Solidarietà europea nella tragedia del terremoto del centro Italia

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I fondi per la ricostruzione devono essere fuori dal patto di stabilità. Tante le iniziative dei cittadini dopo il sisma nei territori tra Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto

Sabato 27 agosto nel giorno del lutto nazionale per le 290 vittime del terremoto che ha devastato il centro Italia – 10 ancora i dispersi – ad Ascoli Piceno il vescovo Mons. Giovanni D’Ercole ha officiato nel palazzetto dello Sport di Ascoli i funerali di 35 salme. Al posto del canestro è stato messo il crocifisso ancora impolverato, estratto dalla Chiesa della Santa Croce della frazione di Pescara del Tronto completamente rasa al suolo dal sisma. Presenti le massime autorità dello Stato, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al premier Matteo Renzi con la moglie, visibilmente commossa, i presidenti della Camera e del Senato Laura Boldrini e Piero Grasso.

_90946476_01cec373-aaa6-4bb6-9f2c-c8b917917d79In un silenzio profondo e composto degli oltre 600 presenti, Mons.D’Ercole nella sua omelia ha dichiarato: «nessuno più di noi può testimoniare che il terremoto, come la malattia e il dolore e la morte, possono strapparci tutto eccetto l’umile coraggio della fede». E ha anche citato una frase che disse Don Camillo quando da parroco dovette affrontare il dramma di una alluvione: «fratelli, le acque escono tumultuose dal letto del fiume e tutto travolgono, ma un giorno tutto si placherà, torneranno nel loro alveo e ritornerà a risplendere il sole (…) perché voi avrete perso ogni cosa, ma sarete più ricchi se non avrete perso la fede in Dio». Momenti toccanti della cerimonia di ieri con Mattarella, Renzi e il vescovo di Ascoli che hanno confortato ad uno ad uno i parenti delle vittime. «Non lasciateci soli» hanno chiesto in molti. In quel momento mi è tornato alla mente quanto vissuto alle ore 3,38 di mercoledì 24 agosto, quando mi trovavo in una località marina delle Marche a 30 km da Ascoli.

_90936102_italy_quake_26_08_16_624_v3I letti avevano appena smesso di sussultare, il lampadario della camera da letto dondolava vistosamente, un terremoto era avvenuto non molto distante dalla abitazione ove mi trovavo. Ma dove? Cominciai a leggere i social per scoprire l’epicentro, ma solo dopo dieci minuti sentimmo via radio che il sisma si era prodotto a 4 km sotto la superfice nei territori tra Amatrice, Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto. Due giorni prima ero stato ospite ad Amatrice di un amico di Roma che aveva l’abitazione estiva proprio sulla piazza non lontano dall’hotel Roma, ma martedì era partito con la famiglia perché doveva riprendere il lavoro. Una circostanza che lo ha salvato, la sua casa ora infatti non esiste più. Proprio ad Amatrice in questo fine settimana avrebbe dovuto svolgersi la sagra della “pasta all’amatriciana”, conosciuta in tutto il mondo, che richiama da ogni parte d’Italia molti turisti, in particolare da Roma, Ascoli e Rieti. Pasta all’amatriciana che è stata comunque servita domenica 28 sia ai soccorritori che agli sfollati nelle tende, quasi come impegno per esorcizzare la paura del terremoto. Il sisma ha spezzato quel clima di festa che aleggiava nei borghi abitati da gente semplice, molti gli anziani che curavano il loro orticello per i bisogni quotidiani, con le abitazioni spesso prive di televisore perché qui il segnale non arriva, una umanità dedita ad aiutarsi l’un l’altro.

Ora l’abitato un tempo vivo di Amatrice ma anche di Accumoli, Arquata del Tronto, Pescara del Tronto, non esiste più, è un cumulo di macerie, le case sventrate fanno affiorare le cose di cui era fatta la vita di ogni giorno, pentole, posate, mobili, elettrodomestici, abiti, giocattoli, oggetti di ogni tipo, strappati al loro uso e ricoperti dalla polvere sottile delle macerie e dei calcinacci che penetra, invisibile, nelle maschere dei soccorritori. Questi sono accorsi numerosi da ogni parte d’Italia e hanno recuperato centinaia di persone sommerse dai calcinacci, oltre 400 i feriti trasportati presso gli Ospedali di Ascoli, di Rieti, di Roma che lavorano a pieno regime. Abbiamo visto in televisione molti ancora vivi recuperati, i soccorsi sono arrivati in breve ma ora servono aiuti finanziari per il recupero del patrimonio immobiliare a chi ha perduto tutto. Gli stessi sindaci sono d’accordo nel ricostruire i loro paesi e le frazioni così come erano prima del sisma, ma con sistemi antisismici, come è avvenuto a Norcia che, pur toccata dalle scosse, ha avuto il suo patrimonio immobiliare pressochè integro.

Il vicepresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha fatto sapere che i parlamentari sono pronti a sostenere tutte le iniziative italiane per attivare l’utilizzo dei fondi dell’Unione europea per i disastri ambientali, anche Gianni Pittella leader dei Socialisti Democratici europei e Patrizia Toia chiederanno di attuare quanto prima il fondo per le esigenze sociali istituito per le calamità naturali. «Faremo la nostra parte per sostenere i territori colpiti dal sisma» hanno dichiarato i due europarlamentari. Tra le tante iniziative che si stanno concretizzando in favore dei terremotati la CeiConferenza episcopale italiana – ha destinato un milione di euro preso dall’8 per mille per l’aiuto alle famiglie, il vescovo di Ascoli e quello di Rieti, sin dalle prime ore del sisma con alcuni volontari, si sono prodigati negli aiuti. Dalla Germania, dalla Francia, dal Belgio, dall’Austria, organizzazioni umanitarie si sono mobilitate inviando aiuti, questo è il volto buono dell’Europa.

Il Ceis, Centro di solidarietà Don Picchi ha inviato volontari, coordinati dal presidente, che operano con la Protezione Civile nella ricerca di superstiti, l’Auser ha aperto un conto corrente per sostenere i terremotati, l’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Petrocchi si è recato subito nei territori che conosce bene, in quanto per 17 anni è stato parroco di Trisungo, piccolo paese sulla via Salaria, a pochi km da Arquata del Tronto. Quest’ultimo paese, molti non sanno, custodisce nella chiesa locale una copia della Sindone risalente al XVII secolo e si ha notizia che è rimasta indenne. Il Consiglio del Movimento europeo in occasione di questo terremoto chiede all’Europa l’attuazione dell’art.196 del Trattato di Lisbona che prevede la creazione del Corpo europeo di Protezione Civile finora rimasto lettera morta e la realizzazione di un adeguato strumento finanziario sostenuto dalla Ue e dai singoli Stati, come prevede l’art.222 del Trattato, quale clausola di solidarietà in occasione di calamità naturali. Secondo il Movimento europeo la ricostruzione delle zone del centro Italia colpite dal sisma, costerà intorno ai 10 miliardi di euro, si chiede quindi alla Commissione europea di attuare un fondo regionale per gli esercizi 2017 – 2020 con un bilancio rettificato e suppletivo.

Claudio De Vincenti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha chiesto all’Europa un patto di fiducia «l’Unione deve ritrovare la strada maestra indicata dai padri fondatori: rispondere ai bisogni dei cittadini. La ricostruzione va quindi inquadrata nel nuovo spirito europeo. Questo è il messaggio di politica economica che l’Europa è chiamata a compiere».

 

Giancarlo Cocco

Foto © European Union, BBC, Vigili del Fuoco

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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