«Non c’è nessun progresso sul dialogo per la Brexit»

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Il presidente della Commissione europea Juncker e il capo negoziatore per l’Ue Barnier sono intervenuti all’assemblea plenaria di Strasburgo dell’Europarlamento

Nella risoluzione approvata oggi con 557 voti in favore, 92 voti contrari e 29 astensioni, contributo del Parlamento europeo al Vertice Ue a 27 (il Regno Unito non partecipa) del 19 e 20 ottobre a Bruxelles, quando i leader nazionali valuteranno i progressi compiuti nei negoziati Brexit, gli eurodeputati richiedono ai capi di Stato e di governo dei Paesi membri che nella valutazione finale sia aggiunto che «non sono stati compiuti progressi sufficienti su tre obiettivi fondamentali, a meno che il quinto ciclo di colloqui sul ritiro del Regno Unito dall’Unione europea non rappresenterà un grande passo avanti». Di fatto si conferma il documento approvato giovedì 28 settembre dalla Conferenza dei presidenti del Parlamento (presidente dell’Europarlamento e leader dei gruppi politici) ed elaborato dal gruppo di coordinamento del Pe su Brexit.

Nell’assemblea plenaria di Strasburgo l’Europarlamento, nel discutere i termini e le condizioni che il Regno Unito dovrà rispettare per uscire dall’Unione europea, ha accolto con favore i chiarimenti forniti dal primo ministro Theresa May nel suo recente discorso a Firenze, ma i deputati europei auspicano che il governo britannico presenti senza indugio proposte specifiche per: salvaguardare l’insieme dei diritti che attualmente godono i 4,5 milioni di cittadini dell’Ue e del Regno Unito; rispettare integralmente gli obblighi finanziari del Regno Unito nei confronti dell’Ue; risolvere la questione della frontiera dell’Irlanda/Irlanda del Nord, nel pieno rispetto dell’Accordo del Venerdì Santo.

Ulteriore condizione per concludere la prima fase dei negoziati – che comunque alla fine, qualsiasi sia il genere di accordo, dovrà essere approvato dal Pe – è una garanzia che il diritto comunitario sarà rispettato dalla Gran Bretagna fino a che si compia la Brexit. A precedere il dibattito di questa mattina, in cui si discuteva la proposta di risoluzione elaborata dal gruppo di coordinamento del Pe su Brexit, c’è stato l’intervento del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e del capo negoziatore per l’Ue Michel Barnier. La premessa è stata il cambio di atteggiamento del primo ministro Theresa May nel discorso dello scorso 21 settembre a Firenze (qui il suo discorso integrale, in inglese, trascritto dal Sole 24 Ore), ma che ovviamente non basta per risolvere tutti i problemi fin qui trovati.

   Jean-Claude Juncker e Michel Barnier

L’intervento del presidente Juncker è stato tutto basato sull’impossibilità di entrare in una seconda fase dei negoziati perché non sono state affrontate ancora le questioni relativi ai diritti dei cittadini Ue che vivono nel Regno Unito (da parte UK), quelle sugli obblighi finanziari (restanti) britannici, sui confini con l’Irlanda, alla risoluzione di tutte le altre controversie. «I negoziatori hanno compiuto buoni passi avanti sui diritti dei cittadini ma manca ancora l’accordo sull’indispensabile ruolo della Corte di giustizia europea per la garanzia dei loro diritti». Di conseguenza «non possiamo ancora parlare delle relazioni future».

Pone l’accento sulla problematica finanziaria il capodelegazione per le negoziazioni Barnier, che ha ribadito come restino “serie” le divergenze con Londra «in particolare per quanto riguarda il regolamento finanziario: non accetteremo di pagare in 27 ciò che è stato deciso a 28. Ancora non c’è accordo sui punti chiave e non abbiamo raggiunto progressi sufficienti per iniziare una nuova fase di negoziati». Il presidente del Parlamento Antonio Tajani ha sottolineato come la votazione sulla risoluzione odierna ha confermato l’unità del Parlamento e il dibattito «ha mostrato una chiara volontà di un impegno costruttivo con il Regno Unito, ma allo stesso tempo ha suscitato notevoli preoccupazioni per i ritardi finora registrati. Mi auguro che i prossimi mesi consentano di compiere progressi sufficienti per soddisfare le condizioni preliminari per avviare le discussioni sulle nostre future relazioni con il Regno Unito».

          Guy Verhofstadt

Guy Verhofstadt, coordinatore del Pe per la Brexit, ha posto in evidenza la preoccupazione «soprattutto per quanto riguarda i diritti dei cittadini. La proposta da parte nostra per risolvere questo problema è semplice: lasciare che i cittadini dell’Unione europea conservino i diritti dei quali godono ora nel Regno Unito e lo stesso sia fatto per i cittadini britannici che vivono nel continente. Mi chiedo addirittura perché stiamo ancora discutendo di ciò? Questo problema potrebbe e dovrebbe essere concluso immediatamente».

 

Claudia Lechner

Foto © European Union

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