Teatro dell’Opera: siglato l’accordo fra l’Ente lirico e i sindacati

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Il Sindaco Marino invoca un ritorno di Muti che appare improbabile e neppure utile per il nuovo corso della Fondazione

Anche se appare arduo immaginare che gli annosi problemi del Teatro dell’Opera di Roma possano sparire improvvisamente, la notizia dell’accordo firmato dall’amministrazione dell’Ente lirico e dai sindacati ha comunque una valenza positiva. In primo luogo si evita il licenziamento dei 180 componenti dell’orchestra e del coro, manovra contro la quale si erano mobilitate innumerevoli personalità del mondo istituzionale e culturale. Nel C.d.A. del 24 novembre prossimo il Sovrintendente Carlo Fuortes proporrà infatti il ritiro della tanto contestata procedura di licenziamento, ponendo le basi per l’avvio di quello che dovrebbe essere un nuovo percorso da parte della Fondazione.

Eppure, fino a poco tempo fa, lo stesso Sovrintendente difendeva l’idea dell’esternalizzazione dell’orchestra e del coro, definita dolorosa ma inevitabile. Nel frattempo cosa è cambiato? Forse la sollevazione popolare contro questo progetto ha spinto ad un mutamento di rotta improvviso? Come mai non si è cercato prima l’accordo con i sindacati, evitando un danno d’immagine per il Teatro? Resta l’impressione di una amministrazione perlomeno disattenta e superficiale della questione, e soprattutto restano tutti i dubbi riguardo le nuove coordinate gestionali.

Sorprende a questo proposito che, da più parti, si continui ad invocare il ritorno di Riccardo Muti, davvero improbabile viste le modalità con le quali questi ha deciso di interrompere il suo rapporto di collaborazione con il Teatro. Non dimentichiamo la ormai nota lettera spedita da Chicago, chiaro segnale di un distacco definitivo e irrevocabile, che il  Maestro ha voluto sottolineare con forza e determinazione. Non dimentichiamo inoltre la frattura traumatica venutasi a creare con il pubblico, reso orfano improvvisamente dell’ Aida inaugurale e delle Nozze di Figaro già inserite in cartellone. Certo l’addio di Muti ha innescato tutta una serie di problematiche, non ultima quella della fuga degli sponsor, che vanno affrontate e risolte con la consapevolezza che un’era si è ormai chiusa, e che occorre aprirne un’altra. Date queste premesse, a nostro avviso l’Opera deve voltare definitivamente pagina, deve lasciarsi alle spalle i fantasmi del passato per guardare al futuro.

In quest’ottica va letta la decisione presa da Fuortes di inaugurare con Rusalka di Dvořák in sostituzione dell’ Aida voluta da Muti. Un segnale di discontinuità volto, secondo il Sindaco Ignazio Marino, ad evitare ogni situazione di imbarazzo generata dall’assenza del Maestro napoletano. Una scelta comunque rischiosa al botteghino, considerando la tradizionale pigrizia intellettuale del pubblico romano.

Tornando alle questioni pratiche, il testo dell’accordo prevede un risparmio di tre milioni di euro ed un aumento della produttività di tutto il personale, sia tecnico che artistico. I premi di produzione saranno legati al raggiungimento degli equilibri di bilancio, il che dovrebbe assicurare una certa stabilità economica.

Dal canto loro le organizzazioni sindacali si impegnano a non intraprendere azioni di conflittualità in relazione ai punti stabiliti nell’accordo, iniziando un cammino che porti alla definitiva distensione dei rapporti con l’amministrazione, condizione necessaria per consentire un lavoro sereno e costruttivo.

Riccardo Cenci

 

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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