Laburista, ma con «la mia visione, le mie idee, le mie politiche». Ha staccato l’avversario, il conservatore, Goldsmith, di 13 punti. Ma il Labour crolla il Scozia
«Ha vinto la speranza contro la paura, l’unità contro la divisione». Così il laburista Sadiq Khan ha commentato, a caldo, la sua elezione a sindaco di Londra. La vittoria, ottenuta con il 56,8% delle preferenze contro il 43,2% del suo avversario conservatore, Tory Zac Goldsmith, sancisce la prima volta di un musulmano come sindaco della più grande metropoli europea. Un risultato che, fino a qualche ora prima della proclamazione, sembrava «impossibile», secondo quanto dichiarato dallo stesso Khan.
L’avvocato 45enne, specializzato in tutela dei diritti civili e figlio di immigrati pachistani musulmani, ha avuto così la meglio sul suo avversario, discendente di una ricca famiglia di aristocratici. A contendersi il ruolo di sindaco di Londra, dunque, non solo un laburista contro un conservatore, ma un uomo di origini modeste, contro un figlio di miliardari, un sostenitore dell’Unione europea, contro un euroscettico. Una vittoria, quella di Sadiq Khan dalle molteplici sfaccettature, che può assumere diversi significati, anche considerando il dato dell’affluenza, che si è attestata al 46%, fra le più alte degli ultimi anni.
Il programma di Khan per una metropoli multietnica come Londra, in cui si parlano 300 dialetti diversi, punta su alcune questioni che i cittadini hanno percepito come cruciali: dai servizi pubblici agli alloggi, con la proposta di affitti commisurati al reddito, fino ai trasporti, le cui tariffe dovrebbero rimanere invariate per quattro anni. Un concetto fondamentale permea tutto il programma di Khan: fornire pari opportunità a tutti i londinesi. E probabilmente gli intenti del laburista hanno acquistato maggior credibilità agli occhi dei suoi cittadini proprio perché pronunciati da un uomo che ha alle spalle quel tipo di storia, di percorso, di identità.
Non è forse un caso che il leader del Labour, Jeremy Corbyn, abbia creato per l’occasione l’hashtag #YesWeKhan rifacendosi a quello che fu lo slogan di Obama per la sua campagna elettorale. Il curriculum di Khan, infatti, incarna appieno il sogno americano, la possibilità che ogni uomo, indipendentemente dalle sue origini, possa aspirare al successo.ù
Congratulations @SadiqKhan. Can’t wait to work with you to create a London that is fair for all! #YesWeKhan pic.twitter.com/FqRjfY1xNT
— Jeremy Corbyn MP (@jeremycorbyn) 6 maggio 2016
Di certo, con questo voto, i londinesi hanno voluto lanciare un segnale ben chiaro, affermando la necessità di un cambiamento di rotta, che potrebbe mescolare le carte in tavola anche sulla questione Brexit, in vista dell’imminente referendum del 23 giugno. Sindaco di una capitale fra le più multietniche Khan, che ha scelto di prestare giuramento in una cattedrale cristiana, sembra voler fare della sua identità multiculturale un punto di forza: «Sono – ha dichiarato in in’intervista al New York Times – un londinese, un europeo, un britannico, un inglese, un musulmano, di origini asiatiche e pachistane, un papà e un marito».
Il successo, per alcuni versi inaspettato di Khan a Londra, non riesce tuttavia a oscurare la debacle dei laburisti in Scozia, dove il partito di Corbyn ha perso ben il 9,2% dei voti dalle elezioni del 2011, diventando da secondo a terzo partito, sorpassato dai Tories e con il Partito nazionalista scozzese in testa. Il tutto a vantaggio dell’Ukip di Nigel Farage, partito euroscettico che ha registrato buoni risultati.
Questo a conferma di quanto emerso dai risultati di Londra, dove di certo ha vinto l’uomo più che il partito, visto che Khan non teme certo di dichiarare: «Ho la mia visione, le mie idee, le mie politiche». Anche a dispetto del leader del suo partito.
Nonostante i voti persi in Scozia i laburisti hanno comunque retto in Galles, dove hanno perso un solo seggio.
A livello nazionale, in definitiva, il Labour è comunque riuscito a scavalcare il Tory, mantenendo pressoché tutti i consigli comunali in Inghilterra.
Valentina Ferraro
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