Quattro vite sull’orlo del precipizio, in fuga dalle convenzioni della società, disperatamente alla ricerca della felicità e dell’amore
Quattro personaggi i cui destini si incrociano per poi perdersi nel grande caos dell’esistenza; sono alla ricerca di qualcosa, o forse in fuga da qualcosa che li minaccia. Questa potrebbe essere, in breve, la trama de Gli esiliati (la vita e le sue conseguenze), primo romanzo di Riccardo Cenci, giornalista e scrittore già artefice di alcune interessanti raccolte di racconti (reperibili sul sito http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/78185/solitudini-3/). Il titolo rimanda a un esilio che non è esclusivamente geografico, ma soprattutto spirituale e interiore.
Il libro si apre su un interrogativo strettamente contemporaneo. La tecnologia viene mostrata nei suoi aspetti più inquietanti, come strumento in grado di prolungare all’infinito, ma in maniera del tutto illusoria, l’esistenza delle persone. L’esorcismo della morte nell’era moderna assume connotazioni agghiaccianti. Il social network appare come il fantasma di una cultura moribonda, sull’orlo dell’estinzione.
Strani indizi sembrano additare un destino già scritto. Quanto siamo liberi nelle nostre scelte? Questo l’interrogativo sotteso alla narrazione. I protagonisti paiono non aver presa sulla vita. L’autore tesse abilmente un reticolo di corrispondenze che lega i personaggi. Luca si rende conto di essere nato nel giorno citato all’inizio di Padri e figli di Turgenev. Uno strano caso, non fosse che i protagonisti del romanzo russo, così come quelli messi in scena da Riccardo Cenci, paiono incapaci di trasformare i loro sentimenti in azioni concrete.
L’ombra di Ian Curtis, indimenticato leader dei Joy Division, incombe sull’azione in una maniera che, nel finale, si rivelerà significativa. Introdurre una figura iconica della cultura pop significa anche innervare il testo di suggestioni musicali, evocando una realtà urbana mai del tutto dimenticata.
Il viaggio, elemento cardine del romanzo, fornisce improvvisi cambi di prospettiva. Come scrivevamo all’inizio, l’inquietudine dei personaggi si traduce in un movimento continuo, indice di ansia di ricerca e volontà di fuga. L’autore delinea con perizia le atmosfere arcaiche e oniriche del Messico, dove Luca e Sandro, i due protagonisti maschili, compiono un lungo viaggio. La festa dei morti li precipita in mondi altri, dai quali faticano a venir fuori. Improvvise epifanie non riescono a salvare del tutto le loro esistenze. La Russia, già evocata nelle prime pagine, torna quando Luca decide di seguire le orme dell’affascinante e tormentata Olga. Belle le descrizioni cittadine. Mosca appare come un agglomerato urbano stravolto dalla follia. San Pietroburgo, che molti russi chiamano ancora Leningrado, è una città visionaria, nella quale i pensieri faticano a restare ancorati alla realtà. La sua sostanza prettamente acquatica pare condensare la materia sfuggente del tempo.
La trama si dipana in maniera scorrevole, ma anche frammentata da squarci improvvisi, riflessioni che gettano nuova luce sull’esistenza dei personaggi. Il tutto in un arco temporale di oltre dieci anni, dal 1992 al 2006. Assistiamo alle vicende di quattro giovani e al progressivo naufragio delle loro aspettative. Luca si sente prigioniero di Roma, città dalla bellezza cristallizzata e immutabile, apparentemente contraria alle sue aspirazioni. Vorrebbe confrontarsi con grandi problemi, rivoluzioni e rivolgimenti sociali, ma certamente non avrebbe la statura per farlo. I suoi tentativi di mettere a frutto le proprie capacità risultano frustranti. Affronta la professione giornalistica, ma le parole sembrano rivoltarsi contro di lui. Olga è molto più forte. Temprata da una vita difficile, nata in un Paese che non esiste più, l’Unione Sovietica, costretta a emigrare alla ricerca di un lavoro, affronta i problemi con grande tempra morale. La sua identità potrebbe andare facilmente in pezzi, non fosse che Olga mantiene una vitalità e una spontaneità invidiabili. Doti delle quali difetta Sandro, il classico ragazzo viziato, rovinato da una famiglia che vorrebbe imporgli una esistenza che non gli si addice. Infine c’è Silvia, la ragazza molto dotata, dalle grandi potenzialità sciupate. Il suo tentativo di sfuggire gli stereotipi che la società impone alle donne si risolve in un matrimonio senza amore.
Perno della narrazione il capodanno del 2000, foriero di aspettative che andranno indubbiamente deluse. Da qui in avanti tutto precipita. Cenci affronta la sua materia con ammirevole eclettismo, riuscendo a rendere il tragico senza abdicare al faceto. Il riso e il pianto corrono di pari passo, come acrobati su un filo sospeso nell’aria. Alla fine resta la sensazione di una trama lineare eppure estremamente densa e varia, ricchissima di spunti di riflessione. Orme confuse su una strada vuota, come direbbe Osvaldo Soriano.
Valentina Ferraro
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Riccardo Cenci
Gli esiliati (la vita e le sue conseguenze)
pg. 144 € 12,00
Casa editrice Nemapress
www.nemapress.com
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Immagini all’interno di Claudio Milza
Roma, Palazzo Sora. Presentazione del romanzo. Da sinistra a destra l’attore Alex Pascoli, l’autore Riccardo Cenci e l’editrice Neria De Giovanni