Marco Buti, Direttore generale ECFIN della Commissione europea: «Bisogna spostarsi aldilà dell’economia dell’1%»
Si è svolto in questi giorni a Roma un interessante dibattito sulla sovranità economica in Italia e negli Stati membri, ospitato presso la sede della Rappresentanza in Italia della Commissione, nell’ambito della presidenza italiana del Consiglio. A discutere della nuova governance della zona euro, diverse personalità accademiche ed istituzionali. Il dibattito, introdotto da Lucio Battistotti, Direttore della Rappresentanza, ha visto intervenire Roberto Gualtieri, Presidente dalla Commissione ECON del Parlamento europeo, Marco Buti, Direttore generale ECFIN della Commissione europea; a seguire si è svolta un’accesa tavola rotonda sull’argomento, moderata da Lucia Annuniziata e animata dagli interventi di Giuseppe Pisauro, Presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, Enzo Moavero Milanesi, Professore LUISS, e Stefano Micossi, Direttore generale di Assonime.
Durante il dibattito e la successiva tavola rotonda i partecipanti si sono confrontati sull’attuale situazione economica della zona euro e sui possibili scenari per il futuro a breve e lungo termine degli Stati membri dell’Unione e in particolare dell’Italia. Marco Buti, direttore generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea, durante il suo intervento ha spiegato come attualmente ci si trovi in una prima fase di risposta alla crisi, una fase che si potrebbe definire di stabilizzazione, o «sopravvivenza».
Attualmente infatti, la ripresa si configura ancora come stentata: a confermarlo i dati delle Bce che hanno rilevato per quest’anno una crescita inferiore all’1%, mentre per il 2015 sarà di poco superiore all’1%. In questo contesto, ha sottolineato Buti, diventa più che mai importante riuscire a «spostarsi aldilà dell’economia dell’1%». È ancora Buti a spiegare che «la liquidità esiste, si tratta solo di convogliarla agli investimenti». Uno degli ostacoli alla ripresa della crescita nella zona euro è rappresentato dal fatto che «ci sono ancora visioni notevolmente diverse in Europa su questi temi. È dunque necessario – ha evidenziato Buti – ricreare fiducia fra le istituzioni e stabilire una meta comune».
Fra le domande che i cittadini europei continuano a porsi, e che l’Annunziata ha posto al centro del dibattito, c’è senza dubbio la questione relativa al presunto cambio di marcia dell’Unione europea. Secondo il Prof Moavero Milanesi, in questo momento assistiamo «senz’altro a un cambio di direzione progressivo, che tuttavia era prevedibile». Riguardo al piano Juncker Milanesi ha invece sottolineato come uno degli aspetti positivi sia rappresentato dal fatto di «puntare sull’effetto catalizzatore degli investimenti privati».
È ancora Lucia Annunziata a porre l’attenzione sulle riforme messe in atto in questi mesi dal governo italiano e sulla loro valenza anche e soprattutto in consIderazione dell’attuale quadro economico europeo. Questa volta è Stefano Micossi, direttore generale di Assonime, a rispondere in modo molto schietto, soffermandosi dapprima su una breve descrizione, dai toni tutt’altro che ottimistici, del momento attuale: «Siamo in un guaio grosso con l’economia – ha spiegato – siamo in depressione, con il rischio di una nuova recessione che per il momento sembra scongiurato grazie al bonus petrolio. E il rischio deflazione è dietro l’angolo».
Anche Micossi sottolinea come la mancanza di una visione comune fra gli Stati membri costituisca un prolema: «Il Consiglio europeo non è stato in grado di trovare alcun accordo. Le nostre politiche sono zoppe perché devono essere accordate da 28 Stati che hanno idee diverse e non si fidano tra loro». In questo contesto, ritornando all’Italia, Micossi ha evidenziato come le riforme «contino moltissimo». In questo momento, infatti, il nostro Paese ha, secondo Micossi «un serio problema di credibilità. L’approvazione del jobs act e della legge finanziaria ci permettono tuttavia di parlare con maggior credibilità a Bruxelles, in un dibattito che sarà comunque aspro perché le distanze non sono state colmate».
Riguardo al piano Juncker, invece, Micossi ha dichiarato che si tratta di «un’intelligente operazione finanziaria». Secondo Roberto Gualtieri, Presidente dalla Commissione ECON del Parlamento europeo, invece, e «il piano Juncker è stato eccessivamente sottovalutato dalle alnalisi». «La direzione data attualmente – ha aggiunto Gualtieri – segna un cambiamento di rotta. Resta tuttavia da vedere se l’intensità sarà adeguata per uscire dalla stagnazione». In ogni caso, mai come in questo momento, si tratta per l’Unione di «una sfida eminentemente politica».
Valentina Ferraro