Immigrazione: Renzi soddisfatto dei risultati del Consiglio Ue

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Triplicati i fondi per Triton e Poseidon. Ma rimane ancora aperta la questione relativa alla ridistribuzione degli immigrati

«Clamorosi» così Matteo Renzi definisce i risultati del Consiglio europeo straordinario di ieri in merito alla questione immigrazione. Il premier italiano si riferisce in primo luogo al triplicamento dei fondi, stabilito ieri a Bruxelles, per le missioni Triton e Poseidon, ma anche agli altri punti sui quali ieri i 28 si sono accordati. Tra questi, di fondamentale importanza l’esigenza di una maggiore cooperazione internazionale sia con i Paesi dai quali gli immigrati partono che con quelli nei quali si trovano di passaggio, fino a quelli di approdo. «C’è per la prima volta – ha commentato Renzi in conferenza stampa – un approccio sistematico, un risultato fatto di punti concreti che saranno verificati a giugno». Il premier ha poi aggiunto con orgoglio: «Abbiamo fatto bene a chiedere il vertice». Il Consiglio europeo straordinario, svoltosi ieri a Bruxelles alla presenza dei capi di Stato e di Governo degli Stati membri, si è infatti riunito su forte richiesta italiana, in seguito all’ennesimo, tragico naufragio avvenuto il 18 aprile sulle coste della Penisola.

Federica Mogherini, Matteo RenziA conclusione del vertice Renzi si è mostrato dunque più che soddisfatto, affermando con determinazione che, finalmente, l’Europa è passata dalle parole ai fatti, mettendo in atto azioni concrete. Si parla in primis di soldi, di un aumento dei fondi destinato all’emergenza umanitaria nel Mediterraneo, ma anche di altre azioni strategiche volte ad una maggior cooperazione internzionale. Eppure, sulla questione, rimangono ancora molti dubbi e molte domande aperte. La prima non può non risuonare come un monito per l’Unione: perché così tardi? L’emergenza è in atto da anni e i numeri parlavano chiaramente di un fenomeno in crescita, eppure ci sono voluti altri 800 morti per costringere i 28 a reagire, a dare delle risposte concrete. Inevitabile domandarsi perché non si sia potuto agire prima, e non soltanto ora che l’emergenza ha assunto ormai dimensioni più che preoccupanti.

Discussion between David Cameron, British Prime Minister, and Jean-Claude Juncker (in the foreground, from right to left)Ma le questioni aperte, in merito al problema dell’immigrazione, non sono relative soltanto alla mancata tempestività dell’Europa nel mettere in atto azioni concrete. E infatti, nonostante la soddisfazione di molti leader europei, in primis di Renzi, per i risultati ottenuti, sono ancora molti i punti da chiarire. In primo luogo, permane il problema della ridistribuzione degli immigrati, una volta approdati sulle coste europee. Sono diversi, infatti, i Paesi che hanno affermato di non essere disposti ad accogliere i rifugiati. Lo ha detto chiaramente David Cameron ieri a Bruxelles: «È giusto – ha affermato il leader britannico – che la Gran Bretagna vada a salvare vite, ma la Gran Bretagna non offrirà asilo» aggiungendo che i migranti recuperati «li porteremo in Italia o in altri Paesi vicini». Cameron, complice forse le elezioni alle porte, ha parlato in maniera molto esplicita, ma non è certo l’unico leader a pensarla in questo modo.

È dunque evidente che l’emergenza umanitaria continua a rimanere un problema scottante soprattutto per i Paesi di approdo. È altrettanto chiaro che la questione dell’accoglienza dei rifugiati resta assai difficile da discutere in sede europea, poiché porta con sé implicazioni di vario genere, e spesso assume, già nei confini nazionali, connotati di natura eminentemente politica. Basta focalizzare per un momento lo sguardo su una singola nazione, l’Italia per esempio, per rendersi conto che la questione immigrazione è ormai da anni al centro del dibattito politico: su questo tema, l’opinione pubblica si divide da sempre, in modo spesso feroce. Ed è proprio qui che l’emergenza umanitaria sembra cedere il passo alla politica: nel momento in cui alcuni leader appaiono più preoccupati di non scontentare l’opinione pubblica, piuttosto che di porre fine all’emergenza. Se si moltiplica la questione per i 28 Stati membri, ognuno con i propri equilibri politici interni, forse si inzia a comprendere perché sia così difficile mettere in atto una vera politica di concerto e trovare una soluzione a questa terribile tragedia umanitaria.

 

Valentina Ferraro

Foto © 2015 European Commission

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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