Macron: «Europa, serve audacia». Riaprono Austria e Danimarca

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Coronavirus, in Francia lockdown fino all’11 maggio. «L’epidemia rallente, rinasce la speranza». Germania e Spagna ripartono gradualmente

Discorso alla nazione, questa sera, dall’Eliseo per il presidente Emmanuel Macron che ha esteso il blocco della Francia per combattere il Covid-19 e ha respinto le critiche al suo governo dicendo che il Paese era poco preparato prima del colpo di pandemia. L’annuncio di Macron della proroga della chiusura e della parziale ripresa delle attività per far ripartire l’economia e le scuole dall’11 maggio è arrivato insieme con il primo aumento del bilancio delle vittime giornaliero da quattro giorni. I morti legati al virus sono cresciuti di 574 unità a 14.967, secondo il ministero della Salute. L’aumento dei casi appena registrati ha rallentato, tuttavia, a 4.188 per un totale di 136.779. «Eravamo preparati per questa crisi? Ovviamente, non abbastanza» – ha dichiarato il presidente – «ma abbiamo affrontato la situazione. In Francia come altrove, abbiamo dovuto gestire le emergenze, prendere decisioni difficili, basate su informazioni parziali che spesso cambiano, e adattarci sempre (…) ma dall’11 maggio saremo in grado di testare chiunque presenti un sintomo e metterlo in quarantena». La Francia è il terzo Paese più colpito in Europa, dopo l’Italia e la Spagna, dall’epidemia di coronavirus.

Il discorso più atteso, quello più difficile di tutta la presidenza, ha tenuto inchiodati davanti alla tv milioni di francesi, già provati da un mese di confinamento in casa. Occhi fissi nella telecamera per tutti i 30 minuti, il presidente ha abbandonato i proclami bellici e ha ricordato i meriti del personale sanitario oltre a ringraziare tutti i francesi perché oggi «l’epidemia comincia a segnare il passo». Macron ha continuato sostenendo che la crisi sanitaria dovrebbe essere «un momento di verità» e «di rifondazione» per l’Europa. Nelle prossime settimane, «proverò a portare la nostra voce nell’Unione europea per avere più unità e solidarietà», ha affermato il capo dello Stato, «Le prime decisioni sono andate nella giusta direzione» ma siamo in un momento che richiede «più ambizione, più audacia».

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Ha infine fatto mea culpa, promettendo di «trarre tutte le conseguenze» delle «mancanze» e degli «errori» che ci sono stati, a cominciare dalla mancanza di bluse, disinfettanti, mascherine e materiale sanitario. E ha invitato tutti ad avere il coraggio di prendere «nuovi sentieri» e «reinventarsi». «Io per primo», ha aggiunto con l’emozione nella voce. Dall’11 maggio, la Francia riparte: questo l’annuncio, queste le parole più attese dai francesi. Che hanno avuto anche la sorpresa di sentirsi annunciare la «riapertura progressiva di tutte le scuole», un appuntamento simbolico e molto auspicato da tutte le famiglie, che temevano quello che era stato anticipato dai media come scontato, il rinvio a settembre. Dalla ripresa delle condizioni normali di libera circolazione saranno esclusi, in un primo tempo, «le persone anziane e i più vulnerabili». Ogni francese sarà poi «dotato di una mascherina per la circolazione in pubblico», perché l’obbligo di indossarla potrebbe diventare «sistematico», come previsto dall’Organizzazione mondiale della sanità. Quanto alle scuole, riapriranno prima gli asili, poi le elementari, medie e licei, mentre per le università se ne riparlerà dopo l’estate.

