“Impronte. Noi e le piante”: in mostra il mondo vegetale

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Dagli erbari alle immagini ad alta tecnologia. Il Palazzo del Governatore a Parma ospita un originale percorso su come è cambiato nei secoli il nostro modo di vedere le piante

 

Impronte. Noi e le piante”: si intitola così la mostra che, fino al 1 aprile prossimo presso il Palazzo del Governatore nel cuore di Parma, racconta il rapporto fra noi umani e le piante. Ideata dal prof. Renato Bruni, direttore scientifico dell’Orto botanico di Parma, è un autentico viaggio nel tempo a partire dalle prime illustrazioni botaniche medievali fino alle più avveniristiche tecnologie attuali, che hanno affiancato la fotografia, per capire che cos’è una pianta e come sono mutati nel corso dei secoli il nostro sguardo e i nostri interessi verso il mondo vegetale. Il filo conduttore è la bellezza: fantastici sono gli erbari antichi, le illustrazioni botaniche, le stampe e assolutamente sorprendenti sono le immagini contemporanee. Non è una mostra solo per studiosi o esperti di botanica. Tutto è spiegato in modo veramente semplice e chiunque può visitarla con la soddisfazione di aver imparato qualcosa di nuovo e curioso.

L’istruzione dei futuri medici

Johannes_de_cuba_hortus_sanitatisIl viaggio incomincia intorno alla fine del Quattrocento, quando i primi illustratori disegnano le piante per istruire i futuri medici: i farmaci venivano infatti ricavati dalle piante curative. Una chicca in mostra è un libro pubblicato a Venezia nel 1511. È l’Hortus Sanitatis. De herbis et plantis di Johannes de Cuba, conservato all’Università di Parma. Vicino a un’illustrazione che raffigura una donna e una pianta un anonimo lettore –  chissà, forse un’aspirante medico – ha disegnato una manina in rosso (si intravede a destra, nella foto), come faremmo noi quando sottolineiamo qualcosa con l’evidenziatore, per non dimenticare.

Conoscere le piante esotiche

Louis-Van-Houtte_achimenes_pictaCol tempo, le illustrazioni si fanno sempre più precise. Con la nuova era delle esplorazioni dopo la scoperta dell’America, nuove piante sconosciute sbarcano in Europa. Gli europei e soprattutto gli inglesi diventano collezionisti appassionati di piante. Le pubblicazioni corredate di  illustrazioni di piante servono a conoscere meglio nuove specie e varietà che hanno un interesse commerciale, oppure che affascinano. Come le orchidee e altri fiori esotici (nella foto a sinistra, un’illustrazione di Kohleria amabilis bogotensis, all’epoca nota come Achimenes picta, proveniente dalla Colombia e dall’Honduras, in un libro del 1853 di Louis van Houtte).

Una sezione sulle donne illustratrici

Maria_Sibylla_Merian

Fra gli illustratori, emergono molti talenti femminili (nella foto, Maria Sybilla Merian (1647-1717), una delle più celebri illustratrici): una sezione della mostra “Impronte. Noi e le piante” è dedicata a loro. Per uno studioso di piante dell’epoca portare con sé un illustratore in una spedizione botanica è fondamentale. Ma chi disegna va essere pagato e istruito sul tipo di illustrazione da ottenere, e il suo lavoro richiede tempo. Per ovviare al problema, si aguzza l’ingegno: nascono così nuove tecniche, per esempio l’impressione a inchiostro in cui la foglia come un timbro lascia la sua impronta sulla carta.

Le prime riproduzioni in serie, in cui le piante vengono anche colorate, diventano oggetti del desiderio per la nascente borghesia. Chi non può comprarsi una costosissima pianta esotica può avere almeno una stampa che la riproduce, da collezionare.

Erbari, xiloteche e modellini in cera

Dettagli_erbario_gardoniLa mostra “Impronte. Noi e le piante” è zeppa di curiosità. Come gli erbari del farmacista parmigiano Luigi Gardoni (1819-1880). O i modellini in cera dei funghi che Maria Luigia d’Austria nel 1817 regalò all’Orto botanico di Parma. E ancora, le xiloteche: scatole in legno contenenti semi, resina, foglie, pigne di un certo albero, utili per istruire a riconoscere le piante chi lavorava nei boschi.

