Think Digital Summit 2017, tra normativa e sicurezza dei dati

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Al centro dibattito di Bruxelles il quadro legislativo, il sostegno a piccole e medie imprese e il miglioramento delle infrastrutture digitali

Le barriere informatiche stanno crollando, la digitalizzazione cambia il modo di concepire economia e affari nell’Unione europea e nel resto del mondo, ma restano timori sulle minacce e i rischi che un terreno vasto e non ancora del tutto normato come internet può presentare. Come plasmare il futuro digitale dell’Europa in piena sicurezza, assicurando crescita e prosperità in un settore dall’enorme potenziale? Se ne è discusso a Bruxelles, nel corso del Think Digital Summit, patrocinato dall’European Business Summit, che ha visto gli interventi di rappresentanti delle istituzioni, di aziende ed esperti del mondo digitale.

Giovanni Buttarelli
                    Giovanni Buttarelli

Per assicurare massima connettività e innovazione, sono necessarie strette collaborazioni tra decisori politici, industrie di settore e cittadinanza, garantendo allo stesso tempo protezione e privacy. «Dovremmo incanalare questo grande potenziale», apre il dibattito con la sua introduzione Giovanni Buttarelli, garante europeo della Protezione Dati (Edps, European Data Protection Supervisor), organismo indipendente che lavora nell’alveo dell’Ue.

«Se da un lato non possiamo più mettere da parte l’innovazione digitale, dall’altro abbiamo il compito specifico di porre i diritti umani al centro», prosegue Buttarelli. È un periodo di grandi sfide per la «privacy dei dati, le autorità di controllo stanno scrivendo una cornice legislativa che salvaguardi la vita privata e le comunicazioni, possibilmente per i prossimi decenni a venire». La strada è ancora molto lunga, ma «d’altro canto questi tempi sono un’opportunità affascinante per forgiare la strada, rispettando le aspettative delle persone riguardo la trasparenza».

thinkdigital.eu2017L’aspetto legislativo è stato il focus della prima sessione di dibattito. Tenendo conto dei rapidissimi sviluppi del settore, la Commissione europea ha proposto nuovi regolamenti che sostituiscano le direttive attuali riguardo i Servizi di comunicazione elettronica (Ecs), come quelli forniti dai gestori di telecomunicazioni, affinché la protezione comprenda uno spettro più ampio di attività e servizi. Anche il resto del mondo si sta muovendo in questa direzione.  Gli Stati Uniti ad esempio, dalla primavera 2017, hanno mosso i primi passi per aggiornarsi alle nuove esigenze del digitale, applicabili in più rami dell’economia. Per tutti, globalmente, la chiave sta nel trovare giusto compromesso tra l’evoluzione tecnologica e la definizione di regole precise e delle relative eccezioni.

Tra gli addetti ai lavori direttamente interessati c’è Michal Boni, europarlamentare polacco del Ppe e autore di una serie di emendamenti dibattuti dall’Assemblea. «Dobbiamo trovare una soluzione ragionevole ed equilibrata», spiega Boni. «Aprire ai cookie ed evitare situazioni per cui il nostro consenso sia espresso via browser è la chiave per gli editori, specialmente di piccoli siti internet locali. Mentre le esenzioni per le attività familiari innoverebbero i servizi per gli individui».

Michal Boni
                              Michal Boni

Gli emendamenti di Boni non sono stati accolti e questo respingimento ha dato il via a “incontri ombra”, «da cui abbiamo raggiunto più di quanto atteso», commenta soddisfatto Boni. «Abbiamo aperto la strada a esenzioni familiari, implementato le tematiche di sicurezza, modificato i tempi di attuazione del regolamento (maggio 2018, ndr) e molto altro. Bisogna apprezzare il compromesso ottenuto, non facile per i gruppi politici, anche se alla fine è stata esclusa dal compromesso l’apertura del trattamento dati. Abbiamo lavorato sotto una grande pressione, ma è normale».

Il testo è migliorabile nella misura in cui si «trovi equilibrio tra innovazione e rispetto dei diritti dei cittadini e delle loro aspettative», afferma Boni in linea con quanto dichiarato da Buttarelli,  «bisogna che la privacy elettronica sia complementare al Regolamento Generale di Protezione Dati (GDPR), per parificare la situazione per tutte le imprese».

«Qui in Europa prima si parte dalla regolamentazione, poi si avviano gli affari», l’intervento di Pierre Louette, amministratore delegato della  compagnia telefonica francese Orange. «In altri posti avviene il contrario, prima c’è l’impresa e poi si legifera, se l’impresa va oltre. Ci vuole equilibrio a protezione dei cittadini, ma al momento questo equilibrio non c’è. Dovremmo proteggerne i dati e magari usare i metadati, come avviene in altri campi».

thinkdigital.eu2017Ma non ci sono solo i colossi del digitale, anche le piccole e medie imprese, il 52% del commercio  nell’Unione europea secondo i dati Eurostat, possono giocare un ruolo fondamentale per incrementare la crescita. Ed è stato questo l’argomento centrale della seconda sessione del Think Digital Summit. La Commissione europea punta a promuovere politiche di sostegno alle Pmi, con iniziative che includono l’armonizzazione del commercio elettronico per assicurare che le vendite internazionali non pesino in maniera sproporzionata sulle piccole e medie imprese.

La terza sessione infine ha riguardato le infrastrutture digitali, per una massima connettività. Primo punto chiave, secondo i piani della Commissione, è l’aggiornamento e l’estensione dei network, coordinando gli sforzi politici con l’obiettivo di rafforzare il Mercato unico digitale. Seconda questione sono invece le trasmissioni wireless, per un più efficiente e ampio spettro di ricezione a disposizione degli utenti delle tecnologie di telecomunicazione.

thinkdigital.eu2017Per una migliore gestione dei network si punta al 5G. Il flusso di informazioni generato dalla connessione delle apparecchiature andrà, e questo è il terzo punto chiave, a beneficiare di nuovi standard che rendono la comunicazione dinamica e capace di veicolare un maggiore numero di dati. La velocità è la chiave per capitalizzare questi benefici, anche gli Stati Uniti hanno già avviato un dibattito politico per definire i contorni della sua applicazione.

Dalla fine degli anni ’90 l’Europa ha privatizzato le telecomunicazioni, seguendo la linea secondo cui la liberalizzazione del mercato, affiancata da una regolamentazione adeguata, sarebbe stato lo strumento per sbloccare efficienza, innovazione e investimenti. La gamma di servizi forniti ai consumatori è aumentata di conseguenza, con servizi di qualità assolutamente superiore a parità di prezzo.

La rivoluzione digitale auspicata – e ribadita dal Think Digital Summit – è una condizione necessaria verso quella che la Commissione ha denominato Gigabit Society, ma la strada per questo raggiungimento ha ancora bisogno di forti investimenti, per colmare il gap nell’accesso alle infrastrutture che renda possibile una più ampia partecipazione e cittadinanza europea, per un contributo decisivo al progresso dei prossimi decenni.

 

Raisa Ambros

 

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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