Matteo Berrettini, pronto a tornare!

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Matteo

I problemi fisici, le difficoltà e le prospettive di un campione

 

I grandi campioni possono avere una pausa, affrontare le difficoltà, il proprio periodo buio e tornare più forti di prima, aggrappandosi alle proprie certezze. Matteo Berrettini, romano, classe ’96, è pronto a tornare in campo!

«Grazie per la pazienza che avete dimostrato. Il rientro in campo sarà a breve, mi sto allenando, sto bene, mi sono preso il tempo necessario. Ho in mente di fare una bella annata, mi sto concentrando per rientrare, divertirmi e far divertire chi mi segue», esordisce Matteo Berrettini.

Matteo è sorridente, gioioso durante un incontro stampa in collegamento da Montecarlo. Sicuro di sé, pronto a gareggiare di nuovo e farlo nelle migliori condizioni. Socievole, aperto, si è lasciato andare raccontando l’ultimo periodo e i suoi progetti per il futuro.

Matteo

«Sono stati mesi complicati dove non sono riuscito a fare quello che amo più fare, cioè competere. Questo mi ha fatto soffrire parecchio. Rispetto al passato ho accettato meno questa situazione, mi impegnavo sempre di più ma non arrivavo mai a sentire la competizione. C’è stata questa difficoltà che ho espresso anche al di fuori del campo da tennis. Mi sento di aver superato questo momento e sono pronto, mi sento di nuovo un giocatore, sto bene e sento una bella energia nell’aria», si confida Matteo.

Il nuovo allenatore Francisco Roig e le giornate a lavoro

«Mi trovo molto bene con Francisco, lui ha un metodo in cui credo molto. È un allenatore molto tecnico. Non c’è un’area dove ci concentriamo di più ma in tutti i dettagli che pensa siano fondamentali. Mi dà tantissimi stimoli. È un lavoro molto interessante perché lavoriamo a 360°. Gioco a tennis da quando avevo 7 anni e sono vent’anni che faccio la stessa cosa, trovare il nuovo stimolo è fondamentale per scendere in campo. Mi trovo bene e ho una grandissima energia».

Matteo e i mesi di buio, fisico e mentale. Quanto ha inciso la paura di farsi nuovamente male?

«È sempre partito tutto dal corpo, non mi sentivo bene e in forma. Nella mia carriera mi ha sempre aiutato la testa per uscire da una situazione di difficoltà fisica. Mi sono sentito stanco di superare quei problemi fisici. Avevo esaurito il serbatoio di energia che mi faceva tornare più forte di prima, ero in una situazione di stallo in cui non potevo aggrapparmi a niente. È partito tutto dal problema fisico e non mentale, le due cose vanno di pari passo».

Il nuovo team di Matteo, nuovi obiettivi ma arginando il problema degli infortuni

«Il tennis è uno sport che arreca molto stress: la quantità di ore che giochiamo, i viaggi e il cambio di fuso orario portano a uno stress alto ma questo non giustifica tante cose. Non sono usciti deficit incredibili, ho una scoliosi molto importante da quando sono piccolo, lavoriamo molto dal punto di vista posturale».

Qual è stato il pensiero felice che ti ha dato carica?

«La settimana di Wimbledon dell’anno scorso, ero arrivato al torneo senza allenamento, soltanto con la voglia di stare lì e di vivere quell’atmosfera. Questo mi ha fatto capire quanto ami fare questo sport e i tornei grandi oltre a quanti sacrifici ho fatto e sto facendo per tornare».

Qual è il programma di rientro? A quali tornei parteciperai?

«Sento di avere il potenziale per tornare al livello che avevo. Voglio essere competitivo e giocare con i migliori. In questo momento il ranking mi interessa meno. Non giocherò a Indian Wells, l’idea è di tornare a Phoenix e Miami. Andiamo giorno per giorno, settimana per settimana, mi sento sempre meglio. Poi tutta la stagione sulla terra».

Nello sport, nel tennis a che punto siamo a livello di consapevolezza dello stato mentale?

