Ue, Von der Leyen vede Juncker su Commissione aspettando l’Italia

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Incontro tra capo presente e futuro per agevolare la transizione. Per il Belpaese spunta anche l’ipotesi Economia. Si lavora alle deleghe. In pista Gentiloni o Reichlin

La formazione dell’esecutivo comunitario, la ripartizione dei portafogli e i tempi per la presentazione formale al Parlamento europeo dipendono da quando l’Italia designerà il suo commissario e dal nome che sarà proposto dal governo. L’annuncio ufficiale della squadra sta già subendo un ritardo a causa della crisi politica nostrana e della mancata nomina del commissario europeo entro la scadenza del 26 agosto che era stata posta da Ursula von der Leyen. La presidente eletta della Commissione – secondo quanto si apprende a Bruxelles – avrebbe voluto annunciare la sua squadra già questo venerdì, ma è stata costretta a rinviare alla prossima settimana. Anche la ripartizione dei portafogli dipende dalla scelta dell’Italia, che è considerata uno dei pesi massimi tra gli Stati membri.

Von der Leyen, che è al lavoro da una settimana sui portafogli, potrebbe fare degli adattamenti in funzione delle richieste italiane e del candidato commissario. Se l’Italia dovesse esprimere una preferenza per un tema specifico, non è escluso che la nuova presidente chieda la nomina di una personalità specifica, sulla base di competenze ed esperienze. «Prima avremo i nomi dei candidati proposti, meglio è perché la presidente eletta potrà incontrali e iniziare la riflessione sul portafoglio sulla base di competenze e esperienze», ha dichiarato oggi la portavoce della Commissione, Mina Andreeva durante il consueto briefing delle 12 con la stampa a Bruxelles. Oltre alla mancata nomina del commissario da parte dell’Italia, ci sarebbero problemi per alcuni candidati proposti dagli Stati membri, in particolare i due nomi avanzati dalla Romania (in lizza ci sono Dan Nica e Rovana Plumb).

Si sta lavorando alla struttura dell’esecutivo e la Von der Leyen continua a incontrare i candidati nominati dai governi europei, ma per completare la distribuzione dei portafogli manca il tassello dell’Italia. Secondo alcuni funzionari europei, il nome del commissario italiano si conoscerà venerdì, una volta risolto il puzzle del nuovo governo. Paolo Gentiloni resta in pole position, ma molto dipenderà anche dall’insistenza della presidente di avere una donna commissario per centrare l’obiettivo della parità di genere. Già dodici donne sono state nominate su ventisette membri (il 43%, compresa la presidente). Scegliere una donna potrebbe garantire un portafoglio di maggiore peso, ma «nulla è ancora deciso» – sottolinea la portavoce – perché alcuni nomi potrebbero saltare.

Intanto la presidente eletta ha incontrato per la terza volta, oggi, il suo predecessore Jean-Claude Juncker, per assicurare una transizione agevole dalla Commissione attuale a quella futura e per avere indicazioni sui commissari uscenti. Si pensa a un triumvirato con il socialista olandese Frans Timmermans e la liberale danese Marghrete Vestager come primi vicepresidenti, un modo per assicurarsi una maggioranza politica stabile al Parlamento europeo, dopo l’esile vittoria a luglio. A Timmermans potrebbe andare l’importante portafoglio del Clima, un punto fermo per la von der Leyen che ha promesso una “priorità green” nei primi cento giorni del suo mandato. Da lì potrebbe controllare altri commissari responsabili di portafogli connessi: quello dell’Industria, dei Trasporti, dell’Energia e dell’Ambiente. A Marghrete Vestager, attuale commissario per la Concorrenza, potrebbe andare la supervisione di tutte le questioni economiche e finanziarie.

Il presidente uscente Jean-Claude Juncker aveva già cercato di introdurre un’architettura aclusters“, dei poli tematici sotto la responsabilità di cinque vicepresidenti, ma l’esperimento nella sua Commissione ha portato spesso a scontri di potere tra i vicepresidenti e i semplici commissari. Alcuni con una forte personalità, come Pierre Moscovici o Miguel Arias Canete, hanno finito per oscurare i loro “superiori”. Von der Leyen dovrà lavorare per trovare un difficile equilibrio tra Nord e Sud, tra Paesi grandi e piccoli. Alla Polonia, decisiva per la sua elezione, dovrebbe andare l’importante portafoglio dell’Agricoltura. Alla Croazia, il cui primo ministro Andrej Plenkovic, ha guidato in prima persona le trattative nella famiglia dei popolari per la scelta di Von der Leyen, potrebbe andare la politica regionale, altro portafoglio importante.

