In mostra a Ferrara dipinti, sculture e disegni
L’opera di Matisse trascende il livello puramente visivo per farsi musicale. Quando l’artista decide di trasporre in immagini L’après-midi d’un faune, abbraccia la poetica di Mallarmé avendo ben presente l’universo sonoro di Debussy. Ne scaturisce una serie di incisioni dalla sensualità estenuata, pervase da un chiarore mediterraneo di grande suggestione.
In Ninfa e fauno rosso la corrispondenza delle linee sinuose ha una qualità armonica che sembra esalare in puro suono, pur nei limiti di una gamma cromatica ristretta e volutamente astratta. Egli stesso usa il termine “orchestrazione” parlando della propria opera, quasi ad esprimere la volontà totalizzante dell’esperienza estetica.
Non a caso la mostra allestita nelle sale del Palazzo dei Diamanti di Ferrara dal titolo “Matisse. La figura”, a cura di Isabelle Monod-Fontaine, fra le oltre cento opere esposte presenta anche i costumi creati per Le chant du rossignol di Stravinsky, i quali evocano il magico mondo dei Balletti russi. Ancora musica nelle tavole del libro Jazz, nel quale Matisse usa la tecnica della gouache découpée, ovverosia utilizza carta colorata ritagliata. Siamo negli ultimi anni della sua parabola creativa, quasi uno spazio sperimentale caratterizzato da una grande libertà espressiva.
Secondo la leggenda la sua vocazione si era mostrata durante la convalescenza dopo un’operazione di appendicite. L’apprendistato è lungo e tormentato. L’arte di Matisse, nelle sue diverse declinazioni, si nutre del contatto quotidiano con il modello. Refrattario alle impostazioni tradizionali della formazione accademica, tramite un lavorio costante l’artista raggiunge una estrema semplificazione delle forme, la quale comunque rifugge sempre l’astrattismo puro.
La spontaneità ed il vitalismo delle opere del periodo fauve lo testimoniano in maniera evidente. Nel Nudo in piedi del 1907 la figura della modella viene trasformata in un solido affine ad un idolo della scultura africana. Nel ritratto dell’amico André Derain i colori esplodono con una forza emotiva devastante, mentre in quello della gitana Joaquina il volto enigmatico prefigura le suggestioni esotiche che abiteranno prepotentemente il suo immaginario.
I nudi vengono sottoposti ad una rivisitazione totale dei canoni classici, preservando comunque l’immediatezza della rappresentazione, mentre la figura si sublima in un puro arabesco. E’ interessante notare come la volontà intimistica spinga Matisse a frequentare ripetutamente la forma misteriosa del nudo di schiena. Contemporaneamente reinventa il genere del ritratto, conciliando l’attenzione alla verosimiglianza con la propria esigenza di stilizzazione. In Le due sorelle, la spontaneità delle linee si avvale di un luminismo rinnovato.
Il definitivo trasferimento a Nizza rappresenta un bagno nel sole mediterraneo, mentre l’avvento della modella Henriette Darricarrère coincide con l’affermarsi della tematica dell’odalisca. La grande concentrazione pittorica non deve eclissare l’importanza della scultura nell’opera di Matisse, alla quale egli si dedica nell’intero arco della sua carriera.
Grande rilievo nell’ambito del percorso espositivo hanno poi i disegni, che nell’ultima parte della sua vita si moltiplicano a dismisura. Un lavorio incessante attorno alla forma che testimonia il rovello continuo dell’artista sui problemi compositivi, ma anche “una fioritura dopo cinquant’anni di sforzi”, come afferma egli stesso. Nonostante l’avanzare dell’età mantiene infatti un livello produttivo altissimo, anzi addirittura incrementa la sua attività.
Nel periodo precedente il conflitto mondiale allestisce uno studio nell’ex Hotel Régina, mentre la guerra lo costringe ad un faticoso pellegrinaggio all’interno della Francia. Nel 1943 si trasferisce a Vence, a villa Le Rève, una casa atelier che diviene quasi un rifugio, circondata da un lussureggiante giardino che alimenta le sue fantasie esotiche, una sorta di paradiso idealizzato nel quale come esseri sovrannaturali si muovono le sue modelle predilette. Negli interni dipinti a Vence protagonista è la finestra, simbolico confine fra due realtà, magico raccordo fra il dentro ed il fuori. La morte lo coglie a Nizza il 3 novembre del 1954, nei luoghi che tanto lo avevano ispirato.
La mostra presenta anche un nutrito apparato fotografico. Vediamo l’artista mentre lavora nel suo letto, ancora convalescente dopo l’operazione all’intestino, lo vediamo sulla sedia a rotelle, oppure in poltrona, sempre nel suo atelier, circondato dalle sue opere. Immagini commoventi di un uomo che in nessun modo poteva staccarsi dalla propria arte.
Riccardo Cenci
MATISSE, la figura
La forza della linea, l’emozione del colore
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 22 febbraio – 15 giugno 2014
A cura di Isabelle Monod-Fontaine
Orari: tutti i giorni 9.00 – 19.00
Biglietti: intero € 11,00 – ridotto € 9,00
Catalogo: Ferrara Arte Editore
www.palazzodiamanti.it