La rappresentante OSCE condanna l’uccisione di un giornalista in Azerbaigian

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Dunja Mijatović invita il presidente, omonimo della vittima, e le autorità dello Stato caucasico a garantire la sicurezza dei cronisti e dei mezzi di informazione

La rappresentante OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la libertà dei mezzi di informazione Dunja Mijatović ha condannato oggi la recente uccisione del giornalista Rasim Aliyev in Azerbaigian, a seguito di una lettera che ha scritto al presidente dello Stato caucasico, invitando le autorità a garantire la sicurezza dei giornalisti e invertire il rapido deterioramento della situazione della libertà dei media nel Paese.

Secondo i rapporti, Aliyev, un giornalista freelance ed ex dipendente del gruppo di monitoraggio dei media “Istituto per la libertà dei giornalisti e la sicurezza in Azerbaigian“, è stato brutalmente picchiato da un gruppo di persone a Baku l’8 agosto. Ha subito lesioni multiple ed è morto in ospedale il 9 agosto.

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Il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev

«Quest’ultimo tragico incidente dimostra ancora una volta che è giunto il momento che le autorità ascoltino le esortazioni delle organizzazioni internazionali e le chiamate della società civile a impegnarsi in un dialogo significativo e smettere di negare la gravità della situazione» – Mijatović ha scritto in una lettera oggi al presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev.

La rappresentante OSCE ha sottolineato anche la ferma condanna del presidente Aliyev dell’atto e la sua vocazione per un’aperta indagine. Mijatović ha rilevato pure come abbia sollevato la questione di intimidazione e degli arresti dei giornalisti e dei membri dei media in Azerbaijan numerose volte durante lo scorso anno, compreso il rilascio con impunità dinanzi alla giustizia da parte degli assalitori.

«Purtroppo, quasi nulla è stato fatto» – Mijatović ha scritto nella sua lettera al presidente – «l’ultima tragica morte di Rasim Aliyev è il ricordo peggiore per tutti noi che il circolo vizioso deve essere spezzato e qualcosa deve essere fatto». Più di una decina di membri della stampa, tra cui giornalisti, blogger e attivisti dei social media, sono in prigione o in detenzione preventiva ancora oggi in Azerbaigian.

Azerbaijan-CIA_WFB_MapEccone l’elenco:
Khadija Ismayilova, un reporter di Radio Azadliq, con l’accusa di aver incitato una persona a suicidarsi, rapporti d’affari illegali e abusi di potere; Rasul Jafarov, espressione dei media liberi e avvocato difensore dei diritti umani, con l’accusa di appropriazione indebita, imprenditorialità illegale, evasione fiscale, abuso di potere; Seymur Hazi, editorialista del giornale Azadliq, con l’accusa di teppismo; Omar Mamedov e Abdul Abilov, blogger, con l’accusa di stoccaggio e vendita di droghe illegali; Parviz Hashimli, un giornalista, con l’accusa di contrabbando e lo stoccaggio e vendita di armi da fuoco illegali; Nijat Aliyev, redattore capo del sito web di notizie azadxeber.az con varie accuse, tra cui il possesso di droga e incitanti all’odio; Rashad Ramazanov, un blogger indipendente, con l’accusa di stoccaggio e vendita di droghe illegali.

La rappresentante OSCE ha anche sottolineato il fatto che i responsabili sono ancora in libertà nei casi di Elmar Huseynov, fondatore e direttore del settimanale rivista Monitor indipendente che è stato ucciso nel 2005, e Rafiq Taghi, scrittore ed editorialista morto dopo essere stato accoltellato da un malintenzionato nel 2011.

 

Claudia Lechner

Foto © OCSE (Courtesy: Facebook) e WikiCommons

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