European Health Summit, a Bruxelles la terza edizione

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terza edizione European Health Summit

Nell’ambito dello European Business Summit, l’incontro sulla sanità europea che mette insieme mondo istituzionale, accademico e imprenditoriale

Si è tenuta a Bruxelles la terza edizione dello European Health Summit, finalmente in presenza dopo le restrizioni per la pandemia di Covid19. All’Egmont Palace, politici, imprenditori, accademici si sono riuniti per dibattere sui temi chiave legati alla sanità, nell’Unione europea e non solo.

European Health Summit, a Bruxelles la terza edizioneAd aprire è stato come sempre Arnaud Thysen, direttore generale dello European Business Summit, patrocinatore dell’evento. Thysen ha sottolineato, fra le varie questioni, gli sforzi fatti sulle malattie rare, finora mai trattate come una priorità. «Ma negli ultimi anni si è finalmente arrivati a una visione comune», per cui «nessuno può essere lasciato indietro», ha affermato.

Presidenza ceca dell’Ue

Il secondo semestre 2022 prevede il passaggio della presidenza del Consiglio dell’Unione europea dalla Francia alla Repubblica Ceca. Ci sarà continuità, preannuncia il viceministro della salute ceco Jakub Dvoracek, nell’impegno sulle malattie rare. «L’approccio è cambiato negli ultimi 4-5 anni», spiega Dvoracek. Visto l’accesso non egualitario alle cure, è importante includere i gruppi di pazienti portatori di interessi nel processo decisionale. «Un approccio collaborativo che guardi alla prospettiva del paziente».

terza edizione European Health SummitIl settore pubblico sta facendo bene il proprio lavoro, ma l’aiuto dei privati è «essenziale», commenta Dvoracek. «Sia per gli investimenti, ma anche per una robusta catena di approvvigionamento. È l’agenda europea e dobbiamo costruire il sistema dal basso». Gli scenari potranno così cambiare, «riportando competitività e velocizzando la ricerca». È un sistema costoso, «ma negli ultimi due anni abbiamo imparato molto come Ue, migliorando la qualità dei negoziati» anche in un contesto economico in difficoltà.

E le prospettive sono buone anche a dispetto delle possibili instabilità politiche. «La politica, i Governi cambiano, ma se guardiamo al lato amministrativo, ci sarà continuità in questo tipo di progetti. Come Ue, stiamo per regolamentare lo spazio dati. Creiamo una cornice legislativa migliore che possa migliorare il trattamento delle malattie rare».

Malattie rare, sostenibilità e accesso transfrontaliero

Le terapie trasformative portano con loro la promessa di cura per malattie rare e potenzialmente letali. Bisognerà superare le sfide etiche, scientifiche, normative, per assicurarne l’inserimento nel sistema sanitario. Le politiche Ue hanno prestato molta attenzione al tema, sia per quanto riguarda l’accesso, anche transfrontaliero, alle cure che la sostenibilità. Si cerca quindi uno slancio definitivo per un nuovo piano d’azione che modelli la strategia farmaceutica.

Reti di riferimento europee

European Health Summit, a Bruxelles la terza edizione«Se l’impegno sarà alto, nella ricerca dati e analisi, miglioreremo il sistema», aggiunge Yann Le Cam, CEO di Eurordis per le malattie rare. «Il vero game changer sarà il mettere tutti gli Stati al tavolo dei negoziati, presentarsi uniti come mercato unico europeo. Con uno spazio di raccolta dati e l’apertura a partnership con i privati, manterremo competitività. Oppure saremo fuori dal sistema. Il precesso di adozione e implementazione di una nuova cornice per le malattie rare può durare anni. Bisogna agire ora, non possiamo permetterci di aspettare».

Pilastro fondamentale sono le Reti di riferimento europee (Ern). «Le fondamenta del lavoro stanno nella condivisione delle conoscenze e delle esperienze», racconta AnneSophie Lapointe, project manager della Missione per le malattie rare. «Già questo è l’inizio di un’infrastruttura, un elemento chiave che si aggiunge alla dimensione dei sistemi sanitari nazionali. La pandemia ci ha dimostrato la necessità di un’azione coordinata a livello europeo. E aver agito uniti è stato un successo. Per questo dovremmo pensare, anche per le malattie rare, un fondo che sia sovranazionale».

Età d’oro dell’innovazione

European Health Summit, a Bruxelles la terza edizioneSiamo in un momento in cui l’innovazione, tecnologica e farmaceutica, nella ricerca e nelle terapie, fa passi da gigante. «Un’età dell’oro», commenta Cédric Hermans, capo della Divisione Ematologia all’Università SaintLuc di Bruxelles. Questo deve però andare di pari passo con la trasparenza, riformulando il rapporto medico-paziente. «Serve trasparenza verso i pazienti, da medici dobbiamo capire l’importanza della posta in gioco».

«Il consenso informato è importante, interagire con le industrie è visto negativamente, ma bisogna educare i pazienti. Anche a farsi auto-diagnosi. Deve finire il rapporto paternalistico e iniziare una maggiore cooperazione interpersonale. Le regolamentazioni non possono compromettere ricerca e progresso. Servono dati, ma i dati devono essere raccolti con procedure trasparenti».

Un altro aspetto da considerare negli investimenti è il capitale umano. «Servono colleghi, attirare dottori, mostrare il potenziale di questi studi. Tanti valori da trasmettere ai giovani professionisti.

