L’Unione europea e la nuova ondata dei nazionalismi

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L’avanzata del populismo e della xenofobia insidia il sogno europeista e fa vacillare le nostre democrazie sotto la spinta dell’estrema destra

Il nazionalismo, padre di tutte le guerre, torna ad alzare la testa in maniera preoccupante. Pulsioni che credevamo estinte, o almeno sopite sotto l’euforia di un sentire comune, minacciano l’utopia di un’Europa unita e orientata verso obiettivi condivisi. Da sempre l’orgoglio identitario nazionale spinto all’estremo è servito quale giustificazione per sanguinosi conflitti, scatenati dalla volontà di dominio di uno stato sull’altro. A volte la miscela xenofoba è servita da sostegno (il capro espiatorio ebraico nella seconda guerra mondiale è un esempio lampante).

Oggi la miscela è più che mai esplosiva. Il nazionalismo, insieme al populismo e alla nuova ondata xenofoba, rischiano di trasformare il nostro continente in una polveriera. Come si è arrivati a questo punto e quali siano le soluzioni da adottare nel breve termine sono le domande alle quali le nostre istituzioni sono chiamate a rispondere.

In un’Europa segnata dalla crisi economica e da politiche di austerità a volte eccessive, l’estrema destra è riuscita a veicolare i voti degli scontenti dalla propria parte. Non solo operai e classi sociali a rischio povertà, ma soprattutto quel ceto medio che ha sentito minacciato nel profondo il proprio livello di vita. Il populismo ha avuto vita piuttosto facile nei Paesi dell’Ovest, ma ha trovato addirittura le porte aperte nei Paesi dell’Est,  segnati dall’odio per il tramontato blocco sovietico e dalla propensione verso nuove derive nazionalistiche.

P026068000403-838006Prendiamo il caso dell’Ucraina, dove si consuma una guerra sanguinosa dimenticata dall’Europa, con la quale prima o poi saremo chiamati a fare i conti. Qui le aspirazioni europeiste dell’ovest del Paese hanno assunto connotazioni di estrema destra sempre più pericolose. Il conflitto intestino si è trasformato dunque in una anacronistica lotta fra comunisti (i ribelli filorussi, nostalgici dell’Unione Sovietica) e fascisti (i nazionalisti ucraini). Chi ha avuto interesse a soffiare sul fuoco della guerra civile, forse ora si renderà conto di quanto tutto questo sia pericoloso. Si è creata un’area di crisi fortemente destabilizzante, per la quale una soluzione nel breve termine appare poco probabile. Un’ulteriore spina nel fianco della Ue, già minata dai conflitti del Nord Africa e del Medio Oriente.

La cattiva gestione dei flussi migratori ha generato una paura che favorisce le idee dell’estrema destra. Abbandonare l’Italia a causa della sua posizione geografica, come spesso si è fatto, non rappresenta certo un esempio di solidarietà. Solo recentemente si è in parte compreso che i problemi devono trovare una soluzione comune, altrimenti non sarà possibile risolverli. Il pericolo di quella che viene definita come una vera e propria invasione genera di conseguenza una difesa della propria identità nazionale. L’incertezza economica, il timore di perdere i benefici sociali a causa della loro estensione indiscriminata ai nuovi arrivati hanno fatto il resto. L’aumento delle tasse e i tagli dei servizi hanno alimentato il malcontento a dismisura. Un meccanismo che ha influito non poco sul divorzio del Regno Unito dall’Unione europea. Il popolo inglese ha scelto di accentuare la propria specificità insulare, rivendicando una spiccata volontà di autonomia.

L’incubo del terrorismo islamico, sempre più audace e in grado di colpire l’Europa sul proprio territorio, ha dato il colpo di grazia al sentire comune. Ognuno è preoccupato del proprio orticello, e incapace di suggerire politiche risolutive sul piano globale. Per questo assistiamo alla costruzione di muri e barriere, avvilenti e totalmente in contrasto con le idee fondanti dell’Europa unita.

donald_trump_by_gage_skidmore_3_cropped-jpgQualcosa si è spezzato nel sogno europeo. Ricostruirlo non sarà affatto facile. Equilibri che prima apparivano scontati sono divenuti precari. In primo luogo il problema economico. Occorre ridurre le differenze fra le classi sociali, accentuate da politiche poco inclusive e dal dominio assoluto del denaro. Occorre poi agire sulla sicurezza, riducendo le aree di conflitto ai confini europei, controllando i flussi migratori senza abdicare del tutto ai principi dell’accoglienza e della solidarietà.

Certamente nessuno ha la ricetta magica per risolvere problemi che appaiono enormi. E’ necessario pensare nuove soluzioni, modelli di crescita e di sviluppo inediti che spazzino via una politica ormai sclerotizzata e incapace di rispondere alle esigenze della popolazione.

Siamo in un momento delicato della nostra storia. Il mondo attende con ansia il risultato delle prossime elezioni americane. L’ascesa inarrestabile di Donald Trump è un segno del nostro tempo. I suoi proclami scioccanti e distruttivi trovano un consenso sempre più ampio, proprio in virtù di quanto abbiamo appena esposto. In quale direzione andremo sarà l’immediato futuro a dirlo. Certo è che i principi democratici, che fino a ieri credevamo definitivamente acquisiti, vacillano in maniera sempre più pericolosa.

Riccardo Cenci

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Foto in evidenza e al centro © European Union , 2016

Foto in basso © Gage Skidmore – Wikimedia

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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