Fino a «metà luglio» dovranno restare abbassate anche le saracinesche di cinema, teatri, ristoranti, bar, hotel, musei, sale da concerto: anche qui un provvedimento doloroso ma indispensabile e largamente anticipato, con date di riapertura persino più lontane nel tempo. «La speranza rinasce, ma nulla è già acquisito», ha avvertito il presidente, che ha invitato l’Europa a «maggiore audacia» e i Paesi ricchi a «ridurre in modo massiccio» il debito degli Stati africani, come auspicato da Papa Francesco (sotto il discorso del lunedì dell’Angelo). Un pensiero, con voce commossa, agli anziani e alla strage silenziosa negli ospizi. Con la promessa di rilasciare permessi di accesso negli istituti – fin qui blindati per proteggere i più longevi – ai parenti, per «dare l’ultimo saluto» ai più gravi. «Da soli non vinceremo mai, perché oggi a Bergamo, Madrid, Bruxelles, Londra, Pechino, New York Algeri o Dakar piangiamo i morti di uno stesso virus. Se il mondo si frammenta, è nostra responsabilità costruire sin da oggi nuove forme di solidarietà e di cooperazione».

Dalla Spagna all’Austria, dalla Germania alla Danimarca, l’Europa cerca timidamente di ripartire e di passare alla cosiddettafase 2dell’epidemia da coronaviruscome avevamo anticipato su Eurocomunicazione – anche se il Regno Unito come Francia e Italia, mantengono il lockdown. Mentre sullo sfondo resta sempre viva la preoccupazione per una possibile seconda ondata di contagi, come dimostrerebero i dati che arrivano dalla Cina, avamposto della pandemia e ora di nuovo alle prese con un aumento delle infezioni, sia di origine locale sia importate dall’estero. In Spagna, il governo ha deciso il rientro nelle fabbriche e nei cantieri degli operai dei comparti edile e manifatturiero, primi settori “non essenziali” a riaprire i battenti. Nel Paese il bilancio delle vittime è tornato nuovamente a scendere – 517 morti in 24 ore – e i nuovi contagi si sono attestati al livello più basso da tre settimane a questa parte. Una tendenza, frutto delle misure di confinamento adottate dal governo, che ha convinto il premier Pedro Sanchez ad allentare la morsa delle restrizioni. Anche se la ripartenza è stata contestata e ritenuta imprudente da molti operatori sanitari e da una parte delle forze politiche e amministrazioni territoriali, come la Catalogna. La maggior parte della popolazione tuttavia resterà ancora bloccata nelle proprie case, mentre negozi, bar e altri spazi pubblici rimarranno chiusi almeno fino al 26 aprile.

In Austria, tra i primi Paesi a decidere la chiusura dopo l’Italia e tra i primi che ora ripartono dopo avere appiattito la curva dei contagi, la mascherina sul viso sarà obbligatoria per clienti e lavoratori dei piccoli negozi e delle aziende artigiane, che riaprono domani, a esattamente un mese di distanza dal lockdown deciso dal cancelliere Sebastian Kurz. Anche sui mezzi pubblici scatterà l’obbligo di coprire naso e bocca, già in vigore nei supermercati, e sempre domani saranno riaperti i giardini pubblici statali, seppure con limitazioni. A maggio, se tutto andrà bene, potranno essere riavviati tutti gli altri negozi più grandi e i parrucchieri. A seguire, bar, ristoranti e alberghi. In Danimarca, dopo settimane di chiusura per l’emergenza, da mercoledì inizieranno a tornare a scuola e negli asili i bambini, a scaglioni. E i prossimi a ripartire potrebbero essere i tedeschi: anche la Germania si muove verso una progressiva revoca delle restrizioni, man mano che continua a scendere il numero di nuovi contagi e mentre i morti restano molto al di sotto del livello registrato in altri Paesi europei. L’accademia delle scienze nazionale ha raccomandato un graduale allentamento delle misure: il parere sarà la base per una decisione che sarà presa mercoledì dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dai presidenti dei 16 Land.

 

Elodie Dubois

Foto e video © France Bleu, Ouest-France, France24, Eurocomunicazione

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Elodie Dubois
Francese, innamorata dell'ambiente e dell'Italia. Sempre attenta alle tematiche che riguardano la lotta all'effetto serra e la riduzione dell'inquinamento, contribuisce con la sua esperienza a Strasburgo e a Bruxelles alla realizzazione di una buona Euro...comunicazione!

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