Rapporto 2019 Ismea-Qualivita sulle produzioni DOP, IGP e STG

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Autenticità, tradizione, gusto, tipicità, legame con il territorio d’origine, sicurezza e tracciabilità. Grazie a questi attributi l’Italia è leader nell’agroalimentare e vitivinicolo

Il Rapporto Ismea-Qualivita è l’indagine annuale che analizza i valori economici e produttivi della qualità delle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP IGP STG. Il sistema delle Indicazioni Geografiche rappresenta una guida fondamentale e indiscussa dei distretti agroalimentari del Belpaese.

Nel XVII Rapporto si registra un ulteriore crescita che si inserisce nel trend degli ultimi dieci anni per il settore Food e Wine DOP IGP, con un valore alla produzione delle oltre 800 Indicazioni Geografiche che per la prima volta supera i 16,2 miliardi di euro (+6,0% in un anno) e con l’export che scavalca la soglia dei 9 miliardi di euro (+2,5%), grazie al lavoro di oltre 180.000 operatori e l’impegno dei 285 Consorzi di tutela riconosciuti. Questi prodotti sono identificati da: autenticità, tradizione, gusto, tipicità, legame con il territorio d’origine, sicurezza e tracciabilità. Attributi che hanno generato un manipolo di consumatori di “nicchia”, molto attenti alla qualità sotto tutti gli aspetti, che nel tempo hanno portato ad una progressiva affermazione sul mercato delle IG. Le IG hanno un ruolo duale: da una parte l’affermarsi di un legame della #DopEconomy con l’industria alimentare italiana nella quale riesce a generare un valore aggiunto nel segno della qualità, dall’altra la capacità del sistema IG di rappresentare un elemento di qualità diffusa nei territori e un collettore per lo sviluppo del tessuto locale.

Il primo elemento di questo doppio ruolo delle IG, si evince dalla crescita sempre più decisa che negli ultimi anni ha avuto l’utilizzo di materie prime DOP e IGP nella preparazione di prodotti composti, elaborati o trasformati da parte dell’industria alimentare. Da due anni viene monitorato questo fenomeno anche all’interno del Rapporto Ismea-Qualivita, che racconta come fra le prime 50 DOP IGP italiane per fatturato oltre 35 hanno partnership con l’industria dei trasformati (70%), con una quota di produzione destinata a questo settore che in oltre un caso su quattro è superiore al 10%. Si tratta di un comparto strategico per vari motivi, capace di ampliare l’offerta e la visibilità, aprire nuovi sbocchi commerciali e superare i limiti della stagionalità di alcune produzioni. Le esperienze sono molte e coinvolgono anche grandi colossi, talvolta insospettabili, come Findus, Ferrero, Coca Cola, fino a McDonald’s Italia che da oltre dieci anni propone nei menù prodotti italiani DOP IGP e ne promuove le caratteristiche distintive con attività di comunicazione.

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Una grande opportunità per le produzioni IG, con spazi di crescita ancora ampissimi, ma che richiede un forte ruolo dei Consorzi e delle imprese per governare al meglio le partnership e stabilire rapporti con il mondo dell’industria di respiro ampio e strategico, soprattutto sugli aspetti del valore e della comunicazione. Da sottolineare che questo proficuo legame tra sistema DOP IGP e mondo dell’industria alimentare rappresenta un’esperienza tutta italiana: ecco allora che in quest’ambito la Penisola può costituire un modello di riferimento per tutta la comunità europea. C’è anche un altro ambito in cui il sistema agroalimentare del Belpaese gioca un ruolo forte in Europa. Con il New Green Deal della presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, l’ambizioso patto “verde” tra gli Stati membri, esprime questo mandato nella strategiaFarm to fork”, che recupera il modello dell’agroalimentare garante della sicurezza alimentare, della salute e del benessere animale. L’Italia è il Paese che maggiormente è in grado di declinare tale modello, con le sue tante IG che puntano sulla tracciabilità delle filiere, sulla certificazione e la tutela dei prodotti di qualità, richiedendo che i prodotti alimentari debbano rimanere sani, nutrienti e di alta qualità, nel rispetto dell’ambiente.

