Mercati guardano a Usa dopo tonfo Dow Jones di venerdì

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Si teme un nuovo trend ribassista, timori degli analisti per il rialzo dei tassi con il “nuovo” vertice della Federal Reserve. In Europa occhi puntati sulla Germania

Prima o poi doveva succedere un flop o siamo davanti a un nuovo lungo trend ribassista? Dopo il capitombolo di Wall Street venerdì scorso, giornata nera in cui l’indice Dow Jones ha perso 666 punti, pari al 2,5%, gli analisti si interrogano su quale sarà il seguito. Se cioè da domani i mercati aggiusteranno il tiro e torneranno a crescere, sostenuti dal buon andamento dell’economia in Usa e a livello globale, o se la miccia di tre giorni fa scatenerà un vero e proprio incendio, ai livelli del 2011. Sarà indicativo verificare anzitutto le asiatiche, che potrebbero avere quella “reazione a catena” che si espanderebbe sul resto del globo. Somiglia molto al “flash crash” del 2010, come affermano alcuni analisti, il fenomeno che si verifica sui mercati elettronici in cui il ritiro degli ordini accentua rapidamente il calo dei prezzi.

Secondo i più pessimisti, l’andamento positivo degli ultimi mesi, diventata vera e propria euforia dopo l’approvazione della riforma fiscale firmata Donald Trump, potrebbe essere arrivato alla fine. La seduta di venerdì avrebbe segnato uno spartiacque, nonostante i fondamentali dell’economia restino buoni e le prospettive per molte aziende industriali e finanziarie siano più che positive. Circa la metà dei big quotati sullo S&P 500 ha già annunciato i risultati del quarto trimestre 2017 e l’80%, rileva il Wall Street Journal, ha superato le aspettative degli analisti con dati che, proprio grazie alla riforma Trump, potrebbero ulteriormente migliorare nel corso di quest’anno.

A fare paura è, però, un ritorno, più rapido del previsto, dell’inflazione. Ad innescare i ribassi venerdì è stata non a caso la notizia di un aumento dei salari dei lavoratori americani molto superiore alle aspettative. Incremento che potrebbe preludere ad un rialzo, probabilmente anche in questo caso superiore alle attese, dei prezzi. Se così fosse, ed è questo che i mercati temono, la Federal Reserve, finora abituata a decisioni ponderate e graduali sui tassi, potrebbe cambiare rotta e optare per un rialzo più rapido. A maggior ragione dopo l’addio di Janet Jellen e l’arrivo di Jerome Powell. Alcuni esperti lo definiscono “effetto boomerang”: un’economia americana che va a gonfie vele, tende alla piena occupazione, porta a un aumento dei salari, ma allo stesso tempo provoca un ritorno dell’inflazione.

Le cose non potrebbero essere troppo diverse in Europa. Gli occhi sono in questo caso puntati sulla Germania, non solo per la difficile trattativa per il nuovo governo di Grosse Koalition, o per l’ennesimo tracollo di Deutsche Bank, ma anche perché il forte sindacato metalmeccanico IG Metall ha chiesto aumenti salariali che potrebbero far salire l’inflazione e quindi spingere la Bce ad intervenire sul Quantitative Easing. Qualche indicazione si potrà probabilmente scorgere nel report annuale di Mario Draghi al Parlamento europeo, in programma domani a Strasburgo.

In Italia, la settimana di Piazza Affari sarà invece segnata dagli appuntamenti delle principali banche del listino. La prima a rendere noti conti e piano industriale sarà Intesa Sanpaolo, domani e martedì. Mercoledì sarà la volta del cda di Unicredit, che presenterà i risultati alla comunità finanziaria giovedì. Stesso giorno in cui il consiglio di Mediobanca esaminerà invece i conti del semestre, che verranno resi noti venerdì. Chiudono la settimana i cda di Mps, Ubi e Credem.

 

Angie Hughes

Foto © Washington Post, Daily Express

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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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