Presentata a Dublino la cultura gastronomica delle Ande

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La Dublin Food Co-op ha ospitato due giorni di proiezioni, dibattiti ed esposizioni

Il 13 ed il 14 dicembre a Dublino, presso la Dublin Food Co-op a Newmarket Square c’è stata una serie di incontri sulla cultura alimentare delle Ande. Il progetto Yum Yum Bolivia, promosso dal Latin America Solidarity Center (LASC), mira a valorizzare, attraverso un contributo all’economia locale, la biodiversità dell’area, alle prese con i problemi dell’economia globalizzata (sicurezza alimentare, sostenibilità sociale, cambiamenti climatici).

Un punto di forza della regione Andina è la grande varietà di coltivazioni. Cereali come Quinoa, Cañaua, Kañiwa non solo hanno un significativo valore nutritivo ma ne hanno soprattutto per la cultura dei Paesi in cui hanno avuto origine, riguardo ai tuberi, ne esistono più di mille e trecento specie, alcune delle quali hanno rivestito un ruolo principale nell’assicurare la sopravvivenza delle popolazioni delle zone rurali, nonostante secoli di povertà. L’elemento che ha permesso la conservazioni di una tale diversità nelle colture è stata l’esistenza di comunità indigene che hanno custodito le tecniche di coltivazione e di utilizzo delle specie vegetali (nonostante innegabili riduzioni nella diversità genetica e relative conseguenze ecologiche e sociali).

A riprova della rete formata dalla cultura materiale ed alimentare e in cui il Latin America Solidarity Center lavora per rafforzare i contatti tra Irlanda e America Latina, Pádraic Óg Gallagher, presidente dell’Associazione dei Ristoratori in Irlanda, internazionalmente presente alle manifestazioni gastronomiche (e “Food Ambassador” per la città di Dublino) è intervenuto all’evento con l’incontro “A delicious story! Irish and Latin American links through the food”, ricordando anche lo “Urban Farm Rooftop market garden” iniziativa che lo vede portare avanti la conservazione di centosessanta varietà di tuberi. Óg Gallagher sull’uso delle patate nella gastronomia scrisse la sua tesi: “Origins and Peculiarities of Boxty” e non manca mai di ricordare il ruolo che l’agricoltura riveste nell’economia e nell’identità dell’Irlanda.

Un altro momento molto interessante c’è stato con la proiezione del documentarioWhy did McDonald’s Bolivia go Bankrupt”, diretto da Fernando Martinez con la collaborazione di Viviana Saavedra, Leandro Rocha, Hugo Castro Fau, Carlos Azpúrua: la Bolivia divenne un caso per il fallimentare tentativo, durato quattordici anni, di fidelizzare una parte dei consumatori nei confronti del marchio McDonald, che infine nel 2002 fu costretto a chiudere i suoi otto ristoranti nelle maggiori città (La Paz, Cochabamba e Santa Cruz de la Sierra). Gli autori del documentario traggono spunto dalla curiosità per approfondire la multiforme cultura gastronomica boliviana, singolarmente legata a numerosissime realtà locali e tradizioni etniche, tanto da rendere pressochè impossibile il radicarsi di abitudini di consumo estranee al Paese, in particolare se incompatibili con consuetudini alimentari che non prevedono un pasto rapido.

Un esempio della ricchezza di contributi alla cucina locale riscontrabile nelle diverse regioni della Bolivia è l’Empanada (dallo spagnolo “empanar”, di fatto avvolgere nel pane) pasto probabilmente nato nella Spagna del periodo arabo ed entrato in America Latina attraverso i molti immigrati galiziani nel nuovo continente, le cui usanze hanno portato dal Mediterraneo e dall’Europa la base di quello che è diventato un tipico pane fritto o cotto in un forno e generalmente ripieno di formaggio, carne, patate e altri alimenti.

C’è stato posto anche per la danza tradizionale, il Tinkus, una tradizione andina originaria delle regione boliviana di Potosi tuttora presente nelle parate tradizionali del paese andino e rappresentata come battaglia rituale tra due gruppi, inscenata anticamente come omaggio alla divinità (pachamama) che simboleggiava la terra, e il Caporal, molto popolare come danza tipica boliviana che rifletteva in origine l’autorità dei soprintendenti spagnoli nelle aree agricole.

 

Aldo Ciummo

Foto © Aldo Ciummo

 

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Aldo Ciummo
Giornalista e fotografo specializzato in questioni del Nord Europa e dell’Unione europea, ha vissuto a lungo in Irlanda. Da free lance viaggia spesso nei Paesi scandinavi e scrive in inglese su testate internazionali, tra le quali “Eastwest”, o in italiano per "Eurocomunicazione" e “Startupitalia". In seguito alla laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha studiato Relazioni Internazionali alla Fondazione Lelio e Lisli Basso e Fotografia all’ISFCI a Roma.

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