Contraffazione e abusivismo commerciale piaghe del Belpaese

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Perdite complessive annuali dei settori colpiti pari al 6,4% del fatturato e un valore aggiunto di 4,9 miliardi di euro con 197mila posti di lavoro regolari a rischio

Appuntamento annuale in Confcommercio Roma per la settima edizione della Giornata “Legalità ci piace!”, convegno nel quale sono stati presentati da Format Research e da Mariano Bella direttore dell’Ufficio Studi, dati sulla contraffazione e abusivismo commerciale, presente anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Nel suo intervento, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha precisato che «l’illegalità danneggia il lavoro di tanti imprenditori e determina per le imprese del commercio e dei pubblici esercizi una perdita di oltre 30 miliardi di euro di fatturato mettendo a rischio ogni anno 197 mila posti di lavoro«».

Mariano Bella nella sua esposizione di dati ha evidenziato che i reati contro le imprese come estorsioni, usura, minacce hanno raggiunto nel 2018 (dato disponibile) il 16,5% dei reati denunciati ogni 1.000 imprese, mentre i reati contro le famiglie come rapine, furti danneggiamenti, stupefacenti e prostituzione si attestano nel 2018 al 25,2% ogni 1.000 abitanti, in flessione  rispetto al 30,5% del dato del 2010. Il dr. Bella ha però precisato che questo dato non è valido per la Capitale dove invece i reati sono più che doppi rispetto altre città d’Italia. Nelle imprese del terziario spicca la valutazione degli imprenditori che lamentano, specie quelli al dettaglio, come il taccheggio dei prodotti da loro venduti sia aumentato.

Nel 2016 la stima era al 23,2 nel 2018 ha raggiunto il 24,1 per cento. L’indagine di  Format research, riguardo l’illegalità dei prodotti acquistati, mette al primo posto i prodotti di abbigliamento; nel 2013 era al 41,2% nel 2019 ha raggiunto il 69,4 per cento. In calo i prodotti alimentari illegali passati dal 33,0 del 2016 al 31,0 del 2019, mentre c’è un dato allarmante sui farmaci e sui prodotti parafarmaceutici il cui acquisto illegale è passato dal 15,1 del 2013 al 17,7 del 2019. Ma perché si acquista un prodotto contraffatto? Le ragioni dell’acquisto vedono al primo posto  mancanza di denaro sufficiente (70%) , il 46% degli intervistati ha risposto: «anche se rischioso è un buon affare» mentre il 6% lo acquista (abbigliamento) perché << i prezzi di alcuni prodotti quali i capi griffati sono troppo elevati».

C’ è anche l’identikit del consumatore illegale, al primo posto l’impiegato (29,7 nel 2016 era 26,7) quindi il pensionato (21,0 nel 2016 era 20,6) quindi l’operaio (19,0 nel 2016 era 24,1) lo studente (6,0 nel 2016 era 4,2) all’ultimo posto il libero professionista – imprenditore o dirigente (5,3 nel 2016 era 7,4). Le aree geografiche ove sono presenti i consumatori illegali vedono al primo posto il sud e le isole con il 43,7,quindi il centro con 23,3,il Nord-est 16,0 il nord-ovest 17,00 Gli effetti della contraffazione ha per le imprese pesanti ripercussioni che raggiungono il 37,8 dei ricavi del fatturato, e il 18,0 di riduzione dei livelli occupazionali, mentre la concorrenza sleale in generale è giunta al 60,8. Interessante la mappa del taccheggio  che Format research ha fatto, perché al primo posto risulta il Nord-ovest con il 75,5% di imprese vittime di ruberie, quindi il centro 73,6% il sud e le isole con  68,6% , il nord est con il 55,5%.

Sangalli (nella foto di apertura, ndr) nel suo discorso ha ricordato che: «è sconcertante che il 90% dei consumatori pur consapevoli dei rischi dell’acquisto illegale spesso con l’aiuto del web, lo  ritenganormale”, per il 73% dei casi, una tendenza diffusa tra i giovani di età compresa tra i 18 e 24 anni». Il presidente Sangalli ha poi raccontato una storia che merita di essere riportata. «Ho ritrovato un libro per ragazzi del 2004 che mi ha colpito molto. È la storia di un bambino di 10 anni che si chiama Giovanni in onore del Giudice Falcone essendo nato a Palermo il giorno dell’attentato di Capaci. Giovanni aveva un pupazzo che custodiva gelosamente, che si chiamava Bum e aveva i piedi bruciati perché suo papà, che aveva una bottega di giocattoli , dopo la morte di Falcone aveva cominciato a rifiutare di pagare il pizzo di quel negozio. Una notte un’incendio doloso, distrusse il negozio. Solo  quel pupazzo si salvò ma con i piedi bruciati. Gli uomini passano –ha  continuato Sangalli rivolto al Ministro dell’Interno –  ma le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini diceva Falcone, perché noi siamo gli “altri uomini” ma soprattutto lo sono i nostri figli ed i nostri nipoti».

Il ministro dell’Interno Lamorgese in una improvvisata conferenza stampa, all’uscita da Piazza Belli, a proposito di una domanda posta da un giornalista sulla revoca della scorta a Valeria Grasso, l’imprenditrice palermitana che ha permesso con la sua denuncia l’arresto di persone affiliate alla mafia e che per questo ha ricevuto minacce di morte, ha risposto: «ho chiesto al prefetto di Roma di ricevere Valeria, stiamo facendo verifiche sulla misura, perché la signora possa esporre eventuali elementi di rischio a sua disposizione per consentire alle forze di polizia di valutare la situazione».

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Giancarlo Cocco

Foto © Giancarlo Cocco

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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