Lo shadow banking system. Il sistema collaterale tra rischi e opportunità

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Alternativa al credito bancario, con volumi di transazioni che solo in Italia ammontano, secondo le stime del Financial Stability Board, a 400 miliardi di dollari

L’attore statunitense Bob Hope definiva la banca come quel posto «dove vi prestano denaro se potete dimostrare di non averne bisogno». Una rappresentazione quanto mai efficace e realista, che ben descrive le endemiche difficoltà di accesso al credito nello scenario economico attuale in specie da parte delle piccole e medie imprese, le quali, secondo i dati Direzione Impresa e Industria della Commissione europea, per converso rappresentano il 99% del totale delle imprese italiane, con una concentrazione di lavoratori occupati in questo comparto dell’economia nazionale è pari all’80,3%.

Antonio Tajani, on the rightLa conformazione scarsamente flessibile degli schemi che regolano l’economia europea e i rigidi meccanismi di accesso al credito sono stati gli elementi propulsori della ricerca di fonti alternative di erogazione del credito, rispetto agli istituti bancari. E’ in questo contesto che emerge e assume una conformazione autonoma, con tratti progressivamente più  netti e marcati, il cosiddetto “shadow banking system, il sistema bancario ombra o collaterale, ossia quell’assetto o gamma di strumenti di intermediazione finanziaria in corso di progressivo sviluppo a partire dalla prima decade del nuovo millennio, basata su una larga varietà di forme di investimento contrassegnate da elevata leva finanziaria, ma comunque ricomprese al di fuori del sistema bancario (detto “OFI”, Other Financial Intermediares). Rientrano in questo set di strumenti finanziari, i fondi monetari, le società finanziarie, i veicoli finanziari strutturati, gli hedge funds, gli altri fondi di investimento, i brokers, i fondi immobiliari, le società fiduciarie e altri più o meno identificati intermediari.

Questo nuovo fenomeno finanziario diviene oggetto di studio e osservazione sempre crescente a livello istituzionale internazionale: nel 2010, il Financial Stability Board (FSD), l’organismo internazionale preposto al monitoraggio del sistema finanziario mondiale, istituisce una task force con il compito di pervenire ad una definizione  condivisa di questi nuovi strumenti. Si pervenne così alla definizione dello shadow banking come “ogni forma di intermediazione creditizia che coinvolge entità in parte o completamente al di fuori del sistema bancario tradizionale”.

Per avere un’idea della portata e alla dimensione di questo fenomeno, si considerino gli ultimi dati riportati dall’FSB (2014), nel Global Shadow Banking Monitoring Report 2014. Emerge che l’intermediazione non bancaria con caratteristiche di shadow banking è pari, per i 23 Paesi considerati, a circa 35 mila miliardi di dollari a fine 2013 (60 per cento del PIL di tali Paesi); per l’Italia, tale valore ammonta a 400 miliardi di dollari (18,4 per cento del PIL). Sempre secondo il rapporto, l’intermediazione bancaria tradizionale è pari a circa 139 mila miliardi di dollari (222 per cento del PIL dei Paesi considerati); per l’Italia tale valore stimato è pari a 5 mila miliardi di dollari (234 per cento del PIL).

José Manuel Barroso at the podiumE’ evidente che, a fronte di questi macro aggregati e alla luce delle recente crisi finanziaria e fase recessiva ancora in atto, con gli indicatori economici più sensibili ancora in sofferenza, in specie per ciò che riguarda le voci produttività, occupazione e lavoro, l’espressione shadow banking possa essere tradotta con “opportunità. Ma al contempo, shadow banking significa anche “rischio”. Quali sono dunque i rischi connessi allo shadow banking?  Secondo gli esperti questi sono essenzialmente da ricondurre alla debolezza delle regole prudenziali, al rischio di insorgenza di forme di arbitraggio regolamentare, al possibile contagio diretto ed indiretto tra intermediari, all’assenza di un livello standard di trasparenza, semplicità e qualità delle transazioni che si muovono dunque al di fuori dal mercato regolamentato. Essenziale è il ruolo della regolamentazione e della vigilanza bancaria. Con riferimento alle strategie di contenimento del rischio, da rilevare come la Banca d’Italia sia orientata verso l’adozione del principio cosiddetto “della vigilanza equivalente”, ossia una razionalizzazione della normativa di vigilanza sulle attività dell’intermediazione finanziaria non bancaria secondo meccanismi analoghi a quelli attualmente in atto per le banche, mediante lo strumento della concessione dell’abilitazione all’esercizio delle attività in questo settore ai soggetti che rispondano ai requisiti di affidabilità e correttezza, salvaguardia della sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, tutela della stabilità finanziaria.

E’ alle istituzioni ed entità preposte alla regolamentazione dei mercati finanziari e alla vigilanza che spetta dunque il compito di conciliare rischi e opportunità endemici dello shadow banking system, contemperandone in modo equo e calibrato la portata, al fine di favorire l’equilibrato sviluppo e il consolidamento di un sistema economico sostenibile, trasparente e orientato alla crescita.

Francesca Agostino

Foto © European Community 2015

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Francesca Agostino
Esperto tecnico-legislativo, con pregressa e pluriennale esperienza maturata in ambito parlamentare a supporto dell’attività legislativa di commissioni e gruppi parlamentari di Camera e Senato. Esperienze pregresse in ambito legale maturate presso l’ufficio giuridico dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e la Direzione Affari legali di ENI SpA. Doppia laurea (Scienze Politiche e Giurisprudenza), collabora con enti territoriali a processi di innovazione turistica del Sud Italia. Critico d'arte e letterario, ha ideato e diretto per 6 anni il festival letterario "San Giorgio. Una rosa, un libro". Fondatrice di "Network Mediterraneo", comitato promotore della candidatura del Tramonto sullo Stromboli come patrimonio dell'Umanità, che ha raccolto l'adesione di 18 comuni calabresi e del Consiglio Regionale della Calabria.

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