Nuovi venti di guerra soffiano sulla Transnistria?

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Ucraina e Moldavia starebbero dispiegando truppe al confine della repubblica indipendentista non riconosciuta a livello internazionale

La recente nomina di Mikheil Saakashvili a governatore della Regione di Odessa potrebbe essere il preludio ad una possibile invasione della Transnistria, repubblica indipendentista incastonata tra l’Ucraina e la Moldavia, da parte delle forze armate dei due Paesi vicini. Lo riporta il giornale tedesco Die Tageszeitung, secondo il quale gli oppositori anti-Maidan di Odessa ritengono che l’arrivo al potere dell’ex presidente georgiano, amico ed ex consigliere di quello ucraino Poroshenko, rappresenti l’intenzione dell’Ucraina di aprire un nuovo fronte di guerra, ad Ovest.

Ad alzare la tensione è proprio il passato di Saakashvili, che da presidente della Georgia nell’agosto 2008 attaccò le repubbliche indipendentiste di Abkhazia e Ossezia del Sud, formalmente in territorio georgiano ma abitate da popolazioni russofone. Quell’azione di guerra, che costò la morte a militari delle forze di peacekeeping russi, scatenò la reazione di Mosca e portò Georgia e Russia ad un breve ma sanguinoso conflitto durato un mese.

A far temere ulteriromente un’escalation militare c’è il fatto che, stando a quanto riferito dal presidente della Transnistria Evgenij Shevchuk, da giorni le forze armate ucraine (ad est) e quelle moldave (ad ovest) stanno incrementando le loro attività ai confini con la repubblica secessionista. La Transnistria è una lingua di terra tra l’Ucraina e la Moldavia, da quest’ultima proclamatasi indipendente nel 1990 ma che non gode di alcun riconoscimento internazionale, a parte una tutela della Russia che, pur senza riconoscerne l’indipendenza, dal 1992 ha dislocato sul suo territorio un contingente di 1.200 uomini con funzioni di peacekeeping.

Tuttavia, lo scorso mese Kiev ha impedito l’ingresso in Transnistria ad altri peacekeepers russi, andando a violare così gli accordi di pace del 1992 tra il governo moldavo e quello di Tiraspol, che posero fine a due anni di guerra: un’azione che, seguita poi dall’aumento delle attività militari dei Paesi confinanti, aveva già messo sul chi va là le autorità transnistriane.

Saakashvili_euromaidan_ukriane_055Poi è arrivato l’insediamento di Saakashsvili, che oltreconfine molti hanno letto come una chiara minaccia di Kiev al governo filorusso di Tiraspol, visti i precedenti dell’ex presidente georgiano con Abkhazia e Ossezia del Sud: l’Ucraina potrebbe avere tutto l’interesse a eliminare un alleato di Mosca al confine con la Regione di Odessa, sotto il controllo del governo ucraino ma abitata da una consistente minoranza russofona.

Saakashvili ha guidato la Georgia per dieci anni, indirizzando la nazione caucasica su di una politica filo-atlantica e anti-russa. Nel 2013, travolto da numerosi scandali di corruzione e abuso di potere, lasciò il Paese. Trasferitosi in Ucraina durante la rivolta di Piazza Maidan del febbraio 2014, con l’arrivo al potere dell’amico Poroshenko è stato nominato Consigliere per le riforme. Tutt’oggi su di lui pesa un mandato di cattura emesso dalla magistratura georgiana, ma il governo di Kiev, che gli ha attribuito la cittadinanza ucraina, ha sempre respinto le richieste di estradizione.

Alessandro Ronga

Foto Wikicommons

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Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

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