Giorno della memoria. Storia degli ebrei decorati dalla Gestapo nel campo di concentramento nazista denominato Sachsenhausen
Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche della 60^ armata comandate dal maresciallo Ivan Konev entrarono nella citta polacca di Osviecim (in tedesco Auschwitz) scoprendo il terribile campo di concentramento e liberandone i superstiti. La data del 27 gennaio è ricordata a livello internazionale come designato dalla Assemblea delle Nazioni Unite del 1 novembre 2005, come Giorno della memoria in ricordo della Shoah, lo sterminio del popolo ebraico.
Tre mesi più tardi, sempre l’Armata Rossa giunse nel campo di concentramento nazista denominato Sachsenhausen in località Oranienburg a 35 chilometri a nord di Berlino, e liberò 3000 persone ridotte a scheletri viventi molti in fin di vita. Proprio qui si svolse la storia che vi racconteremo.
Tutto inizia verso la fine del mese di dicembre del 1958 quando uno sconosciuto arrivò a Topliz ridente località dell’Austria con un bellissimo lago a circa 100 chilometri da Salisburgo. Entrò nella piccola locanda in riva al lago e si trattenne a parlare a lungo con il proprietario. Lo sconosciuto spiegò al locandiere che era interessato al tesoro che si diceva giacesse nel fondo del lago. Si chiamava Wolfgang Lohde ed era un giornalista del settimanale Stern. Ebbe conferma che poco prima della fine della guerra decine di militari delle SS di notte con delle barche avevano gettato nel lago decine di casse. Nel luglio del 1959 per incarico dello Stern iniziarono i sondaggi in fondo al lago. Appena si seppe della cosa strani personaggi cominciarono ad aggirarsi nella località ove era ancorato il barcone che effettuava le ricerche. Una mattina ci si accorse che i cavi che lo ancoravano alla banchina erano stati recisi. Finalmente furono individuate sul fondo delle casse e ne tirarono fuori una che sfasciandosi rivelò essere piena di pacchetti da cinque sterline inglesi. Si trattava di biglietti falsi che Hitler aveva fatto coniare durante la guerra. In un’altra cassa si fece una scoperta ancora più interessante si trattava di piastre di rame servite per coniare le banconote. Questa operazione di banconote false era cominciata nel 1940 quando il capo delle SS Heidrich disse ad un suo collaboratore il giovane SS Alfred Naujoks «vogliamo diffondere moneta falsa per mandare in rovina l’impero britannico». L’idea dei falsi biglietti era venuta in mente ai nazisti dopo che alcuni aerei inglesi avevano cominciato a gettare sul suolo tedesco, false tessere annonarie in modo da disorganizzare il sistema di approvvigionamento alimentare. Si era voluto quindi “rendere la pariglia” fabbricando false sterline, diffondendole in Inghilterra e in altri Paesi non belligeranti per scuotere dalle fondamenta l’intera economia britannica. Il Furher in una sua nota riservata aveva approvato il progetto. In grande segreto si prepararono gli stampi, la filigrana, i caratteri. Ci vollero ben sette mesi per ottenere una carta perfettamente identica a quella inglese. A marzo del 1941 per provare la “bontà” delle banconote un intermediario tedesco si recò in Svizzera con un pacchetto di sterline e chiese ad alcuni alti funzionari di una nota banca svizzera, di valutarne l’autenticità. Questi si misero al lavoro, per tre giorni esaminarono le banconote con i metodi più moderni e perfezionati e alla fine la risposta fu: “erano autentiche”. Si andò ancora più lontano, furono controllate alla Banca d’Inghilterra con i numeri di serie, le date di emissione e le firme. Londra confermò che quelle banconote erano in regolare circolazione. Molte missioni segrete all’estero in vari Paesi del Medio Oriente furono remunerate con queste sterline, ma anche usate subito dopo la guerra da gerarchi nazisti in fuga in Sudamerica che utilizzarono falsi passaporti riprodotti nella medesima fabbrica delle sterline. Tra i gerarchi che se ne servirono spicca Martin Bormann segretario di Hitler. Ma di questo parleremo un’altra volta.
Nel 1942 la fabbrica di sterline fu sistemata nel campo di concentramento di Orianenburg nel blocco 19. Le macchine, le vasche per la carta, i laboratori di incisione, funzionarono all’ombra delle torrette, dei fili elettrificati e del filo spinato. Vi lavoravano falsificatori professionisti di diversi Paesi, tecnici bancari, deportati per ragioni politiche, ebrei. La condizione dei detenuti nel blocco 19 era invidiabile rispetto a quella degli altri deportati nello stesso campo. Il vitto era discretamente adeguato. La produzione si accrebbe e si arrivò a stampare fino a quattrocentomila biglietti al mese. Il comandante tedesco che dirigeva la fabbrica Bernard Kruger, chiese allora ai suoi capi che fosse riconosciuto ai suoi incisori un riconoscimento. «Per lo sforzo colossale che stanno facendo come richiesto dal Fuhrer chiedo per i miei collaboratori una decorazione, dodici medaglie e sei croci di seconda classe». La proposta fu fatta e Kaltebrunner potente SS Obergruppenfuhrer – Direttore dell’Ufficio Centrale per la sicurezza del Reich – che firmò!
Si era nel rigido inverno 1943-1944 i baraccamenti del campo di concentramento di Orianenbrug si estendevano a perdita d’occhio nella neve . Quel mattino regnava grande agitazione. Il comandante doveva fare una ispezione. Il piccolo gruppo del blocco 19 si mise sull’attenti al passaggio del grande dispensatore di vita e di morte, che rimase a bocca aperta quando vide il petto dei prigionieri diritti e immobili. Diciotto di essi portavano appuntate sull’abito a strisce, medaglie al valor militare e il comandante sapeva che tra i prigionieri di quella baracca tre erano ebrei. Li cercò con gli occhi: anche essi portavano le decorazioni.
Chiese all’ufficiale di servizio chi avesse conferito le decorazioni ai prigionieri: «il Capo dei servizi segreti nazisti e della Gestapo, il dottor Kaltenbrunner» rispose. Dopo la guerra il comandante del campo e l’ufficiale si incontrarono e con grande serietà si felicitò con lui per essere riuscito a far conferire delle decorazioni in tempo di guerra a degli ebrei in un campo di concentramento.
Kaltenbrunner fu impiccato per crimini di guerra a Norimberga il 16 ottobre 1946.
Giancarlo Cocco
Foto © Giancarlo Cocco