La scommessa dell’Onu, 10 anni per ripristinare ecosistema

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Per combattere crisi climatiche, approvvigionamento idrico e migliorare sicurezza alimentare le Nazioni Unite chiedono per il 2020-2030 il cambiamento

Il degrado degli ecosistemi terrestri e marini mina le condizioni di vita di 3,2 miliardi di persone e costa circa il 10% del prodotto lordo globale annuo in termini di perdita di servizi per specie e clima. Ecosistemi chiave, quelli che forniscono numerosi servizi essenziali per l’alimentazione e l’agricoltura, compresa la fornitura di acqua dolce, la protezione dai rischi e la fornitura di habitat per specie come pesci e impollinatori, stanno diminuendo rapidamente. Per questo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dato il via oggi al decennio per il Ripristino dell’Ecosistema. Mira a combattere le crisi climatiche, migliorare la sicurezza alimentare e l’approvvigionamento idrico. Circa il 20% della superficie vegetata del pianeta mostra un calo della produttività con perdite di fertilità legate a erosione, impoverimento delle risorse e inquinamento in tutte le parti del mondo. Il recupero di 350 milioni di ettari di terreni degradati tra oggi e il 2030 potrebbe generare 9.000 miliardi di dollari in servizi eco-sistemici e liberare l’atmosfera di ulteriori 13-26 gigaton di gas serra. Altrimenti, entro il 2050, il degrado e il cambiamento climatico potrebbero ridurre i raccolti del 10% a livello globale e in alcune regioni fino al 50%.

Il decennio che si apre oggi è un invito all’azione globale, metterà insieme il sostegno politico, la ricerca scientifica e le risorse finanziarie per potenziare l’azione portandola da iniziative pilota di successo ad interventi in aree di milioni di ettari. La ricerca mostra che potrebbero essere recuperati oltre due miliardi di ettari di terre disboscate e degradate. «Il degrado dei nostri ecosistemi ha avuto un impatto devastante sia sulle persone che sull’ambiente. Siamo entusiasti del fatto che lo slancio per ripristinare il nostro ambiente naturale abbia guadagnato terreno, perché la natura è la nostra migliore scommessa per affrontare il cambiamento climatico e garantire il futuro», ha dichiarato la tanzanese Joyce Msuya, direttrice esecutiva del Programma ambientale delle Nazioni Unite. Il decennio accelererà gli attuali obiettivi di ripristino globale, ad esempio la Bonn Challenge, che mira a ripristinare 350 milioni di ettari di ecosistemi degradati entro il 2030, un’area quasi delle dimensioni dell’India. Al momento 57 Paesi, governi subnazionali e organizzazioni private si sono impegnate a restaurare oltre 170 milioni di ettari. Questo sforzo si basa su iniziative regionali come l’Iniziativa 20×20 in America Latina che mira a ripristinare 20 milioni di ettari di terra degradata entro il 2020 e l’AFR100 African Forest Landscape Restoration Initiative che mira a recuperare 100 milioni di ettari di terreni degradati entro il 2030.

Il ripristino dell’ecosistema è definito come un processo per invertire il degrado degli ecosistemi, paesaggi, laghi e oceani, per riacquistare la loro funzionalità ecologica; in altre parole, per migliorare la produttività e la capacità degli ecosistemi di soddisfare i bisogni della società. Ciò può essere fatto consentendo la rigenerazione naturale degli ecosistemi sovra-sfruttati, ad esempio, o piantando alberi e altre piante. Il ripristino dell’ecosistema è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, principalmente quelli relativi ai cambiamenti climatici, all’eliminazione della povertà, alla sicurezza alimentare, alla conservazione delle risorse idriche e della biodiversità. È anche un pilastro delle convenzioni ambientali internazionali, come la Convenzione di Ramsar sulle zone umide e le Convenzioni di Rio sulla biodiversità, sulla desertificazione e sul cambiamento climatico.

 

Elodie Dubois

Foto © Ramsar.org, cbd.int

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Elodie Dubois
Francese, innamorata dell'ambiente e dell'Italia. Sempre attenta alle tematiche che riguardano la lotta all'effetto serra e la riduzione dell'inquinamento, contribuisce con la sua esperienza a Strasburgo e a Bruxelles alla realizzazione di una buona Euro...comunicazione!

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