Fase 2 per l’Europa, Vienna e Copenaghen prime a riaprire

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In controtendenza gli Stati che finora avevano rinunciato al lockdown, ora chiudono anche Svezia e Giappone

Prima nazione europea a serrare i confini nazionali e a chiudere tutto ispirandosi al modello italiano, l’Austria comincerà a tentare una lenta ripartenza dal 14 aprile. Seguita dalla Danimarca, che allenterà le misure restrittive dal giorno dopo. Dunque mentre la pandemia del coronavirus ha raggiunto con la sua massima violenza d’urto gli Stati Uniti, l’Europa – finora la più colpita in termini di vite umane, con 50.000 morti su un totale globale di 70mila – inizia a vedere qualche timido segnale incoraggiante e può cominciare a pensare a come e quando ripartire con la “fase 2“. Allentando blocchi e riaprendo parchi, fabbriche e piccole attività come deciso da Vienna, la prima ad annunciare un parziale ritorno alla normalità, anche perché il numero dei disoccupati in un mese è schizzato a oltre 500.000. Mentre Copenaghen partirà dagli asili e dalle scuole fino al livello di scuola media.

L’onda lunga che ha travolto il Vecchio Continente sta lasciando macerie dove prima c’erano solide economie e nei governi europei si fa sempre più strada la consapevolezza che un lockdown prolungato avrebbe effetti ancor più deleteri a livello sociale. L’esempio cui si guarda con speranza è quello di Wuhan in Cina, primo focolaio della pandemia e dove ora sono ripartite oltre il 90% delle imprese. Anche se nel mondo c’è ancora chi potrebbe dovere repentinamente cambiare idea sulla posizione tenuta finora, come fatto nei giorni scorsi da Regno Unito – il premier Johnson è perfino stato intubato – e Usa, ora il Giappone, dopo l’espansione a ritmo sempre più allarmante del virus, in particolare a Tokyo, e la Svezia, che di fronte all’aumento dei contagi potrebbe essere costretta a sua volta alla chiusura all’italiana.

Il governo scandinavo si prepara all’eventualità chiedendo poteri speciali per tre mesi mentre Stoccolma si attrezza con un ospedale da campo da 600 posti per alleggerire la situazione della capitale, dove c’è stata la metà dei 400 decessi registrati nel Paese e dove ancora nel weekend le strade erano piene di persone in giro a fare shopping. Tornando alle riaperture anche in Spagna, il Paese europeo più colpito dopo l’Italia, si pensa a come ripartire dopo i problemi derivanti dalla veloce diffusione della pandemia. I dati sono incoraggianti: i morti per coronavirus sono calati per il quarto giorno consecutivo e i ricoveri in terapia intensiva non aumentano più ai ritmi dei giorni scorsi. In Francia la priorità delle autorità rimane il confinamento, arrivato alla quarta settimana, con la speranza che anche lì si confermino i primi segni di una frenata dell’epidemia. Gli ospedali hanno registrato domenica il numero più basso di morti dal 29 marzo e c’è un rallentamento negli accessi alle terapie intensive.

In Germania la cancelliera Angela Merkel non ha voluto fissare una data prestabilita per annullare le misure di contenimento ma c’è già un elenco di possibili iniziative stilate dal ministero dell’Interno che un domani – a Berlino si spera il prima possibile – dovrebbero consentire alla vita di tornare alla normalità. Tra queste l’obbligo di indossare mascherine in pubblico, limiti agli assembramenti e meccanismi per rintracciare con rapidità le catene di infezione. La strada che faticosamente, un po’ dappertutto, si cerca di trovare per evitare che dall’epidemia si passi in poco tempo alla carestia. Ironia della sorte Boris Johnson, primo ministro conservatore del Regno Unito e tra i leader che avevano sminuito il nuovo coronavirus e la malattia respiratoria correlata, è il primo capo di governo ad ammalarsi di Covid-19, è stato trasferito in un’unità di terapia intensiva dopo che le sue condizioni sono peggiorate.

Fra i primi a inviare sostegno a Johnson il premier italiano Giuseppe Conte, dopo che in serata è tornato a parlare all’Italia per presentare il nuovo decreto, con cui si stanziano 400 miliardi di liquidità per le imprese, sommate al precedente “CuraItalia” che ne aveva liberati 350 porta a un totale di 750 miliardi di euro di interventi, quasi la metà del Pil nazionale. E ora ci si prepara al Consiglio europeo in cui si deciderà (si spera, dopo l’ultimo posticipo) di ipotesi Eurobond e nuovi aiuti, dopo quelli decisi dalla Banca centrale europea e dalla Commissione. Si configura un inedito asse Italia-Francia con Parigi che se non sarà deciso un fondo di solidarietà Ue si dichiara pronta a bocciare tutte le ipotesi. Compresa quella del Meccanismo europeo di Stabilità (Mes o Fondo Salva Stati) sgradita al Belpaese.

https://www.facebook.com/Eurocomunicazione/videos/165682244588433/

 

Elodie Dubois

Foto e video © Reliefweb, Channel 4 News, Itv, Eurocomunicazione

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Elodie Dubois
Francese, innamorata dell'ambiente e dell'Italia. Sempre attenta alle tematiche che riguardano la lotta all'effetto serra e la riduzione dell'inquinamento, contribuisce con la sua esperienza a Strasburgo e a Bruxelles alla realizzazione di una buona Euro...comunicazione!

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