Istruzione e futuro: Navracsics e Giannini rispondono alle domande dei cittadini

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Il 28 ottobre, nella capitale italiana, i due rappresentanti istituzionali hanno dialogato col pubblico sui temi d’interesse nazionale ed europeo

Mercoledì scorso si è svolto, presso il Teatro Argentina a Roma, il 44esimo “Dialogo con i cittadini” con la speciale presenza del Commissario europeo per l’Istruzione, la Cultura, la Gioventù e lo Sport Tibor Navracsics e il Ministro italiano per l’Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini.

Un inizio non semplice per i due ospiti, chiamati in causa subito dalla prima domanda rivolta al pubblico se «ci si senta rappresentati dalle istituzioni europee?». La platea ha espresso, nella sua quasi totalità, un «no» deciso. Ma in realtà nessuno si è sorpreso perchè questa percentuale è un campione fedele dell’indagine condotta, a ben più ampio spettro, dall’Istat, per la quale s’intercetta un’avversione nei confronti della rappresentanza europea al 68%. Il ministro Giannini, a tal proposito, è intervenuta ponendo un’altra questione, ovvero se le persone «si sentissero europee?».

A questo quesito sono risultati molti di più i “sì”, a dispetto di un’esigua percentuale che non si è espressa, o ha votato per un no. E’ evincibile da tali risultati che esiste un enorme gap tra spirito di appartenenza e convinzione di essere rappresentati degnamente.

Il ministro ha spiegato come lo spirito europeo sia reale perchè, che nel corso degli ultimi anni, progetti come l’Erasmus, hanno fatto sì che si rinnovasse questa concezione, e che «l’Erasmus, dopo quella industriale e francese, è la terza grande rivoluzione dell’Occidente».

A questo, si è aggiunto il punto di vista del commissario Navracsics che ha fornito una breve spiegazione del funzionamento dell’Europa nella sua complessità. Egli vede l’identità europea come una sintesi di tutte le identità nazionali e regionali; in seno a questa asserzione, «è necessario» – ha affermato il commissario – cercare di mappare le posizioni dei vari ministri europei per ovviare a problemi di diversa natura.

Navracsics ha sottolineato, inoltre, che l’istruzione costituisce la pietra miliare di ogni governo perché essa contribuisce all’integrazione sociale e, soprattutto, costituisce il più prezioso investimento per il futuro.

20151028_114628Dopo questa breve introduzione, il discorso ha cominciato a prendere una piega più specifica, con i ministri in questione “interrogati” direttamente dal pubblico, composto per lo più da studenti. Eccone un resoconto completo:

– «Sono iscritto da più di un anno al progetto “Garanzia giovani” ma ancora tutto tace, è possibile che sia così lento, soprattutto se si tiene conto che essendovi iscritti, non si può procedere con un altro impiego o formazione?»

Stefania Giannini: «La lentezza non è europea, ma italiana. “Garanzia giovani” è un progetto che, al principio, era stato concepito solo per la collocazione al lavoro, poi si è articolato in maniere diversa; tuttavia, come spesso succede nel nostro Paese, si rimane incagliati “nell’asfissia burocratica” che rende tutto estremamente più lento. Nostro compito, è quello di far fronte a questo, cercando di snellire i rapporti con l’università e la formazione in generale».

– «Questo tipo di funzioni, sono lente anche nel resto d’Europa?»

Tibor Navracsics: «Dall’anno scorso abbiamo investito il 30% delle risorse finanziarie a favore di stanziamenti per gli Stati membri, sta però ai singoli governi, saperli gestire nella maniera più adeguata. Il Sud d’Europa si trova, certamente, in una posizione più svantaggiata, ma non l’Italia, il quale governo si sta attivando molto bene su questo versante».

– «E’ possibile emancipare le Accademie di Belle Arti, portandole a una istruzione di alto livello accademico, avendo quindi la possibilità di conseguire scuole di specialistica o dottorati

SG: «Fondamentale per l’Italia e l’Europa è investire in questo settore, essendo valore intrinseco del Vecchio Continente, e sarà sicuramente possibile accedere ai dottorati anche in queste discipline. Ci siamo infatti pronunciati recentemente a favore di accademie e conservatori, affinché possano godere di uno statuto di alta formazione».

