Juncker: l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa sui migranti

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Gentiloni a Firenze per “The State of the Union”, contro i populismi ripartire da Ue dei cittadini. In attesa di buone notizie dalla Francia

Come anticipato nei giorni scorsi la settima edizione della conferenza “State of The Union” dal titolo “Building a People’s Europe” sta vedendo la partecipazione di numerose autorità europee e italiane. Oggi è stato il giorno dell’intervento dei presidenti Jean-Claude Juncker (Commissione europea), Donald Tusk (Consiglio europeo) e Antonio Tajani (Parlamento europeo), oltre al premier italiano Paolo Gentiloni e di altri rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee.

A caratterizzare la giornata, la dichiarazione del presidente della Commissione europea Juncker a proposito del comportamento del Belpaese per l’emergenza migranti. Messe da parte, per un giorno, reprimende e avvertimenti dell’Ue per la situazione economica e politica della penisola, tra gli antichi affreschi di Palazzo Vecchio a Firenze, Juncker ha ricordato come l’immagine dell’Europa nel mondo non si sia deteriorata grazie all’intervento umanitario dell’Italia.

Quando il presidente Juncker interviene nella mattinata il premier italiano Gentiloni non è ancora presente nel Salone dei Cinquecento, diversamente dal ministro degli Esteri Angelino Alfano che ha appena introdotto i lavori. «L’Italia fin dal primo giorno fa tutto ciò che può fare sulla crisi migratoria (…) L’Italia ha salvato e salva l’onore dell’Europa (…) dobbiamo essere più solidali sia con l’Italia sia con la Grecia che non sono responsabili della loro posizione geografica» spiega il massimo rappresentante dell’esecutivo europeo.

Nel pomeriggio, all’arrivo a Firenze, Gentiloni apprezza pubblicamente il riconoscimento, ribadendo però che «se è una questione d’onore, l’onore va difeso insieme (…) non possiamo immaginare sia difeso solo da un Paese». Di fatto il premier italiano chiede un’assunzione di responsabilità vera e propria nei confronti di un’Ue che non si è mai occupata fino in fondo sul fronte dell’aiuto ai disperati che tentano di attraversare il Mediterraneo.

«Da italiani siamo fieri di aver salvato centinaia di migliaia di vite umane nel Mediterraneo, e di aver messo l’Italia e l’Europa dalla parte giusta della storia» aveva dichiarato all’inizio Alfano, rivendicando la politica del Belapaese verso i flussi migratori e superando le polemiche di questi giorni sul ruolo delle Ong. Cosa fatta a Roma, in una conferenza stampa in Senato, da Loris De Filippi, responsabile in Italia di Medici senza frontiere, sottolineando come dagli Stati dell’Unione non ci sia stata «nessuna solidarietà».

A smentirlo, e a completare il ticket con Juncker, arriva direttamente da Bruxelles la voce del commissario alla Migrazione Dimitris Avramopoulos (nella foto a destra) che annuncia l’assegnazione all’Italia di 15,33 milioni di euro, dalla riserva per l’Assistenza all’emergenza del Fondo migrazione e integrazione, per migliorare il funzionamento dello schema dei ricollocamenti dei richiedenti asilo. E lo fa accompagnando l’assegno con una precisazione: «Questo sostegno finanziario extra dimostra ancora una volta che l’Ue è al fianco dell’Italia».

Dichiarazione, dunque, d’intenzioni e di buona volontà. Ma era stato lo stesso Juncker a riconoscere che, in generale, «non c’è abbastanza solidarietà in Europa» e che «la dimensione sociale non è abbastanza tenuta in conto». Il che spiega, almeno in parte, il «disamore degli europei verso la Ue» e il fatto – come ricorda il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani – che molti «cittadini votano per i partiti populisti. Evidentemente c’è qualcosa che non va. Riassunto: serve l’Europa ma bisogna cambiarla».

Alla giornata propositiva si è associato la presidente dell’Estonia Kersti Kaljulaid (nell’immagine a sinistra), Paese che assumerà la presidenza di turno dell’Unione europea da luglio nel secondo semestre 2017 al posto della precedentemente prevista Gran Bretagna dopo l’esito del referendum sulla Brexit. «Abbiamo lavorato sodo per entrare nell’Ue, e l’ultima cosa che vogliamo è vederla più debole». Intervenendo a “The State of the Union” Kaljulaid ha annunciato l’impegno estone per un’Europa «competitiva, prospera e sicura», ma anche «aperta al mondo esterno, compresi i suoi vicini più prossimi».

 

Margit Szucs

Foto © EUI, European Union

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