Resta da vedere cosa avrà la Francia. Il presidente Macron ha scelto Sylvie Goulard, vicegovernatrice della Banca di Francia. Economista di rilievo, Goulard parla correntemente l’inglese, l’Italiano e soprattutto il tedesco. È stata lei a organizzare gli incontri tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e Emmanuel Macron durante la campagna elettorale. La Francia mira al portafoglio del Bilancio o a quello della Concorrenza, ma avendo già ottenuto Christine Lagarde come candidata alla presidenza della Bce (mercoledì il PE voterà sulla sua designazione) per la Goulard, ex ministro della Difesa come la stessa Von der Leyen, potrebbe essere pronto anche un portafoglio omonimo coniato ad hoc. Del resto, sottolineano i funzionari, ogni presidente ama porre la propria firma alla struttura della sua Commissione.

Con l’Italia che a tutt’oggi resta appesa al voto della piattaforma Rousseau per l’ok al Conte bis e con alcune candidature controverse, come quella del ministro della Giustizia ungherese Laszlo Trocsanyi, destinate ad una probabile bocciatura al Parlamento europeo, la matassa, almeno in parte, è ancora da sbrogliare. Di certo von der Leyen avrà affrontato questi nodi nel faccia a faccia con il presidente Juncker, confrontandosi anche sulla possibile ricompensa da offrire a Roma, in termini di portafogli, per l’archiviazione del sovranismo leghista. Proprio Juncker giovedì (quando il presidente Sergio Mattarella aveva conferito l’incarico per formare il nuovo governo) aveva parlato al telefono con Giuseppe Conte per fare il punto sulla situazione politica nel Paese e parlare delle prospettive in chiave europea.

Ed è probabile che la conversazione sia tornata anche sui desiderata italiani per l’esecutivo comunitario che si insedierà il primo novembre: Concorrenza, Commercio, Industria, si era detto. Ma ora forse Roma potrebbe ambire a qualcosa di più pesante. Qualunque sarà il verdetto della base pentastellata, l’Italia – già in netto ritardo – questa settimana dovrà comunque indicare la sua scelta. Nel caso di un rinvio alle urne, è facile immaginare che dalla capitale italiana arrivi l’indicazione di una figura più tecnica, come il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Ma se il governo M5S-Pd alla fine dovesse nascere potrebbero entrare in gioco anche due ex premier, come Paolo Gentiloni o Enrico Letta, candidature con le credenziali più che in regola per ottenere il pesantissimo portafogli agli Affari economici. E un’altra carta spendibile, per una staffetta italiana col francese Pierre Moscovici, potrebbe essere quella di Lucrezia Reichlin: ex direttore generale alla ricerca alla Banca centrale europea (Bce) nell’epoca Trichet, e dal 2008 professoressa alla London Business School. Il suo nome circola a Bruxelles assieme a quello del segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni, che come Reichlin era stata indicata come possibile premier di un governo neutrale prima della nascita dell’esecutivo giallo-verde.

L’attuale commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha annunciato di essere pronto a concedere flessibilità al nuovo governo sulla legge di bilancio per permettere una manovra che rispetti le regole Ue ma con margini di manovra per rilanciare la crescita. «L’Italia ha una crescita estremamente debole, è un Paese che ha bisogno di dopare la sua economia ed è un Paese che ha bisogno di ridurre il suo debito», ha commentato Moscovici, in un’intervista al canale televisivo francese LCI. «Quel che mi aspetto come commissario è che ci sia una legge di bilancio italiana che rispetti le regole europee con tutta la loro flessibilità e il margine di manovra che autorizzano», ha aggiunto. «Abbiamo sempre dato prova di flessibilità, abbiamo trovato delle soluzioni comuni compreso con il governo uscente. Ne troveremo anche con il prossimo», ha spiegato Moscovici: «permetteremo che le regole siano rispettate e che l’Italia sia aiutata». Secondo Moscovici “la linea rossa” da non superare «è una politica inefficace o che non rispetta per nulla le regole».

 

Sophia Ballarin

Foto © Cnn, Europarl, Bloomberg, Valentin Beziau, Festival della Comunicazione

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