Berrettini«Credo che un pochino di stigma ci sia ancora sul fatto di prendersi cura della propria mente, delle proprie difficoltà. È importante se ne senti il bisogno, poi è ovvio che in mestieri come il mio, si è sottoposti a un tipo di pressione diversa, si è sotto i riflettori e si sente tutto amplificato, i problemi e le situazioni di difficoltà le vivono tutti. Credo sia importante prendersi cura di queste cose qui, io l’ho fatto, lo sto facendo non c’è nessun tabù, lavoro con un mental coach da quando avevo 17 anni».

Berrettini e la musica

«La musica fa parte della mia routine, da quando mi sveglio e mi alleno. È parte importante di me, mi dà carica, energia e mi fa rilassare. Ascolto tanta musica italiana, rap hip hop, pop recente, non di tanto tempo fa».

Cosa provi vedendo Sinner giocare così bene e arrivare così in alto?

«Provo grande stima per Jannik Sinner dalla prima volta che ho giocato con lui a Montecarlo mi ero accorto che era speciale, non sono così sorpreso per il suo risultato. Sta facendo cose pazzesche! Ci scriviamo spesso, ci teniamo in contatto, mi sta dando una grandissima mano, stare accanto a lui alla coppa Davis mi ha fatto effetto molla! Il segreto del tennis italiano è che ci stiamo aiutando l’uno l’altro, ci stimoliamo, sto cercando di prendere qualcosa da lui dalla sua routine dal suo approccio. È un motivo di orgoglio italiano e spinta forte per tornare. Vedere un italiano che si allena e gioca con me e sale su mi fa venire voglia di arrivarci!»

Il momento più difficile?

«Credo sia stato l’infortunio a US Open e i mesi successivi. Mi sono sentito esaurito dal punto di vista energetico, per la prima volta nella vita facevo fatica a fare anche fisioterapia. Ci sono momenti in cui l’energia viene a mancare e bisogna ripartire dalle basi. Un passo molto importante è stato non lavorare più con Vincenzo, non è che andava male semplicemente ci siamo resi conto che dovevamo trovare stimoli diversi. Ho passato con lui 15 anni ma c’era bisogno di un cambio di rotta e grazie a lui ho trovato il modo di farlo. Rincorro il mio sogno di tirar su un trofeo molto importante è ancora il sogno della mia carriera».

Hai dei rimpianti?

«Se guardo indietro alla mia carriera sorrido, da dove sono partito tutto quello che ho fatto è una vittoria. Poi è chiaro che si può sempre pensare di fare meglio, però con i se e con i ma faccio fatica. Nella vita ho vissuto tante situazioni in cui mi sono sentito fiero. Non cambierei nulla, perché sono felice di quello che sono del giocatore che sono e di quello che ho ottenuto nella mia vita».

Gli stimoli e la comprensione tra sportivi

«Sono circondato da tanti sportivi forti e che mi vogliono bene. Uno su tutti è Paolo Maldini, abbiamo parlato di tutte le situazioni, i problemi, le differenze degli sport, mi ha dato grande fiducia parlare con lui e mi ha aiutato a capire che c’è ancora tanto da dare. Sono in contatto con Alessio Sakara, oltre alle vittorie e sconfitte ha subito grandi infortuni ma la sua mentalità è che attraverso la difficoltà si arriva a scoprirsi. Sentire esperienze di sport diversi è molto utile e capisci dinamiche differenti e le inserisci nel tuo contesto».

 

Alessandra Caputo

Foto © Gabriele Seghizzi – foto conferenza stampa Alessandra Caputo

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Alessandra Caputo
Classe 78, giornalista pubblicista, laureata in Lettere Moderne, scrittrice, mamma orgogliosa. Ha scritto di cronaca, spettacolo e cultura in quotidiani, riviste settimanali, mensili e sul web. Per diversi anni si è dedicata al settore viaggi e turismo dove la sua creatività si è integrata alla descrizione della realtà. Oltre al turismo oggi si dedica anche al settore cinematografico e agli amati libri. Appassionata della vita, della lettura, dell’arte e della cucina, senza seguire un ordine preciso delle cose ama ritagliare un piccolo spazio per tutto.

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