la presenza in contemporanea di un serpente che si insinua nella carta. Un gioco di simboli molto affascinante.

brescia_conferenza_stampa_lottoIn occasione della giornata di chiusura della Capitale italiana della Cultura, la mostra “Lorenzo Lotto. Incontri Immaginati” sarà aperta il 19 dicembre dalle 18 alle 22.30, con ingresso gratuito per tutti. Il biglietto d’ingresso è di 10 euro (apertura ore 10-18, dal martedì alla domenica). Nella foto a destra, la conferenza stampa della mostra: da sinistra, Stefano Karadjov, direttore di Fondazione Brescia Musei, la curatrice Roberta D’Adda, la sindaca Laura Castelletti e Francesca Bazoli, presidente Fondazione Brescia Musei.

 

 

Maria Tatsos

Foto © Adicorbetta, Maria Tatsos

Video © Eurocomunicazione

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Maria Tatsos
Giornalista professionista, è laureata in Scienze Politiche e diplomata in Lingua e Cultura Giapponese presso l'IsiAO di Milano. Attualmente lavora come freelance per vari periodici femminili, collabora con il Museo Popoli e Culture del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e con il Centro di Cultura Italia-Asia. Tiene corsi di scrittura autobiografica ed è autrice di alcuni libri, che spaziano dai diritti dei consumatori alle religioni asiatiche. È autrice del romanzo storico "La ragazza del Mar Nero" sulla tragedia dei greci del Ponto (2016) e di "Mai più schiavi" (2018), un saggio su Biram Dah Abeid e sulla schiavitù in Mauritania, entrambi editi da Paoline. Nel tempo libero coltiva fiori e colleziona storie di giardini, giardinieri e cacciatori di piante che racconta nel corso "Giardini e dintorni".

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