Mentre il referendum greco è alle porte, anche David Cameron annuncia una consultazione popolare su una possibile uscita della Gran Bretagna dall’Ue
In queste ore tutti gli occhi sono puntati sulla Grecia, in attesa del fatidico referendum di domenica, nel quale il popolo ellenico dovrà pronunciarsi riguardo alla proposta di accordo avanzata dai creditori durante l’Eurogruppo del 25 giugno scorso. È una soltanto la domanda alla quale dovranno rispondere con un “no” nel caso in cui ritenessero che la Grecia non debba accettare l’accordo, e con un “si” nel caso opposto.
Referendum che arriva dopo mesi di negoziati, annunci e smentite. Referendum che ha di fatto bloccato le trattative, nel momento in cui la Merkel, subito appoggiata dall’Eurogruppo, ha dichiarato con fermezza che i negoziati sarebbero ripresi soltanto dopo il voto. In queste ore, dunque, tutta l’Europa è con il fiato sospeso, in attesa di scoprire quale sia il pensiero del popolo ellenico e, soprattutto, di capire se davvero questo voto sarà determinante nel prosieguo dei negoziati o se, come continuano a ripetere da più parti, qualsiasi sia l’esito, non ci saranno nella sostanza grandi colpi di scena, come se il Grexit non possa, in ogni caso, essere una possibilità realmente percorribile per Atene.
Nel frattempo tuttavia, c’è un’altra questione che preme in Europa: si tratta del Brexit, ovvero la possibile uscita della Gran Bretagna dall’Ue. David Cameron ha infatti annunciato un referendum per la fine del 2017 (dopo le elezioni nazionali) nel quale chiederà al suo popolo di esprimersi riguardo alla possibilità di uscire volontariamente dall’Ue. Intanto nell’ultimo Eurogruppo il premier britannico ha spinto per una revisione dei trattati e soprattutto per un ripensamento delle regole relative all’immigrazione e alla libera circolazione dei cittadini all’interno dell’Unione.
L’immigrazione è senza dubbio una delle problematiche che più divide gli Stati membri in questo momento: questione delicata e di difficile gestione, che ben si presta a fomentare il populismo e le derive razziste, che trovano terreno fertile nel momento di crisi economica e disagio sociale che gran parte dei Paesi membri stanno vivendo.
Sarà ora il Lussemburgo, di turno alla presidenza del Consiglio Ue, a dover gestire la questione. Nella conferenza stampa di apertura del semestre, il premier Xavier Bettel ha subito posto in primo piano il problema dei flussi migratori: «Confido che al prossimo consiglio – ha dichiarato – si trovi la soluzione con gli Stati membri per la ridistribuzione dei richiedenti asilo». Bettel si è anche detto certo che attraverso il «dialogo» si potrà giungere alla «solidarietà».
Il premier ha infine spiegato che, per quanto riguarda la distribuzione dei profughi, nell’immediato è necessario «concordare con una decisione consensuale, entro fine luglio», e ciò dovrà essere fatto «riflettendo la situazione specifica di ogni Paese».
Valentina Ferraro
Foto © European Commission