TN: «Il settore creativo è una delle industrie trainanti dell’Europa, è pertanto necessario appoggiarle, affinché si possano sviluppare potenzialità creative, a tal fine sono stati disposti programmi europei che prevedono mobilità, ed è stata proprio l’Italia ad aver dato questa spinta».

– «E’ possibile anticipare l’Erasmus nel licei»?

TN: «Purtroppo non possiamo decidere in maniera autonoma, bisogna confrontarsi anche con gli altri ministri dell’economia e finanza. Tuttavia, l’Erasmus non è soltanto per studenti universitari. Al momento 650.000 ragazzi possono giovare di questo programma, e per espanderlo anche nei licei, ci vorrebbe un incremento ancora maggiore di denaro e, al momento, non è disponibile. Vorrei che ci fosse un “gemellaggio elettronico” con studenti europei e perché no, anche d’Oltreoceano, per rafforzare il sentimento europeo».

SG: «Quest’anno abbiamo quintuplicato gli investimenti destinati a questa pratica, per essere esatti 51 milioni di euro (siamo il 4° Paese europeo, ndr). Nella scuola si possono dare strumenti, ma non è possibile stanziare fondi per la scuola superiore».

I ragazzi chiedono di essere formati nell’ambito dell’educazione stradale, civica, acquisendo così i diritti cittadini della legalità: «possibile investire in questo»?

SG: «Uno dei pilastri delle leggi nazionali è proprio la formazione, e a tal proposito esiste una proposta di legge che prevede una formazione strutturale e permanente degli insegnati (per 40 milioni l’anno, ndr). Questo punto ci preme, perché consideriamo virtuosa l’educazione alla cittadinanza».

TN: «Non esistono istituzioni senza bravi insegnanti, essi devono possedere le capacità fornite dall’era contemporanea, consideriamo molto valida infatti, la proposta dell’Italia riguardo la formazione strutturale e permanente degli stessi. Tradizionalmente la formazione è compresa tra i 6 e i 23 anni circa, ma oggi con l’istruzione permanente possiamo permetterci di formare persone a lungo termine, e soprattutto su diversi fronti, come per esempio la formazione alle capacità imprenditoriali».

SG: «La nostra strategia ha deciso di puntare sullo studio delle lingue, per avvalorare questo spirito europeo, cercando di abbattere questo, che molto spesso, è uno scoglio per molti giovani. Aspiriamo inoltre a dotare di connettività tutte le scuole perché può essere fonte di insegnamento che non deve essere per forza “ex cathedra”. E’ un obiettivo ambizioso, ma è al vertice anche del programma europeo. Sarebbe bello, ad esempio, immaginare un libero scambio, anche tra di insegnanti di diverse nazionalità».

«Ormai da diversi anni l’Italia è in una condizione disagiata, quanto influisce la crisi sulla passione dei giovani?».

TN: «Direi che stranamente le situazioni di crisi possono rafforzare l’identità europea, perché sono momenti in cui abbaino bisogno del supporto del nostro continente il quale si deve mostrare solidale. Per fare un esempio, la situazione della Grecia è un problema dell’intera Europa perché spinti da un sentimento comunitario».

SG: «Sulla passione non influisce decisamente perché lo studio, è provato, migliora la vita. E’ sicuramente vero che ad oggi, che le famiglie un po’ di tempo fa, facevano sacrifici per mandare figli all’università, ora un po’ meno, perché si è diffuso questo scoraggiamento nell’alta formazione. E’ certificato, in tal contesto, che quest’anno si è perso l’8% delle matricole universitarie. Il compito politico è quello di fornire risorse che vadano a mitigare questa situazione per garantire un miglioramento che sia in un futuro imminente».

Tirando le somme è emerso, da questo incontro, che i giovani italiani hanno ancora voglia di fare, ma al tempo stesso si sentono abbandonati dalle istituzioni e non hanno, forse, il coraggio di tentare per un futuro più propizio, ma anche più incerto.

C’è da dire tuttavia, che i progetti esistono – e ce ne sono anche di validi – ma, per qualche motivo questi non riescono sempre a trovare un’applicazione fruttuosa.

E’ sostanziale che il sistema si mobiliti affinché venga annientata quella che il Ministro Giannini chiama “asfissia burocratica”, per mostrare ai giovani che è giusto investire sui propri sogni, e sulla propria formazione: base indispensabile per l’inclusione sociale e lavorativa.

Giada Bernile

Twitter: @itsjadeberni

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