M5S, da uno vale uno a uno vale zero

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Un progetto politico è basato su contenuti, idee e proposte su cui costruire una visione di società e di nazione. Vediamo il caso M5S

Un tempo un progetto politico era basato su dei contenuti, delle idee e delle proposte su cui costruire una visione di società e di nazione. Insomma vi era una base di partenza su cui poi chiedere un consenso, si partiva dal territorio per poi arrivare al centro del partito. Con rammarico oggi non è più così, ecco spiegata senza giri di parole, in poche righe, la crisi di identità di certi movimenti o partiti.

Dalla parte dei cittadini

Il mantra è sempre lo stesso, stare dalla parte dei cittadini e dei propri militanti. Purtroppo solo a chiacchiere, nei fatti strumentalizzano solo il loro consenso per poter entrare a far parte del gioco, in barba e a discapito di coloro che, in buona fede, hanno dato loro fiducia. Così assistiamo giorno dopo giorno a tutto e il contrario di tutto. Non vi è coerenza tra il pensiero espresso, sbandierato ai quattro venti e ciò che poi si pone nella propria azione politica. Uno dei casi più eclatanti è quello rappresentato dal M5S, una vera e propria operazione di presa per i fondelli nei confronti di tutti quegli italiani che gli hanno dato affidamento, da una parte nella remota speranza di un cambiamento, dall’altra per un rigetto verso quella certa cattiva politica. Sfortunatamente al peggio non vi è mai fine, visti gli ultimi accadimenti.

Le speranze

M5SUn movimento nato cavalcando l’onda del malcontento, che fin dall’inizio ha professato la favoletta di essere distante dalle logiche di potere che aveva animato altri partiti, per poi sconfessarsi con il tempo e con dati di fatto, facendo dell’incoerenza un proprio baluardo. Se si guarda all’azione svolta dai Cinque Stelle, nella vita politica italiana, non si può fare a meno di constatare che il loro contestare gli altri non era altro che un mezzo per giustificare un fine, poter prendere il posto di chi criticavano, in alcune occasioni facendo anche peggio.

Ancora oggi imperterriti continuano, ostinatamente, a guardare la pagliuzza nell’occhio altrui, senza scorgere la trave nel proprio. Per quanto tempo ancora i cittadini italiani potranno tollerare la presa in giro dell’affabulatore Beppe Grillo e dei suoi fidi, solo per non perdere lo status quo? Cosa ha prodotto di diverso il loro modo di fare politica, naturalmente si fa per dire “modo di fare politica”, semmai solo tanta fuffa? Ogni qualvolta si sono trovati al dunque, hanno anteposto come esigenza primaria il loro sopravvivere, o forse meglio dire galleggiare, piuttosto che onorare quei principi per i quali erano balzati agli onori della cronaca politica, nella sostanza sono riusciti a disconoscerli quasi tutti, tra l’altro, con una gran faccia di bronzo.

Uno vale uno

L’uno vale uno”, con il tempo si è trasformato in “uno vale zero”, basta vedere cosa è accaduto ogni qual volta le opinioni dei militanti e dei loro eletti nelle istituzioni non sono stati in linea con quella del padre padrone Grillo, ultimamente in veste astronauta. Cosa è accaduto nella galassia “democratica” della creatura grillina? La parola più in voga è stata una sola: espulsione. Eppure il comico, un tempo, nei suoi spettacoli itineranti, dal palco, inneggiava alla condivisione, alla democrazia dal basso verso l’alto, all’ascolto. Già, però nel fare questa constatazione non bisogna trascurare un fattore, si trattava di spettacoli, è in quanto tali, come si è visto in seguito, solo una parte che si recita, almeno stando ai fatti, niente di più.

Corsi e ricorsi storici

Stando così le cose, viene alla mente la famosa teoria dei corsi e ricorsi storici, di Giambattista Vico, che sembra trovare un suo riscontro anche nel caso di Beppe Grillo, applicata questa volta nella sua parabola politica, trovando una certa comparazione con quanto accaduto nel 1986 quando, sempre a causa di quanto detto da un altro palco, quello di Fantastico 7, fu estromesso dalla RAI. A pensarci bene il comico genovese, già all’ora come oggi, professava una certa fissa verso i cinesi. Strana coincidenza! Almeno in questo la teoria del filosofo napoletano, Vico, ha dimostrato una certa corrispondenza.

Che l’incoerenza sia la strada maestra intrapresa dal cosiddetto “garante” e vero capo politico dei Cinque Stelle lo si intuisce facilmente, basta rifarsi alla frase postata, qualche tempo fa, sul suo blog: “Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme”. Se ai vertici del movimento si ci ispira realmente a questo proverbio africano e non lo si usa invece solo come specchietto per le allodole, perché si impedisce a chi ne fa parte, anche con opinioni diverse, di essere coinvolto per raggiungere la stessa meta? “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa”, altro detto africano.

 

Alessandro Cicero

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Alessandro Cicero
Alessandro Cicero è nato in Africa settentrionale, da genitori italiani di origine siciliana, si è trasferito da piccolo nella città di Salerno, oggi vive a Roma, svolge la sua attività tra la capitale e Londra. Scrive su alcune testate giornalistiche nazionali e su un organo di informazione europeo ed internazionale incentrato su tematiche politiche, economiche, industriali e su argomenti sociali e del lavoro inerenti il Parlamento Europeo e i rapporti con gli Stati membri ed esteri. È, inoltre, impegnato nella cura di rapporti istituzionali internazionali e di interfaccia con i media, creando campagne di stampa e cura dell’immagine istituzionale. Ha maturato esperienze nell’ambito del public relations, relations intelligence, crisis management e strategie digitali, corporate communication & public affair. È stato impegnato nello sviluppo e nella cura della comunicazione e delle relazioni esterne, anche in campagne di comunicazione elettorali internazionali. È stato consulente per l’elezione a Presidente della Repubblica di un importante Stato africano conseguendo la nomina, nell’ambito di quella specifica coalizione, di Consigliere per le Pubbliche Relazioni, Relazioni Istituzionali, Commerciali, Economiche per la Comunicazione in Italia e presso le Istituzioni Europee a Bruxelles. Ha fondato e diretto, come direttore editoriale, un settimanale nazionale sia cartaceo che online, ha scritto su alcune testate nazionali ed europee, ha partecipato come commentatore in alcune trasmissioni televisive come RaiNews24, Uno Mattina Rai, Rai Radio 1, Rai 2, intervistato su TG1 economia Rai. Tra le varie esperienze è stato osservatore per le elezioni presidenziali in Ucraina, nelle quali fu eletto Viktor Yushchenko e alcuni anni prima osservatore e corrispondente per le elezioni presidenziali in Albania, che portarono all’elezione di Sali Ram Berisha. Ha operato nel settore mass media, editoria e comunicazione in joint venture con la tedesco-romena Roumanainvest, il primo gruppo televisivo privato in Romania. Ha svolto incarichi nell’ambito del settore Ambiente ed Energia È stato cofirmatario, assieme all’amministratore delegato dell’Enel dell’epoca, Alfonso Limbruno e al Direttore Generale, Claudio Poggi, del Contratto Nazionale di Lavoro del Settore Elettrico nell’ambito delle relazioni industriali. Come editorialista e appassionato della materia, ha scritto e rilasciato anche interviste su organi nazionali d’informazione su temi di energia, ambiente, industria e riorganizzazione aziendale e di settori industriali, in particolare su aziende come ENI, Enel e Sogin.

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