Presepe dalle Ande e albero dalle Dolomiti, il Natale in Piazza San Pietro

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Presepe

Con l’auspicio che l’umanità avanzi nella fraternità e nella amicizia, la storia che iniziò nel 1223 con San Francesco

Anche quest’anno il presepe allestito in Piazza San Pietro ha destato stupore come quello dello scorso anno di Castelli che aveva suscitato qualche disapprovazione.

Il presepe artistico delle Ande

I personaggi del presepe quest’anno hanno i tratti somatici e l’abbigliamento tipico dei popoli andini. I 35 soggetti provengono dal Perù, dal villaggio di Chopcca nel dipartimento di Huancavelica. È stato voluto, oltre che da Papa Francesco, anche dalle autorità peruviane per commemorare i duecento anni dell’indipendenza nazionale. Simboleggia l’universalità della salvezza, in quanto Gesù ha, qui, le sembianze di un bambinohilipuska”, così chiamato perché avvolto da una tipica coperta di Huancavelica. È legato con unchumpi” cintura andina intrecciata. I Magi hanno delle bisacce contenenti alimenti caratteristici di Huancavelica, patate, quinoa, canihua, kiwicha. Nel presepe, sono presenti lama che portano sul dorso una bandiera peruviana. E un angelo bambino, annuncia la nascita del Salvatore che suona il tipico strumento a fiato chiamato Wajrapuco. Intorno animali appartenenti alla fauna delle Ande: alpaca, vigogne, pecore, vizcachas, parihuanas, e non poteva mancare il condor, simbolo nazionale del Perù.

Inaugurazione

La cerimonia d’inaugurazione era fissata per venerdì 10 dicembre in Piazza San Pietro, ma una pioggia torrenziale l’ha spostata nell’aula Paolo VI. Si è aperta con le note dell’inno Vaticano della Banda musicale del Corpo della Gendarmeria della Santa Sede, seguito da quello del Perù. Poi, c’è stata la proiezione di un video con un brano natalizio, intonato da chierichetti della Regione peruviana di Huancavelica. A seguire una riproduzione riguardo la vita dei popoli delle Ande e un inno processionale composto nel 1631 dal sacerdote Juan Perez Bocanegra, per le feste dedicate alla Vergine Maria. Si tratta della prima opera polifonica eseguita nelNuovo Mondo” e i testi sono scritti in linguaquechua”.

Presenti il ministro degli esteri peruviano, Oscar Maùrtua de Romana, che nel suo intervento ha affermato con emozione: «Oggi in Piazza San Pietro vediamo un pezzo di umanità di Huancavelica, è il Perù che cerca di riaffermare la sua anima cristiana». Il governatore della regione di Huancavelica, Maciste Alejandro Diaz Abad, ha ricordato che le 35 figure del presepe sono opera di artisti di Choppcca che conta poco più di 10.000 abitanti, ed è posta a una altitudine che va dai 3.680 ai 4.500 metri sul livello del mare.

Dalle Ande alle Dolomiti di Brenta

In contemporanea si è svolta l’inaugurazione del maestoso albero di Natale, posizionato accanto al presepe. Si tratta di un abete rosso (Picea abies), alto ben 28 metri e del peso di otto tonnellate, un’età di 113 anni e proviene da Andalo in Trentino. Scelto perché presentava alcune problematiche che ne compromettevano la sua integrità. Il suo taglio permetterà a una attigua e giovane pianta di 8 anni, di espandersi e svilupparsi. Al posto del secolare abete verranno piantati 42 esemplari della stessa specie. L’albero è decorato con particolari sfere di legno.

Introducendo l’evento, l’arcivescovo Fernando Vérgez Alzaga, presidente del governatorato dello Stato Città del Vaticano, ha ricordato che: «albero e presepe sono segni importanti in questo tempo di Avvento, come illuminare la strada del Signore che viene». Ha poi sottolineato che gli abitanti di due catene montuose, le Ande e le Dolomiti «si trovano qui uniti per donare un omaggio al Bambino Gesù».

