I cittadini ungheresi disertano il voto e la consultazione non raggiunge il quorum. Una notizia positiva per l’Unione europea. Ma le politiche magiare non cambieranno
Primo stop del governo Orban sulla questione migranti. Il referendum, indetto contro le quote decise dalla Ue per la ricollocazione dei rifugiati, non ha raggiunto il quorum e dunque non è valido. L’auspicato plebiscito non c’è stato. L’Unione europea tira un sospiro di sollievo dopo tanti colpi inferti alla stabilità delle sue strutture. Il partito conservatore di maggioranza Fidesz subisce il colpo più duro dal suo insediamento (2010).
Eppure è presto per cantare vittoria. Il 98% di coloro i quali hanno deciso di recarsi al voto (il 43,42% dei cittadini aventi diritto) ha comunque scelto il no. La paura e l’incertezza interessano dunque gran parte del Paese, ampi strati della popolazione appoggiano le politiche governative e le formazioni xenofobe acquistano consensi sempre maggiori. La retorica populista delle istituzioni magiare cerca di trasformare la sconfitta in una vittoria. Il premier Orban parla apertamente di un segnale del quale si dovrà tenere conto, dimostrando di non essere affatto rassegnato sulla questione, mentre le organizzazioni umanitarie e le forze di sinistra plaudono al fallito referendum.
I Paesi dell’Est, come la Polonia e l’Ungheria, intendono spingere la Ue a rivedere totalmente le politiche migratorie. C’è da aspettarsi che il fervore costruttivo, che sta popolando il nostro continente di barriere e nuove mura, non sia destinato affatto a diminuire. La chiusura dell’Ungheria al riguardo è totale. Lo scorso anno il Parlamento ha ratificato norme molto aspre sul diritto d’asilo e sul rimpatrio forzato, che secondo Amnesty International calpesterebbero i diritti più elementari di chi fugge da guerre e persecuzioni.
Lo strappo all’interno dell’Europa è dunque lungi dall’essere sanato. Si è solo guadagnato un po’ di tempo, che le istituzioni europee dovranno impiegare per trovare una soluzione condivisa alla crescente pressione dei flussi migratori.
Riccardo Cenci
Foto © European Union , 2015