Congedo di maternità Ue: la Commissione vuole ritirare la direttiva

0
296

Da quattro anni ferma al Consiglio. Gozi: «Presidenza italiana disponibile a far ripartire il confronto»

Il dibattito sul congedo di maternità a Strasburgo è ancora aperto. Da quattro anni infatti, la proposta di direttiva varata dalla Commissione, è bloccata al Consiglio. Come se non bastasse, negli ultimi giorni la Commissione europea ha comunicato la propria intenzione di ritirare la proposta.

L’emendamento in questione è stato approvato dal Parlamento nel 2010, e prevede l’introduzione del divieto di licenziamento per le gestanti almeno fino ai sei mesi successivi al parto. Il congedo di maternità viene inoltre esteso da 14 a 20 settimane a stipendio pieno, con l’aggiunta di due settimane di congedo di paternità, anch’esso a stipendio pieno. Un testo, dunque, che va nella direzione di una maggior tutela della maternità e che mira ad agevolare la conciliazione da parte delle donne della vita familiare con la sfera professionale.

Eppure, in questi quattro anni gli Stati membri non sono riusciti a trovare un accordo su questa tematica così importante per i cittadini europei. Nei giorni scorsi a Strasburgo questo tema è tornato al centro del dibattito, soprattutto grazie a un gruppo di eurodeputati che ha evidenziato l’importanza di non ritirare la proposta di direttiva, come annunciato dalla Commissione europea.

Il Presidente della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, la spagnola Iratxe García Pérez (Gruppo S&D) ha ribadito con fermezza l’intenzione di andare fino in fondo alla questione: «Il Parlamento – ha commentato la Pérez – non accetterà una Commissione in cui le donne non siano rappresentate adeguatamente, quantitativamente e qualitativamente. Le donne rappresentano il 52% della società e devono essere rappresentate. I diritti delle donne devono essere considerati in tutte le politiche che approviamo». Iratxe García Pérez ha inoltre fatto riferimento al ruolo della Presidenza italiana su questo tema, che si è impegnata a riaprire il percorso legislativo.

Il sottosegretario alle Politiche europee, Sandro Gozi, durante un intervento in Aula a Strasburgo ha osservato come «dalla discussioni tra i Paesi siano emerse divergenze concrete e sostanziali su questo tema». Gozi ha tuttavia dichiarato: «La protezione e la tutela delle donne che lavorano è di massima importanza. Per questo la Presidenza italiana è disponibile a far ripartire il confronto, crede che valga la pena riprovarci, a creare un nuovo inizio in modo da rilanciare il dialogo su basi politiche nuove e far sì che questa proposta non torni su un binario morto. Detto questo è però necessario l’impegno di tutti».ù

 

Valentina Ferraro
Foto ©European Union, 2014

Articolo precedenteIn mostra al Poldi Pezzoli gli enigmi dei fratelli Pollaiolo
Articolo successivoTurismo (tar)tassato
Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui