Caritas: per l’emergenza aumentano i nuclei in difficoltà

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Tra chi si rivolge alle Diocesane aumenta il numero degli italiani, che risultano oggi al 52% rispetto al 47,9 del 2019

Pubblicato il rapporto della Caritas italiana in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà (17 ottobre) che fotografa i gravi effetti economici della crisi sanitaria per il Covid 19 in questi mesi. Nel secondo trimestre del 2020 è l’occupazione che subisce un duro scossone con un calo di oltre 840mila occupati rispetto al 2019. Sembra profilarsi il tempo di una grave recessione economica che diventa terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà. Secondo i Centri di ascolto Caritas da un anno all’altro, i nuovi poveri sono passati dal 31% al 45%: quasi una persona su due si rivolge alla Caritas e lo fa per la prima volta. Aumenta il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei italiani e delle persone in età lavorativa.

Nell’Italia pre-Covid i poveri assoluti risultavano 4,6 milioni pari al 7,7% della popolazione, complessivamente si tratta di 1,7 milioni di famiglie e tra le categorie più vulnerabili sono ancora le famiglie del Mezzogiorno, spesso con 5 o più componenti, le famiglie con minori ma anche nuclei di stranieri la cui incidenza è pari al 24,4%. C’è anche una correlazione negativa tra incidenza della povertà ed età delle persone di riferimento, in quanto i nuclei di persone con età compresa tra 18 e 34 anni incidono per quasi il 9% mentre tra gli over 65 è pari al 5,1%. 1,1 milioni di bambini e ragazzi nel Belpaese sono in stato di povertà. Anche tra chi un lavoro lo possiede quasi sempre sottopagato, la percentuale dei poveri è decisamente più alta della media: l’incidenza della povertà tra le famiglie degli operai si attesta al 10,2%.

Dati Istat confermano la criticità di persone che non possono permettersi di avere una casa di proprietà, infatti vi sono oltre 726mila famiglie povere in affitto e rappresentano il 43,4% di tutte le famiglie povere. Il rapporto segnala anche che in Italia la disuguaglianza del reddito è tra i più elevati d’Europa. Secondo dati pubblicati dalla Banca d’Italia durante la pandemia di Covid-19, in particolare nei mesi di aprile e maggio la metà delle famiglie italiane ha subito una riduzione di reddito pari al 15%, anche tenendo conto degli strumenti di sostegno ricevuti dal governo. L’impatto più negativo lo hanno avuto l’80% dei lavoratori indipendenti che hanno subito la caduta di oltre la metà del reddito familiare. Più di un terzo degli individui ha dichiarato di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di 3 mesi per coprire le spese dei consumi essenziali della famiglia, in assenza di altre entrate. Questa quota supera il 50% per i disoccupati e per lavoratori dipendenti con contratto a termine.

Nei 69 giorni nei quali gli italiani sono “rimasti chiusi in casa” le Caritas diocesane hanno continuato a stare accanto agli ultimi e alle persone in difficoltà. Complessivamente la rete Caritas tra marzo e maggio ha sostenuto a livello diocesano e parrocchiale circa 450mila persone. Tra i beneficiari circa il 30% è rappresentato dai nuovi poveri, i disoccupati, le persone con impiego irregolare, dipendenti in attesa della cassa integrazione, spesso giunta con colpevole ritardo. Sul fronte delle problematicità le Caritas Diocesane segnalano un forte incremento dei problemi derivanti dalla povertà economica, da difficoltà per il mantenimento dell’abitazione (affitto o mutuo). Compaiono poi fenomeni nuovi come le difficoltà delle famiglie riguardo “la didattica a distanza con l’impossibilità di poter acquistare tablet, pc, connessioni wi-fi. Si è rilevato durante il lockdown un grande “disagio psicologico-relazionale”, problemi dovuti allasolitudine”, forme depressive, conflittualità di coppia, conflittualità genitori-figli.

È emerso, però, durante tutto il periodo di lockdown un elemento positivo: “solidarietà” espressa da tutte le comunità. Sono fiorite iniziative a supporto dei più fragili da parte di aziende, enti, negozi, supermercati, famiglie, singoli cittadini ma anche con amministrazioni locali ed enti non ecclesiali. Il numero dei volontari che si sono messi a disposizione delle Caritas sono pari a 62.186, in media 406 a diocesi. Purtroppo tra gli operatori non sono mancati i contagi e vittime da Covid-19 infatti a giugno sono stati rilevati 179 casi di infezione e venti persone decedute. Lo studio della Caritas mette in luce una situazione nella quale i “nuovi poveri” rappresentano la metà degli assistiti. C’è un incremento dell’incidenza nelle donne, più fragili e svantaggiate sul piano occupazionale e spesso portavoci dei bisogni dell’intero nucleo familiare.

Aumentano anche i giovani tra i 18 e 34 anni e si registra un innalzamento della quota dei coniugati delle famiglie con figli che si rivolgono alla Caritas. Riguardo il Reddito di emergenza erogato dall’INPS che andava da 400 a 800 euro a seconda del nucleo familiare, questo beneficio economico è stato il più richiesto tramite le strutture di Caritas, con un tasso di accettazione della domanda pari al 26,3%. I fruitori sono stati nuclei composti da adulti over 50 spesso con figli maggiorenni con un reddito fino a 800 euro e bassi tassi di attività lavorativa. I bassi tassi di accettazione del reddito di emergenza tra i beneficiari che si sono rivolti alla Caritas ha fatto emergere che le misure emergenziali predisposte dal Governo sono stateattivate con lentezza, con ritardo e inoltre vi è stata poca chiarezza sugli strumenti. La sensazione è che la lentezza burocratica abbia inciso di molto sull’effettivo impatto”.

Il rapporto segnala anche “la frammentazione e moltiplicazione delle misure previste da parte del governo, che hanno causato fatiche in fase attuativa con la difficoltà di interpretare i regimi di incompatibilità tra le misure di sostegno Covid con gli altri ammortizzatori sociali”. Di fatto la sovrapposizione tra misure emergenziali e i requisiti per l’accesso (es. Isee per Reddito di emergenza) “ha scoraggiato diverse famiglie dal fare domanda per le misure”. A ciò si aggiunge l’assenza di informazioni adeguate e di orientamento alle misure, nonché di accompagnamento durante tutto l’iter di accesso alle stesse, soprattutto nella fase di emergenza. In tutto questo periodo di pandemia, i servizi e gli operatori della Caritas sono stati identificati massimamente, come i  principali autori per sostegno e aiuto nei confronti di famiglie e persone povere, ed è auspicabile che continuino a farlo.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Risveglio Duemila, Wikipedia, Caritas, FarodiRoma

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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