Il sindaco di Andalo Alberto Perli, ha ricordato che l’abete proviene da una foresta alpina, sostenibile, che cresce e si rigenera ogni anno. «È immersa tra i boschi e il verde dell’altopiano compreso tra le Dolomiti di Brenta e la Paganella». Andalo è infatti incluso nei comuni che aderiscono al Parco Naturale Adamello Brenta.

Ricordo del primo presepe di San Francesco

Questo che narrerò ai lettori è un viaggio nel tempo per riscoprire la nascita di Gesù attraverso San Francesco d’Assisi.

Esattamente 798 anni fa a Greccio nei pressi di Rieti nacque il presepe. Siamo nel 1223 e fu San Francesco, proprio lui, a voler “inventarlo” per celebrare la nascita di Gesù.

PresepeFrancesco era rientrato dalla Palestina ove si era recato nel 1219 al seguito della V Crociata, per predicare Cristo al Sultano alKamil (di cui parleremo in altro articolo). Qui aveva visitato i luoghi ove era nato e aveva predicato Gesù. In quella notte Santa a Greccio volle ricostruire la scena della Natività. Per farlo scelse un luogo impervio che gli ricordava Betlemme. Mentre camminava sul monte incontrò un ragazzo a cui chiese di lanciare con molta forza un tizzone ardente. Questo volando come una saetta terminò la sua corsa su una parete ripida e scoscesa. Lì Francesco decise di stabilire la sua residenza. Si sistemò in una piccola grotta che divenne per lui giaciglio e luogo di preghiera. Attorno a quella, più tardi, sorsero edifici che ancora oggi compongono il monastero francescano.

Il bue e l’asinello

Tornando alla notte di Natale del 1223, racconta Tomaso da Celano, francescano e autore della prima biografia di Francesco, «si dispone una greppia, si porta il fieno, poi sono menati (portati) il bue e l’asino. Si onora ivi la semplicità si esalta la povertà, si loda l’umiltà e Greccio si trasforma in una nuova Betlemme». San Francesco ricostruisce la scena non così come la raccontano i vangeli canonici, che in realtà non nominano mai la presenza del bue e dell’asino, ma come viene però narrata nel vangelo apocrifo dello pseudo Matteo. Da questo momento la scena della natività con il bue e l’asinello si diffonderà in tutto il Mondo. A onor del vero, leggendo attentamente tutti e quattro i vangeli, non vi è traccia, nella grotta di Betlemme, né dell’uno né dell’altro animale.

La rievocazione storica con i personaggi

I soggetti del primo presepe sono tutti vivi, contadini del posto che vestono abiti logori, e impersonano viandanti e pastori. Solo per il Bambinello si scelse un pupazzo di legno.

San Bonaventura così racconta la scena: «I frati si radunarono, la popolazione accorse e il bosco risuonò di voci e quella venerabile notte divenne splendente di luci, risuonava di laudi armoniose. L’uomo di Dio (Francesco) stava davanti alla mangiatoria pieno di pietà e bagnato di lacrime. Il rito della Santa Messa venne celebrato sopra la mangiatoia. Francesco cantò il santo Vangelo poi predicò al popolo che lo circondava. Parlò della nascita del re povero che egli chiamò “il Bimbo di Betlemme”».

«Ma poi» – prosegue San Bonaventura – «avvenne il primo miracolo. Un uomo virtuoso e sincero, Messere Giovanni di Greccio, che aveva lasciato la milizia per legarsi a Francesco, affermò di aver veduto dentro la mangiatoia un bellissimo bimbo addormentato, che il beato Francesco, stringendolo con le braccia, sembrava aver destato dal sonno». Il bambinello in legno cullato tra le braccia di Francesco si era tramutato in un bambino in carne e ossa.

Secondo le cronache, quella notte un altro miracolo si verificò quando il fieno che era stato posato sulla greppia venne distribuito agli animali. Alcuni di loro erano ammalati e mangiandone guarirono improvvisamente.       

E allora l’augurio che faccio a tutti voi cari lettori in questa notte Santa è di avere la possibilità di incontrare il Divino in un bambinello, perché le cose più belle non si vedono e non si toccano ma si sentono, proprio come l’amore verso il prossimo.

 

 

Giancarlo Cocco

Foto © Giancarlo Cocco, Siviaggia, Vaticannews
Video © Eurocomunicazione

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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