Andrei Kurkov: “c’è una storia ufficiale e una nella quale si vive”

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Lo scrittore, ospite della manifestazione “Più libri più liberi”, parla della crisi in Ucraina e dei suoi ultimi lavori

«Vi è una differenza sostanziale fra la mentalità russa, di matrice collettiva, e quella ucraina, che è improntata all’individualismo». Con queste parole lo scrittore Andrei Kurkov, ospite alla manifestazione Più libri più liberi, ha cercato di individuare le radici dei contrasti fra le due nazioni, le motivazioni del conflitto che sta insanguinando il suo Paese. Un tema che lo coinvolge in prima persona e che lo ha spinto a dare alle stampe i suoi Diari ucraini (Keller editore),  reportage frutto di una urgenza comunicativa insopprimibile. Abituato a scrivere diari da oltre trenta anni, per la prima volta Kurkov ha sentito la necessità di condividere le proprie riflessioni, sottraendole al ristretto ambito personale e intimista.

Kurkov aggredisce la materia da un duplice punto di vista. Da un lato usa il reportage per osservare da vicino quanto sta accadendo, mentre dall’altro si immerge nei meandri della storia russa con l’occhio acuto del narratore, per risalire alle sue origini. Il vero controllore del popolo, ancora edito da Keller, è un romanzo che aspira ricapitolare la grande tradizione russa fornendo nel contempo la verità riguardo la mentalità sovietica, un’opera pregna di humour e animata da una fantasmagorica immaginazione degna di Bulgakov.

Secondo Kurkov la Russia vive nell’ideale dell’impero, mentre l’Ucraina coltiva una vocazione all’anarchia e all’instabilità politica. Per questo i russi sono sempre pronti ad acclamare il proprio leader e a seguirlo fino alle estreme conseguenze, mentre gli ucraini sono molto più critici nei confronti di una classe politica che, non appena si chiudono le urne elettorali, diviene immediatamente bersaglio di innumerevoli strali.

Secondo lo scrittore esistono due storie: una è quella ufficiale, mentre l’altra è quella nella quale si vive. In quest’ottica un ruolo importante rivestono i mass media, in Russia quasi totalmente asserviti al potere. «Il popolo russo è convinto di essere circondato da nemici», prosegue Kurkov. Con questa semplice strategia Vladimir Putin è riuscito a compattare il Paese attorno alla sua figura. In Russia internet permette ad alcune voci contrarie all’ottica governativa di esprimersi, ma si tratta di una minoranza. In Ucraina invece sono numerosi gli artisti i quali fanno sentire la propria voce tramite i blog, terreno di discussione per questioni di vitale importanza. In tale maniera si alimenta il dibattito e la nascita di nuove idee.

In questi scenari è arduo prevedere una fine della crisi. Lo scrittore teme che questa instabilità proseguirà ancora per molti anni, con conseguenze che potrebbero essere ancor più drammatiche.

Abbiamo chiesto a Kurkov, ucraino di lingua russa, quanto sia forte in lui il problema identitario, quanto profonda la lacerazione interiore. Ci ha risposto che non esiste un problema di lingua, ma solo un problema di politica. Per uscire da questa situazione di stallo occorrerebbe evitare di radicalizzare i contrasti, ma non è affatto semplice.

Quasi a conferma di quanto detto subito si accende un dibattito fra lo scrittore ed alcune donne presenti, svolto in russo e dunque difficile da seguire per il pubblico di lingua italiana, a dimostrare come sia difficile comporre i dissidi e trovare un comune punto di equilibrio.

Riccardo Cenci

Foto © Riccardo Cenci

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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