Sempre in ambito europeo un chiaro segnale è arrivato dalla nuova banca datieAmbrosialanciata dalla Commissione per facilitare l’accesso alle informazioni sulla IG comunitarie. L’Unione europea con questo ha voluto sopperire all’esigenza di strumenti in grado di gestire e divulgare le produzioni IG. Altro aspetto legato ai prodotti DOP IGP italiani è il turismo. Gli ultimi dati del Rapporto sul Turismo Enogastronomico evidenziano come il 71% delle persone in viaggio vuole vivere esperienze enogastronomiche non usuali e che il 53% dei turisti nel mondo ha svolto un viaggio nel mondo negli ultimi due anni. In questo ambito le IG dello Stivale hanno creato le condizioni per un’esperienza turistica sempre più ricca. Ad esempio il mondo del vitivinicolo da oltre trent’anni ha trasformato il modo di vedere la cantina, che non è più solo luogo di produzione ma anche luogo di conoscenza e acquisto. I dati in questo settore stimano una grande crescita anche per il valore alla produzione dei vini IG sfusi a 3,5 miliardi di euro (+9,1% su base annua), con l’imbottigliato che raggiunge 8,9 miliardi di euro (+7,9%). La produzione complessiva resta sotto la soglia dei 25 milioni di ettolitri con tendenze opposte tra le DOP che superano i 16 milioni di ettolitri (+7,4%) e le IGP ferme a 8,3 milioni di ettolitri (-10,3%).

La trasformazione di alcune IGP e l’introduzione di nuove DOP, hanno contribuito ad affermare queste ultime nell’assetto geografico e quantitativo nazionale. Ancora bene l’export che nel 2018 raggiunge 5,4 miliardi di euro (+3,5%) su un totale di 6,2 miliardi del vino italiano nel suo complesso: i vini DOP IGP rappresentano il 74% del totale export vinicolo italiano in volume e l’87% in valore. Anche altri settori come olio, aceto, formaggi e salumi hanno adottato i sistemi del vitivinicolo e infatti si è verificato un notevole incremento nel settore food. Nuovo record per l’agroalimentare italiano DOP IGP STG che nel 2018 raggiunge i 7,26 miliardi di euro di valore alla produzione e cresce del +3,8% rispetto al già positivo 2017, con un trend del +43% dal 2008. Il valore al consumo pari a 14,4 miliardi di euro conferma il risultato dell’anno precedente, mentre continua la crescita sul fronte export che per il comparto Food IG raggiunge i 3,6 miliardi di euro per un +1,2% su base annua con le esportazioni agroalimentari DOP IGP che dal 2008 hanno registrato ogni anno una crescita in valore (+218% in totale). Un terzo delle esportazioni in valore è verso Paesi Extra Ue (33%), mentre i mercati principali si confermano Germania (20%), Usa (18%) e Francia (15%).

Le DOP e IGP agroalimentari e vitivinicole consolidano il loro ruolo guida della qualità agroalimentare “made in Italy” all’estero, con un export di settore che per la prima volta raggiunge e supera i 9 miliardi di euro nel 2018. Una crescita che vale il +2,5% in un anno, mantenendo stabile la quota del 21% nell’export agroalimentare italiano. Il contributo maggiore a questo risultato è fornito dal comparto dei vini con un valore di oltre 5,4 miliardi mentre più stabile è il valore delle DOP e IGP agroalimentari che si attesta sui 3,6 miliardi per un +1,2% annuo. A fine 2019 l’Italia conferma il primato mondiale per numero di prodotti certificati con 824 DOP, IGP, STG nei comparti Food e Wine su 3.071 totali: oltre un prodotto su quattro registrato come DOP, IGP, STG nel mondo è italiano. Nel 2019 sono state registrate 32 nuove IG nel mondo, 24 Food (fra cui l’Olio di Puglia IGP in Italia) e 8 Wine (fra cui il Nizza DOP in Italia), con i numeri maggiori in Spagna (+7), Croazia (+4), Regno Unito, Italia, Francia, Grecia, Austria, Romania (+2). Nel 2019 l’Italia raggiunge la soglia dei 300 prodotti Food DOP, IGP, STG: anche questo un primato mondiale (il secondo Paese è la Francia con 251 prodotti Food IG).

 

Ginevra Larosa

Foto © Ismea, Qualivita   –   Video © Eurocomunicazione

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