Si avvicinano le legislative, modello “En Marche!” da copiare

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Francia proiettata verso le elezioni, anche i socialisti pensano a un cambio del nome. Intanto il presidente Macron lancia l’offensiva diplomatica

A tre settimane dall’apertura dei seggi per le elezioni legislative, alla seconda dall’elezione del neopresidente Emmanuel Macron, la Francia saprà se ci sarà una maggioranza conseguente al capo di Stato o se si ricomincerà con la coabitazione. Freshi ancora della scottatura alle presidenziali, i partiti storici Ps (socialisti) e Republicains cercano di seguire le orme del giovane vincitore. Con probabile possibilità di riavvicinamento con la nuova formazione politica, piena di fuoriusciti dei due vecchi partiti.

Unici a rimanere fermi sulle proprie posizioni – e all’opposizione – sono il Front National di Marine Le Pen e la France Insoumise di Jean-Luc Melenchon. Intanto il nuovo presidente francese, dopo aver cenato ieri sera all’Eliseo con il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni, continuerà il suo forcing diplomatico cominciato con Angela Merkel: in agenda Macron vedrà Donald Trump giovedì a Bruxelles e Vladimir Putin lunedì prossimo a Versailles.

I sondaggi continuano a dare come vincente “La Republique en Marche“, il nuovo nome della formazione politica data dal nuovo presidente per questa nuova campagna elettorale, con il 32%, seguita da Republicains e Front National al 19%, i radicali di sinistra di Melenchon al 15 e i socialisti nuovamente fermi al 6%, come alle presidenziali. Ma la battaglia vera e propria deve ancora cominciare e per questo Macron sta vigilando affinché da nessun esponente del suo “governo plurale” – che vanno dai Republicains, ai socialisti, agli ecologisti – giunga altro che un convinto e univoco sostegno al nuovo partito.

François Bayrou (a sinistra) ed Emmanuel Macron

Intanto la luna di miele del nuovo presidente continua anche al di fuori dei confini nazionali. Riportiamo solo quella dai principali alleati europei. Il vicepremier tedesco Sigmar Gabriel ha sottolineato come con l’elezione di Emmanuel Macron si apra una “storica finestra” per il rinnovamento dell’Unione europea. Mentre il ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan, in una intervista al Financial Times, giudica l’elezione del giovane presidente francese come uno “spartiacque” e ora l’Europa «ha l’opportunità di fondare un nuovo patto sociale con i cittadini Ue, che ha a che fare con lo stato sociale, i posti di lavoro e la sicurezza».

A seguire presto il modello “En Marche!” sarà probabilmente la ricetta del segretario Jean-Christophe Cambadelis per il Partito socialista, sprofondato ai suoi minimi storici. Il rischio, però, è più quello di una rifondazione, che passa per un congresso da organizzare al più presto. Non si limiterà al nome, si deciderà anche – si spera innanzitutto – su come rispondere «alla domanda di rinnovamento, di giustizia sociale e di ecologia».

Jean-Luc Melenchon

Molto più battagliero, dopo la performance alle presidenziali, Jean-Luc Melenchon, che tuona: «Monsieur Macron non è sicuro di vincere queste elezioni, lui è riuscito a fare questo governo di coalizione che vediamo ovunque in Europa, socialisti più gente di destra e qualcuno ribattezzato “società civile”…da noi però esiste questa alternativa umanista, ecologica e sociale che io tento di portare avanti».

I Republicains temono, ancor più dei socialisti che sono già sprofondati al loro minimo storico alle presidenziali, una nuova pesante sconfitta. Dopo che “En Marche!” ha attirato decine di loro nei suoi ranghi, ne ha promossi uno premier e due ministri in posti chiave, i leader della destra storica temono il disorientamento degli elettori. Anche perché la squadra del presidente sta dosando sapientemente i candidati nelle varie circoscrizioni, così da rendere meno difficile il compito a chi è “morbido” nei confronti del governo – come ad esempio Nathalie Kosciusko-Morizet a Parigi – rispetto a chi è sulla linea del leader Francois Baroin.

Marine Le Pen e il compagno Louis Aliot

Nel Front National sono venute meno molte certezze, quella di avere una leader vincente in Marine Le Pen e quella di puntare sull’uscita dall’euro, un terreno sul quale una netta maggioranza dei francesi non è disposta a scendere. La presidente ha oggi ammesso che il suo vice e “teorico” del partito, Florian Philippot, potrebbe andarsene nel caso il Fn rinunci al ritorno allasovranità monetaria“.

 

Margit Szucs

Foto © Paris Match, Europe1.fr

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