La Cavea “europea” dell’Auditorium infiammata dai Take That

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Il tour della storica band per festeggiare i 30 anni di carriera ha fatto tappa a Roma di fronte a una platea eterogenea, anche tanti spagnoli e inglesi ad applaudirli

Quando la musica unisce, accende gli animi, diverte e certe canzoni valicano decenni e confini allora significa che l’obiettivo di un artista è stato raggiunto. È questo il favoloso risultato ottenuto dai Take That, che hanno festeggiato i 30 anni di carriera con un mega tour che ha toccato le maggiori città inglesi ed europee facendo sold out dappertutto. Gary Barlow, Howard Donald e Mark Owen oggi continuano a portare avanti l’eredità di una delle band che ha ottenuto più successo nella storia delle classifiche britanniche.

Ieri ci ha pensato la Cavea dell’Auditorium di Roma ad accoglierli nel migliore dei modi,  infiammata dal calore di circa 4mila spettatori che hanno ballato, cantato, urlato a squarciagola per circa un’ora e mezza di spettacolo. È stato un vero e proprio viaggio emozionale attraverso i successi più belli e coinvolgenti, trascinando ogni spettatore ai confini delle percezioni che solo la musica quando è ben suonata ti fa raggiungere.

Odyssey tour, che si conclude con la data di Zurigo, conferma i Take That come una delle più grandi band del mondo perché, attraverso la loro longevità e capacità di realizzare un sound senza tempo hanno dimostrato che l’etichetta di bellocci senza troppa sostanza non gli si addiceva proprio. Poco dopo le 21, sulle note di Greatest day come un boato, l’intero parterre si è alzato in piedi, nessuno è rimasto al suo posto, sarebbe stato davvero impossibile. “Tonight this could be the greatest night of our lives. Let’s make a new start the future is ours to find” cantano e il pubblico li prende in parola!

Tutti sotto al palco con i propri figli o con i genitori che l’ultima volta a Roma, 24 anni fa, avevano amorevolmente accompagnato le loro figlie ad assistere alle storiche date del 23 e 24 aprile 1995. Non c’era un’età specifica, sì perché i Take That riescono da sempre in questo: unire generazioni. Si prosegue con le note divertenti, movimentate della coinvolgente Shine e una meravigliosa pioggia di coriandoli colorati fluttua nell’aria nel parterre in festa. È la volta di Get Ready for It da III e Giants da Wonderland, due hits belle con un sound in evoluzione, nuovo, tra il dance e pop tipico del loro mood.

Gary dice “We’re back Roma” e la folla risponde, d’altronde nella Capitale li aspettavano da anni. Howard ringrazia per il supporto che si protrae dagli anni Novanta. Si passa poi alla ballata Patience che nel 2006 segnò il grande ritorno sulle scene come band, dopo lo scioglimento il 13 febbraio 1995, all’apice del successo, per l’uscita dal gruppo di Robbie Williams e il conseguente successo planetario di quest’ultimo. E proprio le canzoni che negli anni ’90 resero famoso Williams, Everything Changes e Could It Be Magic (Babby Manilow cover) non possono mancare sul palco di Roma come anche It Only Takes A Minute. Appena partono le note di Pray, Mark, Gary e Howard si cimentano nei passi del celebre balletto che le appassionate non dimenticano e qualche ragazza lo accenna nel parterre e dagli spalti.

Il momento nostalgia non manca, ascoltando le note dolcissime di Babe cantata da Mark Owen, seguita poi da A Million Love Songs, sempre così magiche e attuali, perfettamente accompagnate da Gary al pianoforte. Arrivano le note intramontabili, delicate, uniche di Back For Good, capolavoro pop senza tempo. E si balla ancora tutti, ovviamente compresi loro, sulle note di Out of Our Heads ed Everlasting.  E da qui alla fine è un’escalation effervescente ed esplosiva: il mood energico di The Flood, con le loro voci che si intersecano perfettamente seguito da Cry e il super sexy sound di Relight My Fire, infiammando il pubblico che diventa incontenibile ripensando al video anni Novanta, riproposto sul palco dai 3 che si muovono come se non fosse trascorso nemmeno un anno! Al posto degli accendini, oggi l’atmosfera si crea con le mille luci dei cellulari che accompagnano le meravigliose note di Rule The World, un crescendo armonioso di una melodia scenografica che dal vivo è sorprendente.

Roma non è ancora pronta a salutarli, il tempo è volato ma Never Forget cantata da Howard chiude per forza la serata, con un testo che la band sente molto “Never forget where you’ve come here from, never pretend that it’s all real, someday soon this will all be someone else’s dream, this will be someone else’s dream”. Loro ballano, non si risparmiano fino alla fine, ringraziano e tutti sappiamo che sarà un arrivederci perché con milioni di dischi venduti in trent’anni la storia non può finire qui!

 

Alessandra Caputo

Foto © Alessandra Caputo

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Alessandra Caputo
Classe 78, giornalista pubblicista, laureata in Lettere Moderne, scrittrice, mamma orgogliosa. Ha scritto di cronaca, spettacolo e cultura in quotidiani, riviste settimanali, mensili e sul web. Per diversi anni si è dedicata al settore viaggi e turismo dove la sua creatività si è integrata alla descrizione della realtà. Oltre al turismo oggi si dedica anche al settore cinematografico e agli amati libri. Appassionata della vita, della lettura, dell’arte e della cucina, senza seguire un ordine preciso delle cose ama ritagliare un piccolo spazio per tutto.

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