Johnson vede Juncker, ma ancora nessuna novità per la Brexit

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Il primo ministro britannico, inseguito dai contestatori, diserta la conferenza stampa col premier lussemburghese. Intanto Gibilterra convoca le elezioni prima della scadenza

Come previsto il primo faccia a faccia tra i vertici del Regno Unito e della Commissione europea, Boris Johnson e Jean-Claude Juncker, a Lussemburgo, si è concluso con l’ennesima fumata nera sulla Brexit. Al pranzo di lavoro il nuovo premier britannico non ha portato le “proposte concrete” alternative al backstop per il confine irlandese di cui Londra va parlando da settimane, e che Bruxelles attende, ma che per il momento sul tavolo non c’è niente su cui trattare. Eppure Johnson ha insistito nel commentare che un accordo «è fattibile se c’è energia e buona volontà da entrambe le parti».

Xavier Bettel durante la conferenza stampa

Il Granducato era stato scelto come territorio neutro per evitare l’immagine del premier britannico, che va a elemosinare concessioni a Bruxelles, ma è stata comunque una disfatta in termini di immagine, ancor prima che di contenuti. A sottolineare l’atipicità della situazione la conferenza stampa solitaria del premier lussemburghese Xavier Bettel al termine dell’incontro con Johnson, disertata dall’inquilino di Downing Street perché infastidito dal rumore di un nutrito gruppo di manifestanti anti-Brexit. «Non credo fosse corretto» partecipare a un conferenza stampa destinata «chiaramente» a essere disturbata «da molto rumore», ha spiegato il premier Tory, rincorso per tutto il giorno da un centinaio di manifestanti che lo hanno fischiato, urlandogli “vergogna”, “pussa via”, “ferma il colpo di stato”, e intonando appelli al capo negoziatore dell’Ue Michel Barnier (che ha accompagnato Juncker) a salvare la Gran Bretagna.

L’opposizione britannica è tornata alla carica, con la richiesta scritta a Johnson di rendere pubbliche le proposte di cui il primo ministro ha parlato ripetutamente, senza finora averle messe nere su bianco. E se il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg a margine del Consiglio Affari generali dell’Ue ha parlato con una certa disinvoltura di una Brexit senza accordo (no deal) inevitabile se Londra non metterà sul tappeto nuove iniziative, a lanciare l’allarme è stata BusinessEurope, la Confindustria europea, che col direttore generale Markus Beyrer ha sollecitato a «escludere una Brexit no deal» perché le sue conseguenze andrebbero ben oltre la data di divorzio e «sarebbero un disastro». Mancano 45 giorni alla scadenza del 31 ottobre per il divorzio del Regno Unito dall’Ue, «il tempo stringe, occorre usarlo con saggezza», come aveva suggerito Bettel.

                         Fabian Picardo

Intanto Gibilterra convoca le elezioni prima della scadenza della Brexit. Il capo del governo Fabian Picardo, eletto per un secondo mandato nel 2015 in un Paese politicamente bloccato da quasi cinque mesi, ha sciolto oggi il parlamento (composto da 17 eletti) e ha convocato le elezioni per il 17 ottobre, per preparare questa piccola enclave britannica situata nell’estremo sud della Spagna all’uscita dall’Unione europea. «Gibilterra avrà bisogno di una leadership stabile e forte in vista della Brexit, specialmente se ci saranno anche (presto) elezioni nel Regno Unito e in Spagna», ha dichiarato citato dall’agenzia francese Afp, «Non vorremmo lasciare l’Ue, ma se la lasciamo, e non importa come la lasciamo, siamo pronti».

Picardo, il cui partito socialista laburista governa in coalizione con il Partito liberale dal 2011, lo fa pensando come il territorio autonomo di 6,2 chilometri quadrati all’estremità meridionale della penisola iberica, che la Spagna ha ceduto nel 1713 alla corona britannica, con i suoi circa 30.000 abitanti, potrebbe risentire fortemente del ristabilimento dei controlli al confine con la Spagna. Grazie al suo sistema fiscale favorevole, Gibilterra gode di una fiorente economia, guidata in particolare dalle società di scommesse online. La data delle elezioni di Gibilterra coinciderà con l’inizio di un vertice di due giorni a Bruxelles, che potrebbe essere l’ultima occasione per concludere un nuovo accordo tra Bruxelles e Londra.

 

Angie Hughes

Foto © Bild, The Sun

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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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