Tutti questi oggetti provengono da archivi e biblioteche di orti botaniche ed è raro vederli esposti. La mostra “Impronte. Noi e le piante” rappresenta un’occasione unica.

Con gli occhi di un insetto

mostra Craig P. Burrows_SarraceniaL’avvento della fotografia e delle nuove tecnologie è affrontato nella seconda parte della mostra “Impronte. Noi e le piante”. Qui tutto è una sorpresa. Un esempio? Con la fotografia a fluorescenza visibile indotta da luce ultravioletta Craig P. Burroughs ci mostra come appare una pianta carnivora, la Sarracenia, agli occhi un insetto (foto a destra) per capire in che modo ne è attratto. È rossa con un bordo blu, il colore sinonimo di cibo. Quando l’insetto si avvicina, scivola all’interno delle foglie e muore. Cercate questa pianta carnivora su internet: è verde con qualche striatura rossa, nessuna traccia di blu. Evidentemente, il nostro sguardo e quello di un insetto sono ben diversi.

Uno sguardo ai raggi X che sembra arte

mostra Antony Van der Ent_NeptuniaAnche i raggi X ci offrono uno sguardo completamente diverso. Antony van der Ent presenta una Neptunia amplicaulis di origine australiana (nella foto), capace di accumulare dal suolo il selenio. I colori ci mostrano la concentrazione di questa sostanza. Divertente anche l’installazione Artificial Botany, che a partire da illustrazioni opensource ricrea immagini artificiali  sorprendenti e ipnotiche.

“Impronte. Noi e le piante” è stata realizzata con l’Università e il Comune di Parma e il sostegno di Fondazione Cariparma, Gruppo Chiesi e Gruppo Davines. Mentre l’Orto botanico cittadino resta chiuso per ristrutturazione nel corso di tutto il 2024, la mostra è anche un’occasione per scoprire alcuni tesori di questa istituzione cittadina, da cui provengono molti degli oggetti esposti. È visitabile fino al 1 aprile prossimo, da mercoledì a domenica (10-19). L’ingresso è gratuito, senza prenotazione. info: www.noielepiante.it

 

 

Maria Tatsos

Foto © Ufficio stampa*, Eurocomunicazione, Maria Tatsos, Wikipedia

Video © Eurocomunicazione

 

*Louis Van Houtte, Flore des serres et des jardins de l’Europe: ou descriptions et figures desplantes les plus rares et les plus meritantes, nouvellement introduites sur le continent ou en Angleterre,Vol. 3-1847, Vol. 8,Louis Van Houtte Editeur, Gant, 1853. Parma, Università degli Studi di Parma, Biblioteca dell’Orto Botanico; Craig P.Burrows per gentile concessione dell’autore; Antony van der Ent, da Irish Pinto et al.,Micro-analytical and molecular approaches for understanding the distribution, biochemistry, and molecular biology of selenium in (hyperaccumulator) plants. Planta, 257, 2, 2023

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Maria Tatsos
Giornalista professionista, è laureata in Scienze Politiche e diplomata in Lingua e Cultura Giapponese presso l'IsiAO di Milano. Attualmente lavora come freelance per vari periodici femminili, collabora con il Museo Popoli e Culture del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e con il Centro di Cultura Italia-Asia. Tiene corsi di scrittura autobiografica ed è autrice di alcuni libri, che spaziano dai diritti dei consumatori alle religioni asiatiche. È autrice del romanzo storico "La ragazza del Mar Nero" sulla tragedia dei greci del Ponto (2016) e di "Mai più schiavi" (2018), un saggio su Biram Dah Abeid e sulla schiavitù in Mauritania, entrambi editi da Paoline. Nel tempo libero coltiva fiori e colleziona storie di giardini, giardinieri e cacciatori di piante che racconta nel corso "Giardini e dintorni".

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