Hera

European Health Summit, a Bruxelles la terza edizione

Hera è l’Autorità creata nel 2021 dalla Commissione europea per avere preparazione e risposte rapide verso le minacce sanitarie transfrontaliere. L’obiettivo è assicurare sviluppo e distribuzione di contromisure mediche adeguate, grazie alla cooperazione tra settore pubblico e privato.

«Il successo di Hera viene dal coordinamento durante il Covid-19», rimarca Frank Vandenbroucke, ministro degli Affari Sociali e della Salute Pubblica del Belgio. «Dobbiamo continuare a evidenziare le debolezze e migliorare l’organizzazione generale, per promuovere la preparazione a future pandemie». Il sistema ha reagito con la maggior prontezza possibile durante la prima fase della pandemia.

Anche se non ne siamo definitivamente fuori, bisogna già prepararsi a possibili crisi future. «Soprattutto abbiamo imparato il valore della solidarietà», aggiunge Pierre Delsaux, direttore generale di Hera.

«Stati e Commissione, Hera, società civile, industria, abbiamo tutti lavorato insieme per ottenere risultati». Per continuare a essere efficaci servono capitali e capitale umano. «Da una parte avere l’accesso a un budget europeo, dall’altra reclutare professionisti con diversi background. Quindi prepararci al futuro, mantenendo l’unità fra Paesi. La solidarietà non si ferma ai confini dell’Europa. Come Hera, abbiamo un focus forte sulla dimensione internazionale. La preparazione verso eventuali prossime pandemie funzionerà solo all’interno di una rete universale».

Prospettive future

European Health Summit, a Bruxelles la terza edizioneSe il lavoro nella pandemia è stato soddisfacente, non vuol dire che pure non ci siano criticità. «La collaborazione con l’industria è stata positiva», afferma Dirk Ramaekers, capo della task force per il Covid-19 e la strategia di vaccinazione del governo belga. «Parte della soluzione è arrivata dal sistema medico, dottori, infermieri, che hanno lavorato 24 ore su 24. Né dobbiamo dimenticarci della solidarietà, dell’accessibilità, delle evidenze sull’efficacia dei vaccini».

Su cui c’è stato un ottimo lavoro a tempo record, «ma non abbiamo quello che volevamo, cioè una protezione che durasse anni. Invece rischiamo di dover fare una dose booster ogni sei mesi». Il fatto che il Covid non abbia più una grandissima attenzione, mediatica e politica, può riflettersi sui finanziamenti. «Hera serve a mantenere una visione unitaria». Sulla stessa linea anche Ben Osborn, presidente regionale per lo sviluppo del mercato internazionale di Pfizer. «Gli investitori vogliono sapere i risultati delle azioni per cui hanno pagato. Non dobbiamo far sì che dipenda dai singoli, ma rafforzare il network».

Le opportunità dell’Intelligenza artificiale

European Health Summit, a Bruxelles la terza edizioneAd aprile 2018 la Commissione europea ha pubblicato il primo comunicato ufficiale riguardo la  digitalizzazione nel sistema sanitario. Si è aperto così all’intensificazione della ricerca in materia. La Vallonia, in Belgio, è la Regione che ha ottenuto i maggiori progressi nel campo della tecnologia medica. I risultati si devono anche al lavoro del polo d’eccellenza Biowin, punto di riferimento regionale sull’innovazione.

«Intelligenza artificiale e alte tecnologie stanno cambiando le regole del gioco», afferma Salvatore Scalzo, dell’ufficio legale della Commissione europea. Oltre a migliorare la vita delle persone, l’i.a. può tagliare i costi del «5-10% sulle spese mediche». La priorità dell’era digitale è «creare un ambiente per la leadership europea», da accompagnare con «intelligenza artificiale degna di fiducia e raccolta dati. L’ambizione è segnare degli standard globali, siamo la prima potenza mondiale che cerca di farlo, integrando soluzioni e processi».

Incrementare i.a. e digitalizzazione

European Health Summit, a Bruxelles la terza edizioneAncora non siamo arrivati al pieno potenziale, «l’uso massiccio di queste tecnologie non si è così diffuso e sarà importante implementarne i livelli», auspica JeanYves Parfait, research manager del Gruppo Multitel. «L’incontro con le esigenze europee guiderà il cambiamento», aggiunge Pascale Delcomminette, ceo di WalloniaBrussels International.

Aspetto ricorrente da tenere in considerazione è quello normativo. La raccolta dati è necessaria per il miglior sviluppo dell’intelligenza artificiale, ma dal punto di vista legislativo non c’è uniformità in materia. «È un argomento caldo», chiude Alfred Attipoe, ceo di Comunicare. «Dobbiamo trovare un terreno comune di discussione per allinearci in tema privacy. Sarà un lungo processo».

Nata lo scorso aprile, Hadea è un’agenzia che ha lo scopo di costruire un’industria più competitiva e resiliente. Per farlo, valuta numerosi progetti che poi sottopone alla Commissione europea per eventuali finanziamenti. «L’aspetto interessante è la complementarità con i programmi nazionali», spiega Stéphane Hogan, capo Ricerca per Hadea.

«L’intelligenza artificiale è integrante in ogni area, sia per i progetti europei che oltre. Tutte le ricerche sono una scommessa. Il nostro ruolo è far sì che si punti correttamente. Abbiamo messo in campo un meccanismo di revisione paritaria per assicurare che i fondi giusti finiscano verso i giusti progetti».

Il prossimo appuntamento con lo European Health Summit è fissato per l’8 dicembre 2022.

 

Raisa Ambros

Foto © European Health Summit; Raisa Ambros

 

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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