A Cocullo la festa dei serpari il 1° maggio

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Migliaia di pellegrini-visitatori dalle regioni limitrofe ed emigrati dalla Francia, dalla Germania, Belgio, Usa, Canada, Venezuela. Intervista di Eurocomunicazione al sindaco

È un rito antico che richiama migliaia di pellegrini-visitatori e si svolge il 1° maggio di ogni anno a Cocullo, piccolo comune di 230 abitanti (31 dicembre 2015) in provincia de L’Aquila. È la festa di San Domenico, meglio conosciuta anche come la festa dei serpari, un rituale che perpetua e rafforza le radici identitarie di un paese «povero di storia civile e di formazione quasi interamente cristiana e medievale».

Può un piccolo paese posto a circa 900 metri di altezza sopravvivere al mito delle serpi? «Il Rito è estremamente vitale e partecipato poiché rappresenta un tratto distintivo della nostra identità, un aspetto della nostra storia e della tradizione nel quale ci riconosciamo», spiega a Eurocomunicazione il giovane sindaco, Sandro Chiocchio. «E in una società sempre più veloce e globalizzata è forte il bisogno di avere radici salde a cui ancorarsi. Sono certo che il Rito avrà vita fino a quando questa valle sarà abitata, e fino a quando le persone che ne sono partite per cercare lavoro e fortuna sentiranno di appartenere a queste terre e vi torneranno per celebrare la nostra Festa».

Può Cocullo vivere “in sonno” quasi tutto l’anno per poi esplodere il 1° maggio, quando dai paesi vicini di Frosinone, Sora, Atina, Cassino, ma anche dagli altri paesi dell’Abruzzo con le loro compagnie di pellegrini, dall’Umbria e dal Molise si recano a migliaia a Cocullo nel segno di una granitica devozione al Santo e di una antica tradizione popolare per assistere con i serpari alla processione del Santo con i rettili che loaccarezzano”, esplorano il suo corpo come a voler trovare un pertugio nel vestito per fuggire da tanto clamore?

«Cocullo è da sempre mèta di migliaia di fedeli, turisti, giornalisti, fotografi e semplici curiosi che il 1° Maggio affollano le strade del paese per assistere alla processione in onore di San Domenico con la partecipazione dei serpari» – continua Sandro Chiocchio – «dei tanti visitatori una buona percentuale, di cui non è facile stimare l’entità, è di stranieri provenienti da tutte le parti del mondo. L’affluenza media stimata è di circa 20.000 persone, con picchi anche fino a 40.000 riscontrate in edizioni svoltesi in condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli».

Emigrati provenienti dalla Francia, Belgio, Germania e dagli Stati Uniti, dal Canada, dal Venezuela: il 1° maggio Cocullo ha accolto nelle strade, nei vicoli, nella processione di mezzogiorno anche 40.000 persone! Tanta è la partecipazione prevista per l’edizione 2017 che il giovane sindaco, Sandro Chiocchio, si è impegnato con Trenitalia e la Regione Abruzzo per potenziare «il servizio sulla linea Roma-Pescara con fermate straordinarie di treni in percorrenza e 6 treni straordinari sulla tratta Avezzano-Sulmona, oltre a quelli programmati in orario ufficiale».

Ma il primo cittadino è impegnato anche sul versante Unesco: «La secolare ed ininterrotta tradizione del Rito, abbinata alla tutela dei serpenti, costituisce le fondamenta sulle quali si fonda il percorso avviato dall’Amministrazione comunale per il riconoscimento da parte dell’Unesco del Rito quale bene immateriale dell’umanità».

«Io, da straniero, voglio bene a Cocullo, per un’antica frequentazione, per la sua straordinaria festa, per la sua eccezionale gente che ha accolto me e i miei studenti con manifestazioni di umanità tollerante, di civiltà fine» aveva dichiarato l’antropologo Alfonso Maria di Nola (di cui ricorrono i 20 anni dalla morte), che più di ogni altro è riuscito a calarsi nella realtà storica e antropologica di Cocullo, un po’ come aveva fatto Carlo Levi nella Lucania del 1935 dove era stato confinato ed Ernesto de Martino attraverso i suoi studi e ricerche sul Sud e magia negli anni Cinquanta del Novecento.

«Alfonso M. di Nola è stato tra i primi a riconoscere il valore culturale e simbolico del Rito dei serpari ben al di là dell’aspetto folcloristico»continua il Sindaco di Cocullo – «Di Nola ha insegnato al mondo quello che a Cocullo sapevamo già: la festa di San Domenico e il Rito incarnano un atto di pace e solidarietà tra l’uomo e la natura».

Serpenti, suono della campanella, ferro di mula, terra antiofidica: sono questi gli elementi che caratterizzano il rituale cocullese; ai quali fa da cemento la fede religiosa che si esprime in una sconfinata devozione a San Domenico. Fra queste valli, nelle terre abitate dai Marsi e dai Peligni, tra Avezzano e Sulmona, si ripete ogni anno il rito antico delle serpi, rese innocue dal benedettino Domenico di Foligno. I racconti popolari celebrano San Domenico con immagini e stampe in cui sono raffigurate le numerose grazie ottenute per opera del dente molare e del ferro della mula.

Il rito delle serpi affonda le radici nel popolo dei Marsi, dediti a riti ofidici, discendenti dei sacerdoti-maghi del tempo di Angizia e, secondo la tradizione, costituivano un cerchia immune dai morsi dei rettili e possedevano la virtù di neutralizzarne il veleno come pure quello di incantarli e addormentarli. Quello che sorprende nel giorno delle Festa è la scomparsa della paura del serpente e le persone entrano in “confidenza” con il cervone, il saettone, la biscia dal collare, il biacco: le toccano, le adagiano con delicatezza sul collo come sotto un influsso ammaliante.

«Il legame dei nostri emigrati con la terra natia, con il Santo Protettore e il Rito dei serpari è ancora forte, così come quello dei cocullesi di seconda e terza generazione», aggiunge quasi commosso Chiocchio. «E quel grande sentimento di appartenenza, che vedo anche in loro, mi porta a credere che Cocullo, nonostante gli eventi sismici, lo spopolamento e la congiuntura economica sfavorevole, ha la forza per superare il momento difficile che la nostra terra sta vivendo» ha concluso il giovane e intraprendente sindaco.

 

Enzo Di Giacomo

Foto © Enzo Di Giacomo

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Enzo Di Giacomo
Svolge attività giornalistica da molti anni. Ha lavorato presso Ufficio Stampa Alitalia e si è occupato anche di turismo. Collabora a diverse testate italiane di settore. E’ iscritto al GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica) ed è specializzato in turismo, enogastronomia, cultura, trasporto aereo. E’ stato Consigliere dell’Ordine Giornalisti Lazio e Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Revisore dei Conti Ordine Giornalisti Lazio, Consiglio Disciplina Ordine Giornalisti Lazio

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