Moody’s declassa rating Italia, a un passo da “spazzatura”

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La manovra economica del governo del Belpaese spaventa l’Unione europea, per bilancio e prospettive crescita, ma il commissario Moscovici esclude il contagio

A differenza dell’agenzia di rating internazionale Fitch questa volta è una stroncatura quella che ha fatto Moody’s: l’atteso e temuto declassamento previsto c’è stato, il taglio del rating dell’Italia di un ulteriore gradino a Baa3 (da Baa2), ora davvero a un passo da essere considerato titolo (ovvero “spazzatura”), tecnicamentenon investment grade“. Questo alla vigilia dalla risposta che il governo dovrà dare a Bruxelles sulla contestata manovra. Le motivazioni che hanno portato i tecnici dell’agenzia internazionale al downgrade sono legate al sostanziale cambio di rotta del governo italiano sul fronte della strategia di bilancio. Tuttavia nell’annunciare la decisione l’agenzia ha anche definito “stabile” la previsione, ovvero l’outlook. Il che potrebbe non far presagire altri interventi in ribasso da parte dell’agenzia di rating.

Una deviazione che comporta – si precisa nelle motivazioni alla base della decisione – un deficit «significativamente più elevato rispetto alle attese». Inoltre a non convincere Moody’s sono le previsioni di crescita inserite dal governo nella manovra, giudicate troppo ottimistiche. Numeri che non produrranno l’auspicato calo del debito che dovrebbe invece stabilizzarsi attorno al 130% del Pil. Anche – si aggiunge – per la «mancanza di un piano coerente di riforme», da qui le «implicazioni negative di medio termine per la crescita» derivanti dallo stallo delle riforme economiche e fiscali. Un quadro dunque tutt’altro che roseo, e che potrebbe peggiorare – sottolinea Moody’s – se dovesse esserci una ulteriore escalation delle tensioni con la Commissione europea, con le chance di un addio dell’Italia all’euro – attualmente ritenute “molto basse” – che potrebbero aumentare.

Dunque le critiche assomigliano molto a quelle che arrivano dall’Ue: troppe spese aggiuntive, debito che non scende e stime di crescita troppo ottimistiche. Insomma, la manovra italiana continua a spaventare Bruxelles, che però non teme uneffetto contagio“, nonostante lo spread continui a crescere, anche per le tensioni che si sono registrate negli ultimi giorni – ma soprattutto oggi – tra i due azionisti della maggioranza gialloverde. Il giorno dopo la consegna della lettera con i rilievi della Commissione, Pierre Moscovici, nella sua veste di “guardiano dei conti” dei Paesi Ue, continua a gettare acqua sul fuoco, a ribadire che non c’è alcuna volontà di andare allo scontro e che, anzi, resta grande fiducia sulla possibilità di arrivare a un accordo attraverso il “dialogo costruttivo” intavolato con le istituzioni italiane.

Dirimente, chiarisce però il commissario agli Affari economici, sarà la risposta attesa entro lunedì a mezzogiorno da parte del ministro dell’Economia Giovanni Tria. Non è tanto il deficit al 2,4% l’importante, spiega il francese, quanto la deviazione rispetto all’aggiustamento “strutturale” – definita nella lettera “senza precedenti” – che sfiora il punto e mezzo di Pil. Non solo nei piani presentati dal governo a Bruxelles manca l’aggiustamento richiesto per il prossimo anno dello 0,6% ma, anzi, il saldo strutturale (cioè il deficit al netto degli effetti del ciclo economico) peggiora di un ulteriore 0,8%. E manca, nell’orizzonte triennale presentato nel draft budgetary plan (Dbp) una chiara indicazione di discesa del debito, il vero problema del Belpaese.

Debito che resta «la spesa meno produttiva e più stupida di tutte», come riporta l’Agenzia Ansa, chiarendo nelle parole del commissario Moscovici come la Commissione non abbia intenti punitivi nei confronti di Roma – le missive sono partite, secondo le regole Ue, anche verso Belgio, Francia, Portogallo, Slovenia e Spagna – ma che «la palla ora è nel campo delle istituzioni italiane». E proprio a questo rilievo sembra rispondere Luigi Di Maio assicurando che «l’obiettivo dell’Italia e del suo Governo è ridurre il debito. Questa manovra» – spiega su Facebook – «punta a riportare l’Italia sui giusti binari europei». Intanto è difficile che il testo vero e proprio della legge di Bilancio, approvata dal Consiglio dei ministri lunedì scorso, possa arrivare in Parlamento prima della chiusura di questa prima fase di confronto con Bruxelles, anche se il termine di legge per l’invio sarebbe fissato al 20 ottobre.

Per evitare scenari negativi, che potrebbero arrivare al rigetto della manovra con la richiesta di presentarne una nuova, l’Italia dovrebbe modificare la sua impostazione. E i mercati sembrano credere a questa impostazione. Ma al momento il refrain nella maggioranza è che «i saldi sono quelli e non si cambiano». Lo stesso Giuseppe Conte, che ha avuto modo di confrontarsi in via informale con Angela Merkel e Emmanuel Macron, ha spiegato che «non c’è motivo di cambiare la manovra, ci siederemo al tavolo con la Commissione. La lettera è l’inizio di un percorso». La risposta, assicura Palazzo Chigi, arriverà nei tempi, a dimostrate che la volontà didialogo costruttivoc’è anche da parte italiana. E Bruxelles ha già fatto sapere che martedì prossimo la Commissione esaminerà i pareri sulle manovre dei vari Paesi dell’Eurozona, compresa la nostra. Atteso poi per venerdì 26 ottobre il giudizio di un’altra agenzia di rating, Standard and Poor’s.

 

Angie Hughes

Foto © Business Recorder, Zero Hedge, CBN Tv

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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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