Brexit, resta da superare il nodo dei confini irlandesi

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L’ipotesi “backstop” per mantenere l’Ulster nell’unione doganale non convince Londra, possibile un’unione doganale temporanea con l’Ue

L’accordo per la Brexit c’è, o meglio c’è «al 95%», secondo quanto riferito dalla premier britannica Theresa May alla Camera dei Comuni dopo l’ultimo vertice del Consiglio europeo organizzato per definire i dettagli dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Il nodo principale sono i confini dell’Irlanda del Nord, il cosiddetto backstop.

Il termine backstop viene dal glossario del cricket, poi prestato al baseball, e indica una gestione morbida della frontiera tra l’Irlanda del Nord e l’Eire, in osservanza a quanto stabilito dagli accordi di pace del 1998 che fermarono il sanguinoso periodo di terrorismo. L’Ulster, così, avrebbe la garanzia di permanere nel mercato comune insieme all’Irlanda, con una posizione più sfumata rispetto alla Gran Bretagna. Ipotesi che però fa storcere il naso a Londra, visto che per Downing Street questa soluzione minerebbe l’unità territoriale del Regno Unito. «Non credo che un primo ministro britannico lo possa accettare e certo non io», ha dichiarato lapidaria la May.

Brexit IrelandConsiglio europeo che dunque non ha sbloccato definitivamente le trattative, a differenza di quanto sperato, per arrivare alla fatidica data del 29 marzo con un piano ben delineato. Vista la vaghezza dei margini di manovra, è stato congelato il prossimo vertice, previsto il 17 e 18 novembre. Serve prima capire se in queste settimane si possono aprire prospettive che facciano guardare con ottimismo alle prossime scadenze.

L’alternativa proposta all’Unione europea è di estendere il periodo di transizione purché non superi i limiti di fine 2020, ma quest’opzione resterebbe in piedi solo se non si raggiungesse un accordo con i vertici di Bruxelles. La speranza è ancora che i negoziati tra le parti salvaguardino una sorta di spazio doganale comune per tutto il Regno Unito.

Alla fine sembra che l’Ue, secondo quando riportato da fonti del Sunday Times, sia disposta a concedere un’unione doganale temporanea con la Gran Bretagna. «Speculazioni», si è limitata a considerare la May, non confermando le voci. Al contrario il capo della diplomazia irlandese Simon Coveney e il Segretario di Stato britannico David Lidington si sono detti «molto vicini» all’intesa sui confini tra Ulster ed Eire.

Theresa May è anche alle prese con l’ala oltranzista del suo partito, che rifiuta la linea morbida. Secondo quanto affermato dal The Times, sono una quarantina i deputati conservatori che potrebbero votare contro la proposta della premier e hanno suscitato scalpore le parole di un parlamentare rimasto anonimo, riportate dal Sunday Times, per cui «si avvicina il momento in cui il coltello le verrà piantato e rigirato in fronte». Ovviamente il resto dei tories ha condannato quella che, se voleva essere una metafora politica, è stata un’uscita infelice.

Brexit IrlandaAd ogni modo il Governo, che ha già una maggioranza risicata e con più di una spaccatura su soft o hard Brexit, deve basare i già fragili equilibri sul sostegno del Partito Unionista Democratico (Dup), compagine politica nordirlandese e protestante, che guarda con particolare interesse ai possibili scenari e ai negoziati sul backstop.

Critica – e non potrebbe essere diversamente – anche l’opposizione, che accusa la maggioranza di non aver portato progressi significativi nelle trattative con l’Ue. La richiesta laburista è di tornare alle urne per arrivare a un nuovo esecutivo e per riconsiderare la Brexit. Il leader Jeremy Corbin si dice pronto a un’intesa immediata con l’Unione europea per la permanenza di tutto il Regno Unito nell’area doganale comune.

Visto che il no deal, la mancata definizione di accordi di uscita, è probabilmente l’ipotesi meno gradita a tutte le parti perché foriera di scenari di pesante recessione, l’Europa sta provando a superare lo scoglio backstop, e potrebbe proporre un’unione doganale con tutto il Regno Unito per venire incontro alle richieste della May. Via differenze tra Irlanda del Nord e resto del Regno Unito, salvo l’Accordo del Venerdì Santo che vieta frontiere marcate tra le due Irlande ed esecutivo che potrebbe ricompattarsi sul tema.

Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ostenta sicurezza sul fatto che prima o poi «un accordo sarà comunque raggiunto». Più combattuto tra «fiducia» e preparazione «responsabile al no deal» il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che comunque conferma la «volontà di continuare i negoziati da entrambe le parti». Poche certezze anche per Angela Merkel. La cancelliera tedesca ha dichiarato che bisogna «essere pronti a tutto», mentre il pari grado francese Emmanuel Macron spera che il compromesso sia da entrambe le parti. Dal canto suo il capo negoziatore di Bruxelles Michel Barnier invita alla «pazienza».

Brexit IrlandaA sud del confine incriminato, nella Repubblica d’Irlanda, si guarda ancora con più attenzione ai prossimi appuntamenti. Se pure a novembre ci dovesse essere un nulla di fatto, si conta sui vertici straordinari di dicembre, auspica il primo ministro Leo Varadakar, preoccupato per la conservazione degli Accordi del Venerdì Santo nonostante l’ottimismo nell’aria. Quel che è certo, sostiene la ministra per gli Affari europei irlandese Helen McEntee, è che su una cosa non si può transigere: «non ci possono essere limiti di tempo all’apertura dei confini tra Irlanda e Irlanda del Nord».

A questo punto le uniche divergenze principali sono sulle scadenze. La May vuole evitare che tutto questo significhi rimanere a vita nell’alveo dell’Ue e di fatto vanificare o quasi l’esito referendario.

 

Raisa Ambros

Foto © Daily Express; The Independent; lawyer.ie; youtube.com

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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