Inchiesta sul sapere in Europa nell’era digitale

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Negli ultimi dieci anni si è allargata la forbice generazionale sulla lettura di libri, le persone over 60 dedicano decisamente più tempo rispetto ai giovani

In Italia gli utenti regolari di internet sono arrivati nel 2015 al 63% della popolazione, in età da 16 a 74 anni. E’ quanto emerso nella ricerca sul sapere, realizzata dal Censis in collaborazione con l’Istituto della Eciclopedia Italiana Treccani, presentata a Roma presso il Palazzo Mattei di Paganica da Massimo Bray direttore dell’Istituto della Enciclopedia Treccani, Giorgio De Rita segretario generale del Censis, Massimiliano Valerii direttore generale Censis che ne hanno discusso con il Prof. Tullio De Mauro, Carlo Freccero consigliere Rai, Riccardo Luna Digital Champion, era presente tra il pubblico Monica Maggioni presidente Rai.

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   La presidente Rai Monica Maggioni

L’inchiesta ha evidenziato significative differenze geografiche nel nostro Paese per l’uso del web che nel Nord-Est raggiunge il 69%, al Centro il 66% al Sud e nelle isole il 55%. Meno che negli altri Paesi europei dove l’incidenza degli utenti del web è superiore al 90% in Lussemburgo, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia e Finlandia, si attesta al 90% nel RegnoUnito, l’84% in Germania, l’81% in Francia.

Impressionante il balzo in avanti della spesa delle famiglie italiane per acquistare dotazioni tecnologiche in quanto tra il 2007 ed il 2014, la voce “telefonia” ha raggiunto +145,8% nelle spese degli italiani, mentre nello stesso arco di tempo i consumi complessivi flettevano del 7,5% e la spesa per l’acquisto di libri crollava del 25,3%. La quota di smartphone abilitati alle connessioni mobili è lievitata di 10 punti in questo ultimo anno. C’è da dire che la rivoluzione digitale ha prodotto profondi cambiamenti nel campo della cultura ed è in atto, come ha evidenziato De Mauro, «una vera e propria mutazione antropologica nel campo della formazione della conoscenza». «E’ concreto» – ha detto Giorgio De Rita – «il rischio che si finisca per ridimensionare l’autorità di figure fondanti del sapere, come l’insegnante, di istituzioni culturali e formative come la scuola o la casa editrice», in quanto l’andamento della quota di lettori di libri tra il 1995 e il 2015 è calata paurosamente nel nostro Paese.

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   L’antico palazzo Mattei di Paganica

Nell’ultimo anno solo il 42% della popolazione ha letto “almeno” un libro mentre la quota di “non lettori” – neanche un libro l’anno – è in Italia pari al 56,5% della popolazione e resta alta nei laureati 24,1% mentre nei diplomati è al 48,5%. In coloro che hanno la licenza media è al 66,3%, licenza elementare con   il 72,3% di “non lettori”. L’inchiesta ha evidenziato anche che in Italia il tasso dei laureati è fermo al 15,4% della popolazione in età attiva (15-64 anni) meno della media europea che è del 26,3%, per non parlare della Francia ove i laureati sono il 30,2%, Svezia 33,8%, Regno Unito 36,2%, siamo superati addirittura dalla Bulgaria ove i laureati sono il 23,6% e dalla Grecia al 24,6. Per comprendere gli stili conoscitivi che si stanno attuando tra la nostra popolazione bisogna rifarsi a tre scuole di pensiero esistenti nel nostro Paese; una gli “apologeti di internet” che enfatizzano le nuove tecnologie digitali secondo cui l’intelligenza collettiva si sviluppa grazie alla rete, ci sono poi i “detrattori del web” che dicono che Google ci rende stupidi, Facebook distrugge la nostra privacy, Twitter frantuma la capacità di attenzione, infine “gli scettici” che criticano la rete condannando la superficialità dei suoi contenuti ravvisano in esso una preoccupante regressione culturale.

Il gruppo dei convegnisti
   Il gruppo dei convegnisti

Gli italiani acculturati ripongono una grandissima stima nel lavoro delle case editrici, questa minoranza accorda grande affidabilità allo “strumento libro” e la stessa credibilità è riconosciuta alle enciclopedie. Sono invece appena “credibili” i siti web, mentre risultano poco affidabili i social network, i blog e i forum di discussione on-line. L’enciclopedia Wikipedia gode fiducia nel 16,3% degli intervistati e il 59,5% lo ritiene abbastanza affidabile. La maggioranza degli intervistati è concorde nell’affermare che il libro di carta non corre il pericolo di venire sostituito dalla rete. Per concludere, risulta che negli ultimi dieci anni si è allargata la forbice generazionale: mentre le persone più avanti con gli anni leggono di più, in particolare gli ultrassessantenni, tra i giovani questa tendenza è notevolmente diminuita. Il rapporto auspica, e lo hanno confermato anche gli intervenuti al convegno, che se si vuole approfondire argomenti ed essere “acculturati”, bisogna necessariamente leggere “ancora” i libri.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Giancarlo Cocco

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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